Una modestia ben ricompensata di Giovanni Arpino

Una modestia ben ricompensata Una modestia ben ricompensata La nostra squadra non è perfetta ma sfrutta le occasioni e trae vantaggio dalla mediocrità altrui - Un successo "maturato" sugli sgobboni - Monaco è lontana, sarà anche diversa: meglio non esagerare in ottimismo Un sole squillante per il matrimonio tra la principessa e il dragone, vento gelido e raffiche di pioggia per il gran football londinese. Le « due facce » degli avvenimenti che hanno commosso la metropoli inglese costituiscono un dilemma, non solo sportivo ma di costume. Se a Westminster si è celebrata una cerimonia che ricorda i fasti imperiali, a Wembley si sotterra un mito. Alf Ramsey, commissario tecnico dei « leoni bianchi > chiama ancora se stesso sir, ma è l'unico. In effetti non può farsi vedere in circolazione, la sua testa è depositata sul piatto della critica, che lo aveva in uggia, anzi in odio, da anni. Il colpo di grazia per Ramsey è venuto dal colori azzurri, ed è mortale. Dopo gli smacchi subiti a Wembley — dalla Germania Occidentale alla Polonia e ora alla Nazionale Italiana — la credibilità del football britannico è ridotta a zero. Il gol di Capello alI '87" d'una partita che poteva benissimo finire con risultato bianco è la pietra al collo di Ramsey e dell'attuale momento inglese. Può risalire ed anche In fretta, ma lo choc perdura. Un'altra fetta d'impero ha preso il volo, e nel modo più fastidioso anche se prevedibile. Diceva capitan Facchetti all'uscita di Wembley, ancora tirato per lo sforzo e inumidito dalla pioggia: « Non ci avrei mal creduto ». Neppure noi. La squadra italiana s'era portata a Londra covando qualche malore psicologico, dalla tensione di Chinaglia ai doveri di Rivera. Intorno non , spirava aria fresca, anche per alcuni pettegolézzi d'ambiente federale. Ma Zio Ferruccio ha for¬ tuna, e alla sua modestia corrisponde sempre (o quasi) un premio adeguato. E' ricompensato, alla lunga, come un bravo scolaretto di De Amicis. Se non è bravo lui, sono peggiori gli altri. E quindi: grazie Ramsey, che non ha schierato il gran centravanti dell'lpswich, di nome Johnson, l'unico attualmente in grado di « sfondare » sfruttando i continui « cross » dei martellanti compagni. Ramsey rispolvera un Moore ridotto a larva e barile di se stesso, non sa impostare i temi tattici della squadra, rifiuta chi può condurre con autorità una prima linea, e quindi viene punito nell'unico contropiede limpido condotto dagli azzurri. Tra Polonia e Italia, i • bianchi » hanno battuto sotto la porta avversaria nientemeno che quarantatre calci d'angolo, cioè sono stati ogni due minuti e mezzo nell'area altrui in cèntottanta minuti, e hanno ottenuto un'eliminazione dai • mondiali » più una sconfitta amarissima con antagonisti snobbati per decenni. il football inglese comincia domani. E II nostro? La vittoria di Wembley non deve illudere. Certo crea una data storica, diventa punto di riferimento nel trascorrere delle nostre vicende pallonaro, ma tutta la verità sulla Nazionale non è stata detta dalla « notturna » a Londra. Badiamo ai fatti: Zoff è Imbattuto da 917 minuti, la difesa è una trincea che sa Invischiare anche otto uomini per volta, protetta com'è da Capello e registrata da un Mastro Burgnich che ormai non ha età. Il centrocampo, eterna croce e delizia, balbetta? Sia pure, però con un Mazzola ieri e un Rivéra oggi (o viceversa) sa esprimere quel filo di gioco necessario per mandare in rete almeno un uomo. Manca un mediano effettivo? Benetti è costretto da secoli a « ballare » tra due uomini, ed in più a fallire disimpegni elementari? Si vedrà domani, con un Agroppi o un Furino o un Re Cecconi. Eccoci all'attacco: abbiamo visto prodigi oscuri e di difficile divinazione a Wembley: per esempio Riva che manda a farsi benedire Rivera e poi Giorgione Chinaglia che invita il gran Gigi a non rompere le scatole. Sono incrinature pettegole? Non ci sembra. Anzi, dimostrano che la Nazionale è addirittura migliorabile, malgrado gli egoismi, le gelosie, le ambizioni contraddittorie. Chinaglia ha lavorato, pur peccando di momenti.egoistici: la smania di far gol gli ha occultato, in almeno tre occasioni, il senso del « collettivo ». Riva, dopo aver atteso; invano palloni «lanciati » e cioèr j^tlli, si è ritratto in difésa à recuperare come lo vedemmo nell'anno in cui il Cagliari vinse lo scudetto. Rivera, qua e là pennellando, ha dimostrato di' essere l'uomo di maggior classe tra i ventidue, ma s'è ben guardato dal contrastare un avversario, dall'entrare in un tackle anche minimo, dal rientrare a sostegno. Sugli sgobboni, sugli uomini volonterosi, da Ceusio a Bellugi, da Capello a Burgnich a Facchetti, è maturata — come un felice innesto — questa vittoria. E non dimentichiamo ad esempio uno Spinosi, in palla ed autoritario come non lo si vedeva da due anni, non dimentichiamo i voli di Zoff, ultimo angelo della nostra costellazione pallonara. Ultimo rilievo: diverse squadre inglesi giocano assai meglio della loro Nazionale, nessuna squadra italiana è carburata ed omogenea come il Club Italia. Su queste indicazioni bisogna mettere una giusta, ragionevole sordina. Chi oggi dà fiato alle trombe per amplificare Il risultato di Wembley, è un amico peloso. Davanti ad un Muelter tedesco, per esemplo, la nostra difesa avrebbe retto con maggior stento, nella ragnatela del gioco polacco le manovre italiane avi.-bero dovuto imbastirsi con ben altra astuzia. Sentiamo già I'- facile accusa dei falsi amici, prontissimi a rimproverarci. Ma si, 10 sappiamo anche noi che a cavai donato non si guarda in bocca. D'accordo. Il cavallo è donato, e infatti noi guardiamo in bocca al cavaliere. Siamo lieti che Zio Ferruccio passi agli album d'oro per avere battuto due volte gli inglesi, espugnato Wembley. infranto un vecchio tabù. Ma il lavoro in profondità continua. Non ci fidavamo troppo di questa « amichevole ». Per fortuna è andato tutto bene, il risultato, 11 lealismo sul campo (mai visto un azzurro rotolarsi per terra, anche questo è un record) e il dirizzone storico, che ci leva uno « zero » dagli annali. Monaco, però, sarà diversa, ed è lontana. E se c'è il treno, non si inebriino troppo I macchinisti. La bellezza del gioco sta nel saperlo continuare. Della mediocrità altrui bisogna saper trarre profitto: questo ha detto Wembley, e speriamo • sia un annuncio delle fortune possibili. Giovanni Arpino Londra. McFarland si dispera, Capello esulta, l'arbitro Lobo indica II centro campo. L'Italia ha espugnato Wembley (Olympia)

Luoghi citati: Germania Occidentale, Italia, Londra, Monaco, Olympia, Polonia