Conoscete Dracula?

Conoscete Dracula? Nella storia e nel mito prima dei film Conoscete Dracula? Raymond T. McNally, Radu Florescu: « Alla ricerca di Dracula », Ed. Sugar, pag. 252, lire 3500. Forse è ozioso cercare se il Dracula letterario di Brain Stocker e dei film sui vampiri ha avuto un precedente storico; m.a dietro i racconti dell'orrore c'è spesso un retaggio di crudeltà reali che la storia non digerisce mai del tutto e conserva, sobbollenti, per nuove esplosioni. McNally e Florescu sono partiti da una curiosità di collezionisti ed hanno scoperto documenti ben più terribili delle orge sanguinose dei vampiri romanzeschi. La fantasia ha un limite estetico, l'abiezione vera, come si sa, non ha fondo. Stocker scrisse il suo Dracula nel 1897, inserendosi in una tradizione fiorente legata al ceppo del romanzo gotico; prima di lui Mary Shelley e Joseph Le Fanu (con Carmina e Frankenstein; avevano dato fattezze esemplari ai vecchi terrori. C'era stato anche un Vampiro di John Polidori, medico personale di Byron, pubblicato nel 1819 e attribuito per errore al poeta; nel 1820 altri vampiri ebbero la firma di Nodier e di Maturin e nel 1847 di Prest. Dunque Stocker poteva scegliere e documentarsi intorno agli usi cruenti dei personaggi-non-morti, vaganti la notte in cerca di uomini e donne cui succhiare il sangue, per propria rigenerazione e insieme crudeltà efferata. Pare che un professor Vambery, ungherese, abbia fornito all'autore ampio materiale sulle leggende vampiresche del suo popolo, lasciando cadere nei colloqui anche il nome diabolico del voivoda Dracula, feroce nemico dei turchi nel quindicesimo secolo. Come che sia, il pubblico che decretò il successo di Stocker non si pose problemi ermeneutici, amando il personaggio fuor d'ogni analisi per la sua esemplarità coinvolgente. Nel cinema, il Nosferatu di Murnau è del 1922, il Dracula con Lugosi del '31, il primo Dracula con Lee del '58: una costante orrorifica che si allaccia agevolmente con le paure autentiche della storia parallela Non è forse vero che i vam i *»" sono sempre tra noi? Il professor Raymond T. McNally non si è acconten. t'ito delle inerita simboliche 1 e clcgU a1orismi moralistici: oipito dal fatto che nel romanzo di Stocker molti luoghi geografici sono descritti con esattezza, s'è chiesto se anche Dracula non poteva essere un personaggio storico. L'abbiamo detto; interrogativo ozioso e un poco forzato, degno di uno studioso strenuo di film dell'orrore; ma anche domanda fertile, perché non si esce a mani vuote da una esplorazione dei documenti e delle leggende. La Transilvania, patria di Dracula, al confine tra Romania e Ungheria, è terra vampiresca per eccellenza, non solo per le credenze contadine, ma per il suo passato. Qui infatti abitò ed esercitò i più crudi istinti Vlad Tepes, l'impalatore, governante valacco del Quattrocento. Insieme col romeno Radu Florescu, McNally ha raccolto dati sul principe, tanto sanguinario da meritarsi il titolo di Dracula, demonio. E' lui l'antenato dei vampiri? Chi prova uno stordimento doloroso nel leggere le efferatezze della storia, troverà in Vlad una aggiunta di perversione e di fanatismo che sarebbe eufemistico chiamare sadici. L'uso di impalare i nemici, preso dalla tradizione orientale, simboleggia i più foschi istinti aggressivi nell' accezione psicanalitica. Foreste di uomini, infilati in un palo acuminato, facevano ombra al principe che vi passeggiava tranquillamente conversando con i cortigiani terrorizzati; chi obiettava era alzato sulle picche a far compagnia agli assassinati. La parte più interessante della ricerca. ili McNally e Florescu riguarda le storie popolari su Vlad, trovate in manoscritti conventuali o raccolte oralmente in Romania. La casistica della violenza è dettagliata, l'intenzione narrativa ammonitrice, poiché la ferocia dei potenti genera per timore una giustificazione nei sudditi, e la prevaricazione non sembra che il segno di un castigo amoroso. Si racconta del contadino che portava una veste troppo corta, per colpa della moglie cattiva cucitrice. Vlad fece chiamare la donna e la impalò, poi diede una nuova moglie al malvestito, e questa, per paura d'essere infilzata, trascorreva l'esistenza a cucire, contentandosi per cibo di un poco di pane e sale. Un'altra volta « impalò tutti i mercanti del Wuetzerland, seicento, e tenne le merci per sé ». Un giorno decise di risolvere il problema dei poveri; lì invitò tutti al castello, li rifocillò e poi appiccò il fuoco alla stanza ov'erano rinchiusi. Teneva molto al galateo. Un gruppo di ambasciatori gli si presentò tenendo in capo il berretto, secondo l'uso del loro Paese. Egli si adontò e fece inchiodare i berretti in testa agli infelici. Il contrasto, fra il presunto Dracula della storia e il personaggio del romanzo, è in questa follia della violenza. Il vampiro ottocentesco sembra, al confronto, un succhiasangue riguardoso delle usanze borghesi, inventato per equilibrare le insicurezze e gli incubi dei lettori. Vlad, se le storie narrano il vero, non ci consente alcuna consolazione e ci riporta con urgenza al fondo senza riscatto dei nostri giuochi cruenti. Stefano Reggiani C£ùffti!riDttU'dK wii>tvfcl)i$tktnUc\)t byftouvon cintiti giogen allcttici) gettane forcole ttapoa&ei: oefogarvnkriftcti' \icì)e marne v t)ac angelegc Die menfch&al* nritfpiflen.aucl) oy kilt 30 too gcflpflw ic Il ritratto del conte Dracula in una stampa del XV secolo

Luoghi citati: Romania, Transilvania, Ungheria