La conquista di Granada di Angela Bianchini

La conquista di Granada La conquista di Granada Come fu davvero ucciso Garcia Lorca Ian Gibson: « La morte di Federico Garcia Lorca e la repressione nazionalista di Granada de1. 1936 », Ed. Feltrinelli, pagine 202, lire 3.000. La città di Granada cadde nel 1492, segnando così la cacciata definitiva c completa dei moti dal suolo di Spagna e il fiorire dell'impero spagnolo, e cadde, una seconda volta, più di quattro secoli dopo. Era il luglio del 1936 e, grazie ai tentennamenti del governo, della complicità dell'esercito, a Granada i rivoltosi nazionalisti ebbero facilmente ragione dei repubblicani privi di armi. A domare la città, collaborando con i pochissimi fascisti e i borghesi di «Acción popular », contribuì validamente un gruppo misto di falangisti nuovi, poliziotti, funzionari e teppisti assassini, raccolti nelle « squadre nere ». Ad essi si doveva l'efficacia della tortura che aveva luogo nella sede del governatorato civile, in « Calle de la Duqucsa », quasi di fronte alla sede della Falange, e l'uccisione, col « pasco ». di centinaia di cittadini. Era, il « pasco », la macabra e brevissima passeggiata che il cittadino prelevato compiva notte tempo, prima che gli squadristi lo freddassero a pochi metri da casa. A volle, gli squadristi, piombando nelle corsie degli ospedali, trascinavano per strada i feriti per finirli a fucilate. Perché il carcere era ormai straripante, cominciarono anche le esecuzioni in massa dei prigionieri: avvenivano all'alba, contro il muro del camposanto. In questa repressione, ormai antica, che ricorda, però, con tragica puntualità le torture e le fucilazioni del Brasile e del Cile di oggi, perse la vita Federico Garcia Lorca. Sulla sua morte sono stati scritti studi c compiute indagini, spesi, si dovrebbe dire, fiumi di parole. Ma il libro di Ian Gibson, studioso irlandese, che già ne diede una prima versione spagnola pubblicata a Parigi nel 1971, è, fra tutti, non soltanto il più recente, ma il più completo c il più attendibile: quello che, valendosi del materiale già fornito dall'inglese Gerald Brenan (The face oj Spain, 1950), dai francesi Claude Couffon (Ce quo fut la mori de Federico Garcia Lorca) e Marcelle Auclair, (Enfance et mori de Garcia Lorca, 1968) e perfino da JeanLouis Schonberg (Enfili la vériié sur la mori de Lorca), grazie ad un lungo soggiorno a Granada e a colloqui privati, ha saputo dare, del crimine, una spiegazione plausibile. Né ciò può stupire: benché molti dei protagonisti siano morti ed altri responsabili abbiano avuto una rapida ascesa politica ed economica, non mancano neppure ora, a Granada, persone che non riescono a dimenticare. La morte del poeta fu una catena di errori tragici, che ebbe inizio con la decisione avven tata di Federico (politicamente e, soprattutto, terrorizzato dal-orientato a sinistra, ma -r ritualmente lontano dall'imp 'ano l'incombere della guerra civile; di lasciare Madrid il 16 luglio 1936 e prendere rifugio nella casa paterna di Granada, dove si riteneva più sicuro. In realtà, a Granada Federico era odiato dalla borghesia conservatrice e scarsamente apprezzato come poeta. Divenne la vittima, la pedina, il capro espiatorio della lolla politica fra un sindacalista di destri, capo di un gruppo di militanti estremisti di «Acción popular», Ramon Ruiz Alonso, e i falangisti Rosalcs, fratelli del poeta Luis Rosales. Sentendosi minacciato a casa propria nella campagna di Granada, Federico si rifugiò nella casa dell'amico poeta Rosales, noto per le sue simpatie di destra, ma leale a Federico, così come leale a Federico fu tutta la famiglia Rosalcs, che si adoprò a nasconderlo e, nei limili, anche a salvarlo, fratelli falangisti compresi. Ma la casa dei Rosalcs era situata a pochi metri dal palazzo del governatore civile, José Valdes Guzman e da lì, guidata da Ruiz Alonso, partì la scorta armata che, circondata la casa, prelevò Federico il 16 agosto. Al governatorato civile Federico rimase probabilmente due giorni, senza che nessuna autorità religiosa muovesse un dito per salvarlo, e il 19 agosto 1936, probabilmente per responsabilità diretta di Valdes (in seguito trasferito), fu fucilato: non al cimitero, bensì ai piedi della Sierra de Alfacar, in una pietraia vicino a Viznar. Appena diffusa dai giornali repubblicani, la notizia della morte del poeta causò grande imbarazzo ai nazionalisti che tentarono di attribuirla agli avversari, e ne diedero in seguito, per anni, mentre erano bandite le opere di Garcia Lorca, le ver- sioni più fantasiose, scaricandola ora sulle guardie civili, ora sui radicali. Qualche anno fa, il libro di Schonberg, che ricostruì la fine del poeta come vendetta omosessuale, fornì al governo franchista una versione tanto comoda quanto assurda. Ma il tempo della verità era ormai giunto, e anche quello della riabilitazione di Lorca in Spagna: nel 1972, dopo una di- j chiarazionc resa da Rosalcs c un lungo studio di Luis VilaSan-|uan, il governo tollerò che su Valdes, della vecchia guar- na di argilla, quel barranco che. dia falangista, cadesse quella responsabilità che per trent'anni aveva cercalo di scrollarsi di dosso. Ancora oggi, dopo lauto tempo trascorso, la vicenda suona tragica e fatale, atlraverso la prosa scarna c contenuta di Gibson, le rievocazioni di Rosalcs (« // doloroso evento ha esercitato un'influenza decisiva sulla mia esistenza e il mio modo di essere »), le vanterie di Ruiz Alonso (« Eseguii i miei ordini alla lettera, onorevolmente secondo quanto mi dettava la coscienza»). Come dice Gibson, « se Federico non /osse morto quel mattino a Vizimi:., sarebbero state dimenticate le migliaia di altri granadini innocenti » e dimenticala quella zo pur trasformalo in scarico di rifiuti, continua a mostrare i segni delle sue povere fosse. Angela Bianchini

Luoghi citati: Brasile, Cile, Granada Federico, Madrid, Parigi, Spagna