Tutte le storie di Nick

Tutte le storie di Nick Alcuni inediti e "prove,, di Hemingway Tutte le storie di Nick i Ernest Hemingway: «I rac- j conti di Nick Adams », Ed. J Mondadori, pag. 208, lire i 3000. I j Nell'aprile 1924, e la no-1 tizia non sfugge a Carlos i Baker, ciclopico e informa- j tissimo biografo dell'He-imingway, la Transatlantic Re- view esce con un memorabi- ' te sommario. Basti che, ac- ì canto al nome della Stein, j figurano quelli di Tzara e di I Joyce, assai impegnativamente rappresentato da un'anticipazione della Veglia di Finnegan. Non sfigura, fra simili divinità letterarie, il ventiseienne Hemingway che accompagna la sua firma a uno svelto racconto (ben cono-] scinto anche in Italia): Campo indiano. Protagonista dì quelle poche pagine, memorabili come tant'altre di quel periodo parigino trascorso dall'Hemingway tra grandi artisti e palestre pugilistiche, figura un forte e schietto ragazzo del Michigan, Nick Adams. Il tipo, a dire del Lawrence, che abita e « s'incontra soltanto nelle più selvatiche regioni statunitensi ». Ultimo discendente « dei solitari cacciatori e cowboys », costui esprimerebbe « una deliberata indifferenza a tutto » e il gusto d infrangere ogni legame. U.:a notte, accompagnando il padre medico, Nick adolescente assiste a un taglio cesareo, eseguito in disperate condizioni. La donna, un'indiana delle terre prossime al lago Wallon, viene aperta con un temperino. Manca l'anestetico e, per richiudere la féritu, il bravo dottor Adams farà uso d'un sottilissimo filo di lenza. Al termine dell'intervento, d'esito miracoloso, una scoperta atroce attende tuttavia protagonisti e lettori: il marito, non sopportando gli strazi della sposa, ha preferito morire, tagliandosi la gola da uno all'altro orecchio. In quello stupendo racconto d'ambiente indiano, dove a una nascita difficile fa immediato contrappunto l'orrore d'una morte violenta, tutto evoca la felicità della creazione ispirata o, quantomeno, d'una prosa uscita dalla penna già a misura di perfezione. Il taglio svelto del componimento trova perfetta rispondenza nel ritmo orchestratissimo, scandito dalle rapide battute d'un dialogo incisivo e vibrato. Con sorpresa, dopo la fine tragica dell'autore, si lesse però d'una consistente censura, che lo stesso Heming- way avrebbe apportato a Campo indiano avanti la pub blicazione. E le pagine ri maste nel cassetto sarebbero appunto Quelle, più modeste I ma di conio sema dubbio au- j tentico, che aprono il pre- ] sente volume; nel quale, a ragione o torto, si son volute raccogliere tutte le bra vate e esperienze di Nick Adams. recuperando dalla di spensa otto tra inediti, pro ve, frammenti o persino scarti Scampoli di grande autore, come ognuno avrà inteso, che trovano valore soprattutto di documento; e così, a lume dì ragione, andavano presenta¬ ti. L'antologia, ora proposta al pubblico, non nasconde viceversa grosse ambizioni commerciali e nemmeno, da ultimo, una certa faciloneria. Perché, in primo luogo, non premettere all'edizione italiana un più lungo saggio introduttivo, dando circostanziata spiegazione di codesti « inediti » e del loro reperimento? Per il resto, i racconti che costituiscono la sostanza della pubblicazione appartengono da decenni alla storia della letteratura, empiono le antologie e si ritrovano dappertutto. Basterebbe, citando ad apertura di libro, ricordare « Il grande fiume dai due cuori» o «Gli uccisori». In due parole. Creazione in larga misura autobiografica, a centro d'una singolarissima educazione sentimentale conclusa dai massacri della prima guerra mondiale, Nick Adams si gode le ragazze sugli aghi dei boschi d'abeti; trascorre solitarie giornate a pesca di trote, infilzando esche vive all'amo. E assistendo alla lenta agonia dei pesci o alle zuffe degli indiani, partecipando ai combattimenti sul fronte italiano, acquista gradualmente una co?isapevolezza negativa della vita e della sua crudeltà. In qualche modo, come sottolineava Edmund Wilson, le candide gioie dell'esistenza all'aria aperta si collegano in lui agli spasimi e alle sofferenze più atroci. La soddisfazione dei sensi non basta cosi a nascondere un'ombra di panico. Ma di là da siffatte considerazioni, riprendendo fra le mani questi famosissimi componimenti, torna a mente una osservazione di Ford Madox Ford: « Leggere una pagina d'Hemingway è come guardare giù nel fondo d'un ruscello, attraverso l'acqua che scorre. Le parole formano un mosaico, ciascuna al suo posto accanto all'altra ». Come dire meglio? Antonio Debenedettì Ernest Hemingway, visto da Levine (Copyright N. Y. Rcvicw or Hook*. Opcru Mundi c por riialiu La Stampa)

Luoghi citati: Italia, Michigan