Poliziotti e musica pop

Poliziotti e musica pop LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO DEL CINEMA Poliziotti e musica pop "Electra Glide" di James Guercio, la crisi di un agente "motociclista" americano - "Monterey Pop" di Pennebaker - "Ufo: distruggete Base Luna!", oggetti misteriosi e attacchi extraterrestri Electra Glide dì 3. W. Guercio. Americano. Cinema Doria. Electra Gilde è il nome di fabbrica di una poderosa motocicletta di cui sono dotati, in America, i poliziotti della « Stradale »; e il film, che anche da questo lato ricorda Easy rider, è tutto fragore di motori. Ritratto e storia di uno di codesti « centauri », un simpatico bassotto che supera di poco il minimo della statura regolamentare e stufo di regolare il traffico ambisce a entrare nella polizia criminale cercando perciò l'occasione di distinguersi: il paesaggio, l'andatura e anche certe situazioni sono da western (mutato il cavallo in motocicletta e il cowboy in poliziotto); ma affatto diverso ne è lo spirito, tutto pervaso dal senso di smarrimento e d'angoscia (qui magari forzato un po' sopra le righe) onde i registi delle nuove leve guardano alle condizioni dell'America d'oggi. Non alla sinistra appartiene il regista esordiente Guercio (un giovanotto nato a Chicago da genitori siciliani e sino ad oggi produttore discografico), rivelatosi con quest'opera a Cannes, ma, se mai, a quella « maggioranza silenziosa » che, per essere silenziosa, non è perciò, nell'intimo suo, meno inquieta e perplessa. Nel vasto cinema del dissenso, Electra Glide finisce cosi coll'avere una sua propria nota, forse un po' ambigua, ma sincera. L'illusione del piccoletto Johnny, di cessare la stroncante spola per le strade e di trasformarsi in segugio, illusione accesa dal rinvenimento del cadavere d'un vecchio in apparenza suicida, è di breve durata. Collaborando come autista alle indagini condotte da un ispettore che nasconde sotto la maschera del violento la fragilità d'un frustrato sessuale, il segugio in erba scopre nel suo superiore, nei varii personaggi con cui ha che fare e nei suoi stessi compagni, il tenore della viltà, del compromesso e della sopraffazione, e perde, in un crescendo drammatico, fiducia nel proprio Paese, amore del mestiere e finalmente la vita; la perde nel modo più sciocco, ucciso da un hippie ch'egli aveva aiutato. Guercio è un regista acerbo e succoso nello stesso tempo. Dell'acerbità fanno fede tirate e « scene madri » troppo calettate, non poche figure e cadenze manierate, e soprattutto un finale moralisticamente urlato dalle note d'un disco che nell'occasione si « lancia ». Ma tra queste mende, quanto vigore, quanta passione, quanta tecnica anche; e come è riuscito vivo il carattere di quel Johnny (l'ottimo Robert Blake), pur così incalzato da tanti antecedenti di giovanotti speranzosi e delusi. Guercio (segnatevi il facile nome) è certamente un nuovo regista e, dentro certi limiti, per ora, anche un regista nuovo. Monterey Pop, di D. A. Pennebaker. Americano. Cinema Centrale d'Essai. Questo film girato nel '67 a passo ridotto si rivolge in primo luogo agli appassionati di musiche pop, di cui offre un ricco programma internazionale, eseguito da famosi artisti, quali Jimi Hendrix (morto tre anni or sono, ucciso dalla droga), The Who, Jarris Joplin, il complesso Rowi Shenkar, Conned Heat, Otis Redding e altri molti. Ma Monterey Pop vale anche come documento di costume contemporaneo, e quindi come film, come cinema fissatore di quel costume nelle sue immagini più caratteristiche. Il regista D. A. Pennebaker non ha soltanto ascoltato (non si è cioè ristretto a registrare le esecuzioni), ha anche visto, e utilizzando primi e primissimi piani che non perdonano a bocche spalancate, a ugole vibranti, a dita (anche dei piedi) tasteggianti o smaniose nel segnare il ritmo, ha studiato « in vitro » il fenomeno di un'esaltazione musicale che dalle viscere del singolo si diffonde in entusiasmo collettivo, qui lumeggiato anche nei suoi aspetti grotteschi e non privo di pennellate satiriche per rispetto all'immane pubblico degli hippies che accompagna, sostiene e compie con le sue scomposte reazioni il concerto vero e proprio. Già in altre occasioni l'occhio del cinema ebbe a frugare con efficacia nel pubblico che si stringe intorno a queste sagre di musica pop; qui lo fa con particolare attenzione ai particolari, alle note di cronaca marginali (la presenza, fra tesa e tollerante, della polizia) e ad altre cose che sommate insieme porgono materia di riflessione al sociologo e di dilettosa inquietudine allo spettatore comune, che guardi a quel delirio come a cosa estranea. ★ * Ufo: distruggete Base Luna!, di Lane Turner, con Ed Bishop, Suzanne Neve. Angloamericano, fantascienza. Cinema Augustus. I ragazzi che seguono la tv hanno già esperienza degli Ufo, ossia, in anglo-americano, i « dischi volanti » (« Unidentified Flying Objects»), esseri extraterrestri che in un ipotetico futuro, quando saremo tutti vestiti elegantemente uguali e sapremo di disinfettante, riusciranno assai molesti al nostro pianeta con le loro maligne incursioni. Nel film s'immagina che in una base spaziale, detta « Base Luna », dove sono graziose tenentesse in parrucchino viola, missili, razzi interplanetari e altri moderni mezzi di distruzione, siano in pronto per contrastare il flagello, fermo restando però che anche gli Ufo, dagli occhi sanguigni e i capelli melmosi, hanno anche loro temibili apparecchiature, come, per esempio, minuscole stazioncine di disturbo che collocate in casa di vecchie zitelle irlandesi, e cieche per giunta, scompigliano tutti i piani elettronici della « Base Luna ». Assistiamo a molti combattimenti e alla vittoria forse non definitiva dei terricoli. Assistiamo, purtroppo, anche a un sottofondo che non ha a vedere col fantascientifico: il comandante la stazione ha un figlio che un investimento automobilistico ha ridotto in fin di vita; un siero lo salverebbe, e già un aereo è in volo dall'America per portarlo a destinazione; ma la lotta contro gli Ufo esige che l'aereo venga dirottato, e così il comandante, inflessibile nel dare la priorità alle cose di salute pubblica, perderà il figliuolo. Figurarsi la moglie, che già s'era separata da lui per incompatibilità di antenne! Nel complesso, una ingenua bambocciata con scenografìa acconcia, corta e strozzata e malamente conclusa con una nota stonata. 1. p.

Luoghi citati: America, Cannes, Chicago