L'incantesimo si è spezzato

L'incantesimo si è spezzato L'incantesimo si è spezzato (Dal nostro inviato speciale) Londra, 14 novembre. Wembley è caduta nell'abbraccio italiano. Il gol di Capello ha fatto esplodere 10 stadio inglese che per 87' aveva seguito con il fiato grosso la battaglia, dura ma anche leaiissima, di bianchi ed azzurri. Bisogna subito dire. che questi giocatori britannici ci hanno fatto notevole pena: timorosi del nostro contropiede, dopo l'esperienza con i polacchi, e quindi frenati nella disposizione a gettarsi in avanti, hanno balbettato un football tanto atletico quanto ridotto al lumicino come intelligenza e strategia. Arroccati nella loro metà campo, i nostri giocatori sono riusciti a spezzare un centinaio di azioni inglesi (anche se poco meno di una ventina sono terminate in inevitabili corners) per impostare poi rapidissime azioni che costringevano i bianchi ad affannosi recuperi. Riva non era al meglio, anche perché malissimo servito, il battagliero Chinaglia si trovava spesso isolato, Rivera alternava battute pulite a gigionerie accademiche che favorivano la grinta avversaria, ma la logica della partita, dopo 11 gran dispendio dei bianchi, poteva solo dettare un verdetto azzurro come finale. Il gol a tre minuti dal termine conferma che questa Nazionale, conscia dei suoi limiti ma sicura delle sue forze, esiste e che il declino inglese è la nota più incredibile nel panorama del football europeo. Zio Ferruccio miete a Wembley uno dei suoi successi più clamorosi, che premiano il «collettivo» azzurro, la sagacia di una squadra che proprio nella consapevolezza di non essere irresistibile trova le risorse per speculare gioco e imporsi. Sullo scheletro torinese il «club Italia» è riuscito a portarsi avanti sulla strada per Monaco: la prestazione di Zoff, Spinosi, Causio, Capello è stata pressoché impeccabile, integrata dalla grande esperienza di Burgnich e Facchetti, dalla prepotenza fisica di Chinaglia, che è riuscito non solo a muoversi molto ma a sbilanciare spesso — pur senza palla — la difesa britannica. Sono mancati un pochino all'attesa sia Benetti, costretto a marcare una punta pura, sia Rivera, che in queste partite condotte ad un livello atletico troppo elevato per lui, cade in pause abbastanza pericolose per tutto il settore del nostro centrocampo. Questo risultato di Wembley è comunque una grossa garanzia per la nostra spedizione a Monaco: bisogna però saperlo interpretare, sia non esagerando le pos- sibilità dei nostri azzurri, sia non dimenticando l'attuale valore dei giocatori di Sir Alf Ramsey, definitivamente sconfitto sul piano della tattica e sul suo terreno preferito, che è quello della presunzione. L'innesto del vecchio Bobby Moore (che ormai si muove come un armadio a tre ante e batte palloni con una cecità da dilettante), il tardivo inserimento di un propulsore d'attacco come Hector, hanno certamente indebolito tutto il sistema offensivo e centrocampistico del baronetto inglese: sir Alf sperava che in questa partita i suoi stessi uomini, bocciati per i mondiali dai polacchi, riuscissero a dare l'anima per un risultato di prestigio. Ma proprio la sconfitta contro gli azzurri dimostra come il calcio inglese sia — alme¬ no in questo lungo momento — avviato a una parentesi grigia, e come l'assenza dei « bianchi » ai mondiali costituisca una perdita di valuta da parte dei turisti, ma non di sostanza tecnica da parte del football europeo. Grosso risultato per gli italiani, che inseguivano questo traguardo da non si sa più quanti anni. E' proprio in virtù della modestia, della consapevolezza dei propri limiti (non ci stanchiamo di ripeterlo) che la squadra italiana ottiene la sua prima vittoria su un terreno considerato finora tabù. Da oggi in poi è però importante non montarsi la testa, e lavorare in umiltà e in solidarietà per accrescere le doti di questa squadra, doti che sono tuttora correggibili in meglio. Wembley valeva la trasferta, anche se i « bianchi » inglesi ci tenevano molto a ben figurare in un giorno di festa per il loro Paese: hanno pensato gli azzurri, nel vento e nella pioggia, a strappare un risultato che alla vigilia sembrava addirittura proibitivo. Stanotte, oltre al reali della grande casata di Inghilterra, fanno festa a Londra anche le centinaia di migliaia di italiani che qui, umilmente, conducono la loro vita di emigrati. Il gol di Capello, la vittoria degli azzurri, è arrivata per loro come un anticipato Natale. E forse è un bel Natale anche per tutti noi, considerate le ombre che si addensano nella nostra vita civile, e le poche risorse che ci rimangono per divertirci. Giovanni Arpino INGHILTERRA: Shilton; Madeley, Hughes; Bell, McFarland, Moore; Currie, Channon, Osgood, Clarke (dal 73' Hector), Peters. ITALIA: Zoff; Spinosi, Facchetti; Benetti, Bellugi, Burgnich; Causio, Capello, Chinaglia, Rivera, Riva. ARBITRO: Lobo, Portogallo. RETI: 87' Capello. ANGOLI: 18 a 2 per l'Inghilterra. Spettatori: 88.000 paganti. Capello goleador

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Londra, Monaco, Portogallo