Chi sta dietro ai terroristi ? di Carlo Casalegno

Chi sta dietro ai terroristi ? LE PISTE NERE Chi sta dietro ai terroristi ? Il programma delle bande nere per conquistare l'Italia e far rinascere dalle ceneri del 1945 la Repubblica di Salò, come lo si può ricostruire sui documenti sequestrati a La Spezia e altrove, appare una farneticazione di criminali folli e non una cosa seria. Dai nomi dei gruppi terroristici (tipo «Rosa dei venti» o «La Fenice») agli obiettivi dell'azione rivoluzionaria, tutto sa di mascherata. Troviamo l'armamentario macabro - classicheggiante del vecchio squadrismo, i principi nazisti, le liste di proscrizione, l'odio antisindacale e antisociali sta, le fantasticherie su una Italia romanamente governata dai «legionari»; manca però l'indicazione delle forze con cui raggiungere obbiettivi tanto ambiziosi, e manca la credibilità dei personaggi che dovrebbero dirigere la seconda rivoluzione fascista. I congiurati scoperti finora sono equivoci giovanotti di modesto talento o rottami della disfatta repubblichina: a cominciare dal nuovo duce, il principe Valerio Borghese. Sono invece una cosa molto seria e inquietante le prime conclusioni che si possono trarre dalla scoperta della cellula spezzina, pur composta da congiurati mediocri o farneticanti. Anche questo gruppuscolo, come tutti gli altri sinora conosciuti, si proponeva atti terroristici inquadrati in un piano eversivo, disponeva di mezzi e di collegamenti, s'inseriva in una vasta organizzazione almeno inter-regionale. L'inchiesta è appena cominciata, e già s'intravedono collegamenti tra le cellule liguri, toscane, venete; i fili dell'inchiesta conducono con certezza da La Spezia a Padova, probabile capitale del terrorismo neofascista, e fanno sospettare stretti rapporti degli arrestati con il gruppo di Freda e Ventura, con i responsabili di vecchi e nuovi attentati, con i « golpisti» del principe Borghe se, con i protagonisti di violenze non ancora chiarite. Pur se molti particolari restano incerti, anche quest'ultimo episodio rientra in un ampio disegno sovversivo: quella « strategia della provocazione » che continua almeno dal 1969. Isolati, i terroristi spezzini o trevigiani, milanesi o versiliesi, rappresenterebbero una minaccia criminale, non un pericolo politico; ma isolati non sono. Ricevono armi e denaro da fornitori forse insospettabili; hanno qualche complice anche nel la macchina pubblica e tro vano appoggi, di consistenza non accertata, a Monaco, Atene, Madrid; soprattutto possono contare su alleati di parecchio peso nel l'estrema destra. La manovra neofascista si svolge su tre piani. C'è la «frangia folle» dei terroristi, chiusa nella clandestinità ma non priva di collegamenti e d'organizzazione; ci sono centinaia di gruppi squadristici, più o meno autonomi dal partito, che operano da Trento a Reggio nelle strade, nelle scuole, nelle fabbriche; e c'è il partito, l'msi, che ufficialmente ha scelto la via parlamentare e il perbenismo conservatore, ma tiene rapporti stretti con gli uomini di mano: vicino a ogni cellula eversiva e dietro ogni scontro di piazza si trova un missino. Nessun neofascista ragionevole s'illude che le bombe sui treni, la caccia all'uomo, le liste di proscrizione, i piani velleitari per conquistare Padova o altre città, riportino il fascismo al governo. Ma la violenza, il terrorismo, i gesti provocatori possono condurre a tensioni esasperate e servire da detonatore per un'operazione seria di assalto al potere. Perciò le indagini sui sovversivi neri non bastano per una difesa efficace delle istituzioni, se dagli uomini delle cellule non risalgono ai dirigenti, ai finanziatori e agli alleati; ma le inchieste della magistratura, forse troppo disperse, macchinose e naturalmente rivolte agli aspetti criminali dell'estremismo, finora hanno chiarito ben poco sulle « trame nere ». Ci si può chiedere se un'azione risoluta dei servizi di sicurezza non servirebbe a far luce sul problema politico di fondo: scoprire chi manovra le teste calde dell'estrema destra, e perché. Carlo Casalegno

Persone citate: Valerio Borghese, Ventura