Fra Parigi e Londra di Emanuele Gazzo

Fra Parigi e Londra Fra Parigi e Londra Due recenti avvenimenti hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica sul «fatto europeo» suscitando commenti e prese di posizione. E' auspicabile che i massimi dirigenti politici ne traggano la lezione appropriata per ispirarsene nell'azione che saranno chiamati a condurre nelle prossime settimane e che potrebbe imprimere un «nuovo corso» alla politica europea del presente decennio. Questi avvenimenti sono: 1) la proposta di Pompidou di tenere vertici regolari (ogni semestre) dei Nove, strettamente limitati ai capi di governo e con esclusione della Comunità europea. 11 contenuto di tali vertici sarebbe essenzialmente politico, ma inevitabilmente verrebbero sul tappeto taluni problemi inerenti all'integrazione economica europea, sui quali le istanze di Bruxelles non riescono a trovare un accordo; 2) la dichiarazione dei Nove sul Medio Oriente, di impostazione nettamente proaraba, fatta il 5 novembre a Bruxelles e che ha suscitato reazioni contraddittorie e talvolta appassionate. I due avvenimenti sono strettamente connessi e del resto sono entrambi l'espressione della convergenza delle volontà politiche di due capi di governo: Pompidou ed Heath. I vertici mirano soprattutto a rafforzare ed accelerare la «cooperazione politica» dei Nove. Pompidou ha detto: «Quando avremo una politica europea nei confronti di tutti gli altri, la via dell'Unione europea sarà aperta». Pompidou come Heath ritengono che i loro Paesi, in quanto ex-imperi e sole potenze nucleari in Europa, son anche i soli ad avere una vera «concezione politica mondiale». Contano di ottenere abbastanza facilmente l'avallo, anche se non incondizionato, dei loro soci «minori». Incontestabilmente, la dichiarazione del 6 novembre è una prima manifestazione di questo disegno politico. La Francia, approfittando accortamente delle circostanze (blocco petrolifero) ha condotto l'Europa intera ad assumere una posizione nel conflitto arabo-israeliano, che coin cide perfettamente con la sua e che fino a ieri alcuni non condì videvano. E' un risultato da deplorare? Per rispondere bisogna precisare prima di tutto che è ovvio che l'Europa non esisterà se non perverrà ad un grado elevato di convergenza delle politiche estere nazionali, per sfociare su una politica estera unica. Questo processo non può avvenire che grazie a uno sforzo congiunto di coloro che esprimono ed impegnano l'«autorità nazionale» e possono così trasformarla in autorità (e volontà) europea. Il problema è dunque di avere adeguate garanzie sul modo di formazione di questa volontà comune e poi di sapere se si vuole un'Europa politicamente unita, anche al rischio di scelte errate (che possono fare anche Slati nazionali) in politica estera o se ciascuno deve rimanere padrone delle proprie scelte, il che significa però non fare l'Europa politica. Bisognerà in sostanza che l'indispensabile incontro uelle vo lontà al vertice sia sottoposto a certe condizioni che garantiscano il concorso e il controllo democratico di tutte le forze alla definizione della politica euro-pea. Per evitare tanto le collusioni quanto le rivalità. Se queste condizioni non saranno incettale, bisogna avere il coraggio di dire «no». La prima è che si metta fine al «verticismo bilaterale» di gran moda e che praticamente mette la maggior parte dei governi di fronte al fatto compiuto. La seconda è che il rappresentante della Commissione europea, qualunque sia il soggetto discusso, partecipi al vertice. Terza condizione è che il vertice non traligni nella costituzione di un ambiguo «gabinetto europeo» che a porte chiuse farebbe e scioglierebbe aleatorie alleanze decidendo della sorte dell'Europa. L'Europa ha bisogno di un governo e non di un Gabinetto. Il vertice deve avere un compito fondamentale e cioè contribuire alla realizzazione di quanto fu deciso l'anno scorso a Pa rigi: la costituzione della «Unione europea» per il 1980 al più tardi. Esso dovrebbe dare mandato alle istituzioni (e Spinelli suggerisce al Parlamento europeo) di preparare sotto la sua costante sorveglianza un progetto di Costituzione europea. Emanuele Gazzo

Persone citate: Pompidou