Drammatica denuncia di Ferrari Aggradi "L'agricoltura se la mettono sotto i piedi,,

Drammatica denuncia di Ferrari Aggradi "L'agricoltura se la mettono sotto i piedi,, Nostra intervista col ministro sulla crisi del "mondo verde 99 Drammatica denuncia di Ferrari Aggradi "L'agricoltura se la mettono sotto i piedi,, "Quando si discutono i problemi della finanza e del credito, ci si deve ricordare anche di noi" - "Non auguro a nessuno di trovarsi senza grano, con Napoli che chiede pane" (ma ora le scorte di frumento sono state ripristinate) Difficoltà per gasolio e fertilizzanti: "Il prossimo anno potrebbe esserci una spaventosa diminuzione nei raccolti" (Dal nostro inviato speciale) Roma, 12 novembre. Il ministro Mario Ferrari Aggradi ci dice: «Ho rivolto un chiaro ammonimento in sede di governo, di Parlamento, di Comunità europea sulla gravità della situazione dell'agricoltura italiana, in evidente contrasto con il grande ruolo che essa è chiamata a svolgere». Per vedere quanto sia profonda la crisi del mondo verde siamo andati al ministero che oggi si trova nell'occhio del ciclone. Ferrari Aggradi ci riceve alle otto e mezzo di sera, interrompendo una delle tante riunioni della giornata, una giornata che, come quella dei contadini che egli rappresenta e difende, incomincia all'alba, ma finisce ben dopo il tramonto. In ginocchio «Siamo nello studio che fu di Cavour — spiega Ferrari Aggradi — un grande ministro dell'Agricoltura. Io mi rifugio Qui ogni volta che ho bisogno di tranquillità, e adesso capita spesso...». Pacatamente, o con scatti di rabbia quando parla di certe situazioni che colpiscono i contadini («La mia gente, dice, come se parlasse di una grande famiglia), il ministro passa via via in rassegna le cause che hanno messo in ginocchio l'agricoltura, indica i rimedi urgenti da adottare, spiega perché, nonostante tutto, è sicuro della ripresa. Chiediamo: il blocco dei prezzi è stato un provvedimento giusto? Risponde: «Concordo che era indispensabile uno scossone per frenare le spinte inflazionistiche. Ma il blocco ha pesato molto sull'agricoltura, perché sono stati congelati tutti i prezzi agricoli, mentre i costi sono fortemente aumentati. Poi ci sono alcuni aspetti — da me denunciati — che hanno profondamente addolorato il mondo dei campi: parlo del blocco del bestiame vivo, un atto unilaterale (dichiarato illegittimo da una sentenza del pretore di Lendinara, n.d.r.). «Per alcuni prezzi, come quelli della soia passati in estate da 13.900 a 43 mila lire al quintale, mi sono adoperato personalmente, recandomi negli Stati Uniti, ed ora il prezzo è iornato quasi alle quotazioni di un tempo (sulle 15 mila lire). Però non tutto dipende dal ministro dell'Agricoltura». Adesso, spiega, ci sono due grossi problemi: i fertilizzanti e il gasolio. «La Montedison ha sospeso da mercoledì scorso le consegne dei fertilizzanti; altre industrie ne seguiranno l'esempio, e se non rimediamo subito c'è il pericolo di una spaventosa diminuzione nei prossimi raccolti». Ferrari Aggradi ha tempestivamente segnalato la questione ai ministeri dell'Industria, del Bilancio, del Tesoro e al Cipe. Il problema è questo: essendo il prezzo dei fertilizzanti bloccato, le industrie italiane non hanno più convenienza a fabbricarli, e stanno infatti abbandonando la produzione. Ma i fertilizzanti, sui mercati mondiali, costano assai più cari: quindi, nell'interesse del Paese, sarebbe opportuno concedere alle nostre industrie un aumento. Così per il gasolio, che scarseggia nelle campagne. « Ma — dice Ferrari Aggradi — l'Inghilterra ha riconosciuto il prezzo internazionale, e gasolio ne ha quanto vuole. L'Olanda, nei rifornimenti, ha dato la precedenza a ospedali, scuole e agricoltura». Perciò è una questione di volontà politica. Il riferimento a due Paesi i a a a d europei sposta il discorso sulla Cee. «I congegni comunitari, che avrebbero dovuto garantire agli agricoltori italiani ricavi e redditi sicuri, lavorano in senso opposto a quello voluto». Danni gravi l'agricoltura italiana sta subendo per la fluttuazione della lira: non essendo stati modificati ufficialmente i rapporti di cambio, i prezzi dei nostri prodotti, espressi in una convenzionale moneta europea, definita «unità di conto», hanno un significato inferiore a quello degli altri Paesi. Il risultato è che le misure di sostegno previste dai regolamenti comunitari ron operano in favore dei produttori italiani, mentre premiano i produttori degli altri Paesi. «Ai tedeschi,'per esempio, si sono date sovvenzioni fino a 30 lire per ogni litro di latte. Ecco perché gli allevatori italiani protestavano: intascavano 85 lire per ogni litro di latte, e i tedeschi ne avevano 110. La speculazione è fortissima ». Prosegue: «Ho combattuto una battaglia alla Cee, e la Cee ha riconosciuto esatta la mia tesi. La Comunità s'è detta disposta a fare l'adeguamento in lire. Il che è avvenuto». Dal 1° novembre la «lira verde» è stata svalutata del 4 per cento, un altro ritocco del 3,5 per cento è previsto dal 1° gennaio 1974. Meno lacrime Perché, chiediamo, l'Italia s'è accontentata del 7,5 per cento, quando la svalutazione effettiva della lira è di circa il 18 per cento? Risposta del ministro: «Perché i miei collcghi finanziari si sono preoccupati delle conseguenze sui consumi. Comunque, ho l'impressione che nelle prossime settimane gli allevatori italiani verseranno qualche lacrima in meno, ed io con loro». Ferrari Aggradi sa che questo non basta alla nostra zootecnia, quindi ha proposto altre misure: trasformare le eccedenze di latte in polvere di latte, o in burro di prima qualità, da inviare all'ammasso a carico del Feoga; fare l'ammasso anche di quelle carni bovine che sia difficile collocare sul mercato; aiutare le cooperative lattiero-casearie per conservare e invecchiare il grana e altri formaggi di qualità. «La zootecnia è il settore non solo più colpito, ma anche più vulnerabile: se ora non si pianta grano, o patate, lo si può fare l'anno prossimo: ma quando gli allevamenti si fermano, si rischia di farli chiudere per sempre. E' per questo che non ho esitato ad andare in giro nelle stalle a parlare alla mia gente. Li ho supplicati di non chiudere, ed ho promesso: io farò tornare i vostri conti. A quelli che mi hanno ascoltato, devo portare gratitudine». Per evitare aumenti di prez. zo della carne, non dobbiamo distruggere gli allevamenti, ma aiutarli. Però — aggiunge il ministro — una politica di stabilità non si fa con decreti o con ordinanze, con espressioni di volontà politica pura e semplice: ci vuole una politica economica». Spiega che in queste manovre si tro va un punto d'incontro tra produttore e consumatore, perché la stabilità dei prezzi giova a entrambi. «Ho sostenuto oggi, all'assemblea della Fao, l'esigenza di una politica stock». Ricordando una recente, brutta esperienza, aggiunge: «Non auguro a nessuno di trovarsi senza un chicco di grano nelle scorte di Stato, con una Napoli che chiede pane, com'è capitato a me». Ferrari Aggradi spie¬ ga che per ripristinare le scorte inesistenti ha fatto il «mercante di grano»; ora siamo al sicuro, con oltre 5 milioni di quintali di frumento tenero e due milioni 475 mila quintali di grano duro. Le illusioni Con il frumento a prezzi elevati, gli agricoltori sono tentati di dedicarsi a questa coltura, sperando in elevati profitti. Dice Ferrari Aggradi: «Abbiamo spiegato che si illudevano a coloro che pensavano di estendere senza limiti la coltura del grano. Quando si parla di prezzi, però, bisogna orientare i contadini, farli produrre ciò che serve al Paese e che è redditizio per loro». Un fenomeno opposto a quello del grano avviene con lo zucchero: ne consumiamo 16 milioni di quintali all'anno, la Comunità ci ha dato una quota di 12 milioni, ne abbiamo prodotti 11, ma l'anno prossimo rischiamo di scendere a 9: i contadini non seminano bietole perché la coltura non rende. La punta polemica s'allarga. «Concordo in pieno con La Malfa quando dice: "Non imbarchiamoci nell'avventura dei prezzi politici" (anche perché non siamo in grado di tenerli). Ma voglio anche che all'agricoltura si diano i mezzi che le sono necessari. L'agricoltura non se la devono mettere sotto i piedi». Prosegue Ferrari Aggradi: «Quando si discutono i problemi della finanza, del credito, quando si fissano le quote di riserva obbligatorie delle banche, ci si deve ricordare che esiste anche l'agricoltura ». Conclude amaramente parlando del Mezzogiorno: «Con tutto il rispetto per gli altri quando s'è parlato del Sud si è solo sentito dire: "Stabilimenti per duemila, cinquemila persone; mille miliardi qua, cinquecento là, duemila laggiù". E per l'agricoltura?». Livio Burato Roma. Il ministro Ferrari Aggradi (foto Team)

Persone citate: Cavour, La Malfa, Livio Burato, Mario Ferrari Aggradi

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Lendinara, Napoli, Olanda, Roma, Stati Uniti