Oggi un incontro per la Montefibre

Oggi un incontro per la Montefibre Sospesi 2300 operai Oggi un incontro per la Montefibre I dipendenti della fabbrica di Marghera chiedono paga completa - Lo stabilimento chiuso per controllare l'inquinamento (Dal nostro corrispondente) Venezia, 12 novembre. Lo stabilimento «Montefibre» di Porto Marghera resta chiuso, almeno per ora. Un primo esame delle apparecchiature di controllo, installate all'interno dello stabilimento dalla direzione, ha consentito di accertare che gli strumenti — proprio come era stato detto in un primo momento — non hanno registrato alcun fenomeno anormale. Se si dovesse badare alla «risposta» fornita dalle apparecchiature, dunque, non ci sarebbe stato l'avvelenamento dell'aria che ha provocato — sabato notte — il ricovero di quattro dipendenti della «Montefibre» all'ospedale di Mestre ed i malesseri che hanno colpito, in maniera più o meno grave, altri cento operai. E' pensabile che l'avvelenamento collettivo sia stato il frutto di una collettiva allucinazione? Evidentemente no. E' possibile che si sia trattato di simulazione? L'ipotesi, oltre che essere assurda, è improponibile. I sintomi di avvelenamento che hanno colto un centinaio di dipendenti della «Montefibre» erano fin troppo chiari. Sono stati accertati e documentati. Neil' ipotesi, dunque, che la strumentazione scientifica collocata all'interno della fabbrica o che la dislocazione delle apparecchiature di analisi e di allarme non sia quella più opportuna, la direzione della «Montefibre» ha deciso di potenziare tutto il sistema di rilevamento e di analisi del tasso di inquinamento dell'aria nell'area dello stabilimento. Si spera, con ciò, di ottenere, finalmente, un quadro esatto della situazione. Ed è da tale quadro che dipende la riattivazione degli impianti di produzione della «Montefibre» e quindi la ripresa del lavoro per i 2300 dipendenti sospesi a tempo indeterminato in seguito all'ultimo di una catena di episodi di inquinamento: quello registrato, appunto, nella notte fra sabato e domenica. Stamattina, intanto, la maggioranza degli operai sospesi dal lavoro ha partecipato a una manifestazione di protesta. La riunione era stata fissata all'ingresso dello stabilimento. Gli operai sospesi hanno più tardi sfilato in corteo lungo le vie del centro mestrino, reggendo cartelli di protesta e scandendo slogan contro i rischi di avvelenamento cui sono costantemente esposti. Per domani è previsto un incontro fra i dirigenti della «Montefibre» e i rappresentanti sindacali dei dipendenti della fabbrica. Il problema principale riguarda la retribuzione dei 2300 dipendenti sospesi durante il periodo necessario al controllo dell'agibilità — entro limiti di sicurezza garantiti — degli impianti della «Montefibre». Si tratta, è chiaro, di una questione spinosa: i sindacati reclamano per tutti i dipendenti sospesi e per tutto il periodo della sospensione la retribuzione completa. «Non possiamo — affermano i dipendenti della « Montefibre » — restare sema paga soltanto perché, in presema di rischi effettivi, accertati e accertabili, pretendiamo che la nostra salute sia tutelata. Non possiamo — dicono ancora — pagare di tasca nostra il prezzo di una situazione che ha origine in gravi responsabilità del padronato». Ufficialmente — fino ad oggi almeno — la «Montefibre» non ha replicato a queste argomentazioni. Dal punto di vista dell'inquinamento, nell'area di Porto Marghera, a certi fattori specifici (impianti da rinnovare, errori a vari livelli nell'utilizzazione degli impianti stessi, eccetera) che possono provocare fenomeni circoscritti di inquinamento di scarsa e controllabile pericolosità, si sommano fenomeni di inquinamento generalizzato («inquinamento di base», lo definiscono i tecnici) che esaltano la pericolosità, la vastità e l'incidenza di fenomeni che altrimenti sarebbero agevolmente superabili e neutralìzzabili. La «Montedison» respinge gran parte delle responsabilità che le vengono attribuite in ordine a questo «inquinamento di base» e non accetta di pagare il prezzo che da questa situazione discende. Per la «Montedison» (e la «Montefibre») la retribuzione dei 2300 dipendenti del gruppo, sospesi in seguito alla necessità di verificare l'agibilità degli impianti avvolti da una nube venefica sabato notte, non è tanto problema specifico del gruppo quanto problema «politico» generale che investe tutta l'area di Porto Marghera e le prospettive di una riconversione dell'area stessa, in tempi più o meno brevi. Si tratta, com'è facile intuire, di un problema spinoso, che ha vastissime implicazioni a livelli che trascendono sia la direzione della «Monte- fibre», sia le rappresentanze sindacali del luogo: un problema politico di portata nazionale. Giampiero Rizzon

Persone citate: Giampiero Rizzon

Luoghi citati: Venezia