Il "piano,, dei fascisti: eliminare 1617 persone e attaccare Padova

Il "piano,, dei fascisti: eliminare 1617 persone e attaccare Padova Ecco che cosa stava preparando la "cellula nera,, della Spezia Il "piano,, dei fascisti: eliminare 1617 persone e attaccare Padova Fra gli antifascisti da eliminare c'erano uomini politici, sindacalisti - La magistratura prosegue l'inchiesta: deve tra l'altro accertare l'effettiva consistenza della centrale eversiva, gli eventuali legami con altre formazioni terroristiche (le cellule di Padova e Treviso di Freda-Ventura) o con esponenti del msi, i possibili mandanti e finanziatori Incrementavano con le rapine i fondi dell'organizzazione? (Nostro servizio particolare) Milano, 12 novembre. Il gruppo neofascista scoperto ad Ortonovo (La Spezia) aveva preparato anche un rudimentale piano per occupare la città di Padova, oltre ad elenchi di uomini politici e antifascisti da eliminare. (Sono 1617 nomi tra cui Pertini, Terracini, Lombardi, Mancini, Taviani, Donat-Cattin, Natta, Galloni, Cossutta, Dario Fa e sua moglie Franca Rame). E' probabile che fosse in contatto con i « giustizieri d'Italia » che hanno inviato centinaia di lettere minatorie a personalità antifasciste, minacciandole di eliminazione fisica. Tutto il materiale eversivo trovato nella villa del medico Giampaolo Porta-Casucci (o da lui consegnato alla questura della Spezia, com'è possibile) è in mano alla procura della Repubblica di Padova. A questa magistratura, quindi, spetta il compito di accertare rapidamente l'effettiva consistenza della cellula terroristica di Ortonovo, la portata dei suoi piani, gli eventuali legami con altre formazioni terroristiche o con esponenti del msi, i possibili mandanti e finanziatori. E' un compito certamente difficile al quale potrebbero collaborare gli organi di sicurezza dello Stato, specializzati nelle indagini sul neofascismo e profondi conoscitori, per diretta esperienza, degli oscuri meandri della «trama nera». Il piano per attaccare e conquistare Padova è sommario: un disegno schematico della città su un foglio di carta, non su una carta topografica. Alcuni cerchietti recano le scritte «università», «prefettura», «questura», evidentemente gli obiettivi dei «commandos» fascisti. In calce al foglio vi sono queste diciture: «cinta esterna» (della città), «attacco interno». Può darsi, a giudizio di alcuni esperti, che il piano sia frutto di menti esaltate, come lascerebbero supporre la mancanza d'una topografia, la genericità del disegno, la mancanza di qualsiasi riferimento alle «forze» da impiegare nell'attacco a Padova. Ma può anche trattarsi di un primo abbozzo riguardante un progetto più elaborato nascosto altrove, o di un piano che doveva essere sviluppato ] lin un secondo tempo se il gruppo di Ortonovo non fosse stato scoperto. Le indagini sinora condotte sembrano comprovare che i legami fra la cellula di Ortonovo e quelle di Padova e Treviso (Freda e Ventura), già individuate come centrali della «trama nera», siano solidi: comunque sono indispensabili accurati accertamenti. Non a caso la questura di La Spezia ha denunciato il medico Porta-Casucci, Sandro Rampazzo di Padova, 33 anni, Eugenio Rizzato di Padova, Sandro Sedona di Mestre e l'avvocato Giancarlo De Marchi, esponente genovese del msi e consigliere provinciale dello stesso partito, per «associazione a delinquere, associazione sovversiva, cospirazione politica mediante accordo, costituzione di banda armata e tentata riorganizzazione del disciolto partito fascista». Sono accuse gravi (la magistratura veneta ha spiccato mandato d'arresto) che richiedono indagini molto ap-,, profondite perché in Italia i | ltentativi eversivi si moltipli- pmdqSf«riczvsn«utqctGsdcano dal 1969 ad oggi. I cinque denunciati erano esponenti di una organizzazione neo-fascista chiamata «Giunta esecutiva riscossa sociale italiana» (Gersi) e presunti aderenti ai «giustizieri d'Italia». Avevano costituito ad Ortonovo la base di una nuova cellula nera, denominata «comitato d'azione risveglio nazionale - XVIII legione Italia», con progammi criminosi che prevedevano anche attentati contro esponenti del governo e di partiti o sindacati antifascisti, e probabilmente l'occupazione di centri nevralgici della vita nazionale vnTdipaCtulrzlrcsttt i fra cui la città di Padova, i c! Tutto questo programma è I dimostrato dai documenti se! questrati al medico di Orto! novo, incluso un elenco di ; personalità da eliminare con | sentenze di morte, per le qua- tccvi li la banda aveva predispostopersino i moduli. Il programma «ideologico» del gruppo di Ortonovo è integralmente quello della repubblica di Salò. In un documento si afferma che sono stati formati «gruppi d'azione» per eliminare dirigenti antifascisti. L'attività del gruppo s'era iniziata nel 1971 sotto l'etichetta «Gersi», un'organizzazione clandestina che ha inviato a centinaia di antifascisti lettere anonime con minacce, e proiettili, firmate «La rosa dei venti». «Voi siete uno dei responsabili e come tale sarete colpito», dicevano queste lettere minatorie. Ancora: «...questo è l'ordine categorico del "Gersi" che co¬ manda ai suoi organizzati di entrare in azione secondo criteri e metodi già appresi... ordiniamo di abbattere gli sbruffoni politici, sindacali, governativi e tutti coloro che cooperano a sostegno dei camaleonti di Questa putrida democrazia». Un timbro a stampa recante la lettera completa fu sequestrato il 20 luglio scorso a Padova nell'abitazione di Sandro Rampazzo. Pochi giorni prima il Rampazzo era stato sorpreso a Livorno, il 14 luglio, mentre con altre due persone lanciava manifestini della «Gersi» dall'auto targata «GE 428305». Le altre due persone erano identificate per il dottor Porta Casucci e l'avvocato Giancarlo De Marchi di I Genova. Il De Marchi ha sostenuto ieri di essere estraneo all'episodio, spiegando di aver ceduto la sua automobile qualche mese prima ad una società genovese che, a sua volta l'aveva venduta ad uno sconosciuto il quale non aveva provveduto al passaggio di proprietà. In precedenza, nel mese di marzo, lettere identiche intestate «Gersi» e firmate «La rosa dei venti» erano state intercettate nell'ufficio postale di Maserada sul Piave: tre di esse contenevano ciascuna una cartuccia calibro 7,65. La questura di Livorno stabilì che il dottor Porta Casucci aveva avuto contatti con Eugenio Rizzato, di Padova, 57 anni, ex gerarca fascista e indicato come capo dei «giustizieri d'Italia». Rampazzo e Rizzato avrebbero anche proposto al medico di Ortonovo di organizzare «azioni delittuose per incrementare i fondi dell'organizzazione». Infine il 18 ottobre scorso, prima della scoperta del gruppo di Ortonovo, i carabinieri di Viareggio arrestarono Sandro Rampazzo e Sandro Sedona, sorpresi a bordo di un'auto che conteneva quattro pistole, di cui tre calibro nove (da guerra), 335 cartucce, carte topografiche della Versilia, un apparecchio radiotrasmittente, due cappucci neri, una calzamaglia, guanti di gomma: tut¬ to un armamentario adatto a compiere rapine che, in quel periodo, furono numerose in Lucchesia. Vi è un collegamento fra i due, queste rapine e il gruppo «politico» di Ortonovo? n. s. I Genova. De Marchi all'uscita da Marassi (telef. Nazzaro)