Che c'è dietro il boom spagnolo di Luciano Curino

Che c'è dietro il boom spagnolo Folle di turisti, ma dura realtà economica del Paese Che c'è dietro il boom spagnolo Il turismo ha registrato negli ultimi anni un notevole sviluppo, con massiccio afflusso di valute pregiate - Il Presidente della Camera di Commercio di Barcellona: "Preoccupa l'inflazione" - Si prevede un tasso del 15 per cento (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 10 novembre. Palazzi, cattedrali gremiti di turisti, sempre. Turisti che affollano i tavoli dei bar e fanno la coda nei ristoranti e nelle « cafeterias ». riempiono le arene e i musei. Ogni spagnolo ha avuto quest'anno il suo turista. Gli spagnoli sono circa trentacinque milioni e poco meno sono stati ^TÌA^S' &IE | che l'inglese Hugh Thomas, uno dei più autorevoli specialisti della storia moderna e della realtà spagnola, scrisse per Life una decina di anni fa. Dopo aver rilevato che il numero dei turisti era cresciuto da un milione 400 mila del '52 a sette milioni del '61, portando alla Spagna 531 milioni di dollari in valuta I s0/0 net jg61 Thomas aggiun se: « Il ritmo di sviluppo nel turismo, comunque, non può [essere sostenuto, perché non 1 ci sono abbastanza alberghi», !Invece «u alberghi sono sorti ovunaue e in >retta- e <?"an dQ nm SQnQ bastati per ospi. I tare t turìsiì si sono a ertì anche i castelli turriti, ì palazzi nobiliari e i conventi monumentali. Notando questa intraprendenza, Piovene ha scritto: « In molti altri Paesi, si crederebbe di avvilire i monumenti facendone alberghi turistici; una burocrazia meschina li vuole piuttosto distrutti ». Il turismo, principale fon- te dì ricchezza del Paese, continua ad essere in forte espansione. Alla direzione della « promocion de Turismo » mi dicono che il saldo della bilancia turistica nel periodo gennaio-settembre è stato di 2264 milioni di dollari: un incremento del 27,5 per cento rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno. Dice euforico il direttore di un'agenzia di viaggi: « Nei secoli del- » roro ™. co, i galeoni dei conquistadores adesso lo portano i voli charter ». Questa folla di turisti che si irradia capillarmente dappertutto è definita da Piovene « grande vittoria del regime ». Eppure, il potere ha avuto forti dubbi prima di spalancargli le porte. Una ventina di anni fa non era facile venire in Spagna. Occorreva il « visto » e per averlo bisognava presentare il certificato del parroco, il quale garantiva che si era un bravo figliolo e senza idee « sov versive ». Finché il regime si e chiesto se era preferibile lasciare fuori le idee e le mode e il libero confronto, oppure lasciarli entrare insieme con la valuta pregiata. Dollari e sterline, franchi e marchi, corone e lire sono stati una tentazione troppo forte, sicché la dichiarazione del parroco non è più stata necessaria. Il turismo, le rimesse di un milione di emigrati (più di 600 mila solo in Francia) e l'intervento del capitale americano e di molti Paesi europei hanno determinato il boom. I dati sono trionfalistici Il tasso di crescita industriale nel 1972 è stato il più alto del mondo con 10,7 per cento. Il reddito per abitante s'è quadruplicato in dodici anni: oggi si avvicina a 1500 dollari, e il ministro delllndustria afferma: «Scommetto che nel 1980 avremo un reddito per abitante di 2500 dollari». E' possibile, ma imprenditori dinamici, un giovane prete, un membro di commissione operaia clandestina mi dicono che ciò non avverrà senza forti scosse. Don Andrés Ribera Rovira, presidente della Camera di commercio di Barcellona, di- chiara: «Non esistono motivi di allarme nello sviluppo spa-gnolo » ma subito aggiunge: «Preoccupa invece l'inflazio-:,e». Che serpeggia e cresce incontrollabile. L'anno scorso l'aumento del costo della vita è stato del sette per cento. Oggi la rivista Situacion, che studia gli aspetti congiunturali dell'economia spagnola, crede possibile che «avremo nel 1973 un tasso d'inflazione del 15 per cento«. La scalata dei prezzi è allarmante e desta, agita altri problemi che parevano intorpidi \ ti. E si teme il peggio. Giorni fa è stato annunciato che dal primo gennaio aumenterà il prezzo della benzina. Quattro mesi fa costava 12,50 pesetas, oggi 13,50 e da gennaio si pagherà 16 pesetas. In sei mesi un aumento del 28 per cento. (■Dove si andrà?», si chiedono milioni di spagnoli da poco arrivati a un fragile benessere, che oggi sentono minacciato. Le banche sono solenni e trionfatiti, le autorità dicono che «non esistono motivi di allarme per lo sviluppo economico», ma le massaie sfogano il malumore nelle macellerie e molte si rassegnano a comperare pesce congelato invece che fresco, perché più economico. Cose che qualche mese fa erano bisbigliate, oggi sono dette fuori dei denti e senza timore. Il tassista aspetta solo che gli si chieda «come va» per rispondere che va male e non sa come arrivare alla fine del mese. Il pensionato ti dice: «In quanto a pensionamento, siamo all'ultimo gradino d'Europa». Ogni giorno è sempre troppo lungo, sulla stampa, l'elenco degli infortunii sul lavoro, parecchi mortali e, mi dice un sindacalista «nel sistema previdenziale e mutualistico c'è molto terreno da percorrere, c'è un abisso da colmare». Su questo punto ci sarebbe parecchio da dire. Si raccontano molti episodi e ne ricordo uno che mi ha confidato un medico, che ha ambulatorio in una miniera: «Ho visitato minatori e ho diagnosticato in alcuni una silicosi avanzata, di secondo grado. Ma la commissione esaminatrice ha giudicato il male di primo grado, quindi non pensionabile. Quei disgraziati hanno dovuto farsi altri sei mesi di miniera per rovinarsi i polmoni al punto giusto, affinché la commissione li giudicasse invalidi e meritevoli di pensione. Erano già di "secondo grado", ma hanno dovuto suicidarsi per ottenere quello che gli era dovuto». Il medico mi racconta questa sua esperienza in miniera mentre andiamo sulla sua « Seat 600 » per la Castellana, per calle Serrano e calle Velasquez e quartieri sontuosi, di una ricchezza incredibile. Nel lungo giro notturno arriviamo alla Città universitaria. Madrid ha quattro università e va verso la quinta, ha quasi duecentomila studenti. Non so quanti sono i «licenziados », i laureati all'anno. Comunque, la laurea vale sempre metto. L'amico che mi accompagna mi dice che soltanto il 22 per cento dei laureati riesce a sistemarsi secondo le speranze e le ambizioni o almeno per quanto vale la qualifica professionale. Gli altri vivacchiano in ruoli inferiori od esercitano mestieri che nulla hanno che fare con la loro laurea. Medici che sono impiegati di banca, assicuratori, commessi. Fisici e laureati in filosofia che vendono libri o cognac Fundador. Professori di lettere che si ritengono fortunati perché hanno ottenuto la licenza per un taxi. Ingegneri che dopo anni di disoccupazione hanno riaperto la vecchia casa dei nonni nell'Estremadura, l'hanno rinfrescala, l'hai.r'o segnalata a una ageru • di viaggi: « Si ospitano uri tutto l'anno ». (Buona idea, questa, davvero un buon affare, e il licenziado ingegnere progetta ora di sopraelevare di un piano la vecchia casa dei nonni). Luciano Curino

Persone citate: Andrés Ribera Rovira, Hugh Thomas, Palazzi, Piovene, Velasquez

Luoghi citati: Barcellona, Europa, Francia, Madrid, Spagna