Parigi per soli ricchi di Mauro Vallinotto

Parigi per soli ricchi Sono sempre meno le case a "buon mercato,, Parigi per soli ricchi Nei vecchi quartieri, massicci sventramenti e "risanamenti" per fare posto a residenze di lusso, inaccostabili dalla piccola borghesia e dagli operai - L'alternativa è costituita dalle "villes nouvelles", cinque nuove città a 20-25 chilometri dalla capitale - Abitazioni a buon mercato e industrie: un posto di lavoro vicino a casa (Dal nostro invialo speciale) Parigi, 10 novembre. La campagna a Sud di Parigi era fino a ieri grassa e mansueta; immense piattaforme di terra scura in cui la Senna ha scavato il suo solco tortuoso. Boschi, coltivazioni estese, una atmosfera contadina con improvvisi angoli arcadici attorno ai laghetti da « déjeuner sur I herbe ». Oggi e stravolta dalle macchine scavatrici; il paesaggio è punteggialo da torri di cemento e da gru altissime. Nascono Evry e Melun-Scnart. due delle cinque città nuove programmate per drenare gli abitanti di Parigi in soprannumero. Sono nove milioni in tutta la regione parigina, Immigrazione e emigrazione da qualche tempo si equivalgono, ma la crescila naturale e il fortissimo richiamo della capitale fanno ritenere che nel 2000 si arriverà a 14 milioni, con una congestione insopportabile di residenze, di fabbriche e di uffici. Per contrastare il monoccntrismo e ottenere un certo equilibrio venne decisa dieci anni fa la creazione di cinque città nuove, destinate a raggiungere i 500 mila abilanli ciascuna: Evry e Melun-Scnart a Sud, Vallée-de-la-Marnc a Est. Gcrgy-Pontoise a Nordovest oltre Nanterre. Trappes a pochi chilometri da Versailles. Uno sforzo pubblico paragonabile a quello delle new towns britanniche, anche se i modelli urbanistici e il sistema di realizzazione sono diversi. Evry è una delle villes nouvelles più avanzate. Avrà 120 mila abitanti nel 1980. La raggiungo dopo una corsa da incubo sull'affol1-tissima autostrada di Lione, attraverso un fitto impasto di case e fabbriche. II vento solleva nubi di polvere gialla dal suolo desertificato su cui le macchine stanno tracciando strade e fondamenta di edifici. Improvvise schiere di casette bianche, col tetto scuro e aguzzo, rompono il quadro degli i.nmensi cantieri; le prime scuole, aperte al sole, dicono che la nuova città è già vitale. Sono stati costruiti finora 8000 appartamenti, altri 7500 sono appaltati. Come un plastico a grande scala Evry illustra se stessa: i canali delle zone industriali, gli anelli ancora incerti della viabilità cittadina, un albergo, la prefettura monumentale eretta su alti pilastri, la rete dei sentieri pedonali. Un nastro di terra gialla, compressa, indica il percorso della ferrovia, lunga 10 chilometri, che unirà la città nuova alla linea Parigi-Lione. In mezz'ora si arriverà alla Gare de Lyon. L'importanza dei collegamenti è accentuata dalla posizione delle villes nouvelles, a ridosso di Parigi. La disianza media, 2025 chilometri in linea d'aria, motiva critiche severe. Sembrava preferibile localizzare le città nuove a grande distanza, lasciando attorno a Parigi una cintura verde. Ma i tecnocrati della Datar, un organismo di pianificazione alle dirette dipendenze del primo ministro (il centralismo più o meno autoritario è una nota costante) mi dicono: « Quanti avrebbero accettato eli trasferirsi in località sperdute nella campagna, a molte ore da Parigi? Quante industrie si sarebbero impiantate nelle città-fantasma? Uno dei nostri fini principali è appunto quello di pompare attività dalla capitale ». Timorosi di essere sconfitti dalla forza di attrazione di Parigi, gli urbanisti dell'iaurp (istituto per la pianificazione della regione parigina, incaricato dello studio delle villes nouvelles) hanno ripiegato sulla vicina corona di comuni rurali, unificati come strutture portanti. Evry può essere un campione: 14 comuni, alcuni di notevoli proporzioni, una superficie complessiva di 9300 etta- : ri, esattamente quella di Pari- I gi. L'abbondanza degli spazi ha permesso una razionale distribu- ! zione del verde. Evry ha tre ! grandi parchi, tre laghi riservati allo sport della vela, una serie di parchi di quartiere (25 metri quadrati di verde per abitante, contro i 10 di Parigi che comprendono le aiuole spartitraffico). Le industrie vengono frammentate tra le abitazioni, divise da cortine verdi, per raggiungere uno degli obiettivi delle villes nouvelles, la vicinanza dell'abitazione al posto di lavoro. Le case di Evry hanno il segno dell'edilizia sociale. Su 100 appartamenti 45 sono « Hlm » (le nostre « case popolari » con grande approssimazione), 35 vengono sovvenzionati dal ere- duiMm«gcsgngsSmqlstldqqder dit fonder. Il libero mercato ha i una fetta esigua. 10 per cento ; in media nelle villes nouvelles. dMi forniscono alcuni dati di-1 cmostrativi. « Hlm » di Un appartamento quattro stanze, ba¬ gno, cucina, giardinetto, garage. ; costa 60 mila lire mensili, ri- j scaldamento compreso. Le fami-1 glie che hanno entrate insuffinent. ricevono sussidi per pagare l'affitto, attraverso un sistema regolato dalla prefettura. Si può acquistare un appartamento sovvenzionato al prezzo medio di 160 mila lire al metro quadro, contro le 390 mila dell'edilizia privata. In complesso sono stati riservati 700 ettari agli stabilimenti, che devono essere di tipo pulito e devono provvedere alla depurazione primaria delle acque di scarico. Il più grande è quello della «Snecma», eh , :oduce i motori per il «Conce '?» e occupa 4500 operai. Per attirare le industrie, sottraendole all'affollata banlieue parigina, i terreni già sistemati e dotati di servizi vengono ceduti a 100 franchi il metro quadrato, con l'aggiunta di agevolazioni fiscali. Il successo sembra sicuro: a Evry già 6 abitanti su 10 hanno un posto di lavoro vicino a casa. Troppo presto per un giudizio sui risultati. Ma per valutare la posta in gioco e l'alternativa offerta dalle villes nouvelles occorre riflettere un momento sulla Parigi d'oggi, che sta trasformando interi quartieri ricchi di tradizioni e di cultura in centri direzionali e in ghetti per ricchi. Sarebbe stato corretto sfollare le industrie e risanare le abitazioni decrepite conservando immutalo il tessuto sociale. Al contrario viene dato il massimo impulso I agli sventramenti e ai «risana- menti» che si traducono in gi- ganteschi affari immobiliari con [espulsione della piccola borghe-1 sia e degli strati operai. !Parigi ha sempre dìù uffici e rangi na sempre più unici e residenze d. lusso, sempre meno I case a buon mercato. Un annuncio pubblicitario affisso nelle stazioni del metro e ripetuto sui giornali promette «una fetta di paradiso» per 470 mila lire il metro quadro. Conseguenza: artigiani e commercianti con residenza a Parigi si sono ridotti del 40 per cento, mentre i professionisti e i dirigenti d'azienda sali- i vano del cinquanta per cento, ; Le villes nouvelles potrebbero diventare proposte di fuga da1 una città che rinnega la sua componente operaia e piccolo borghese. affezionata a case e ; quartieri in disfacimento ma im j prognati di storia e di umanità, 1 Parigi rinnega anche gli artisti. Le ruspe hanno sventrato Moniparnasse, per far posto a grattacieli, cubi di cemento e cristallo, j abitazioni di lusso. Il cuore dcl ! la capitale è un termitaio di ullìl(-*i. fino all'alienante invenzione ! del centro direzionale della De | fense. con i suoi grattacieli csa | minati e approvati pcrsonalmen- te da Pompidou. Operazioni incredibili, come quella del Marais e delle Halles, due quartieri annientati, stravolgono Parigi senza possibilità di efficace reazione dei cittadini. Questa capitale singolare non iha sindaco ne Consiglio comunajle. ne consigli di quartiere; e amministrala dal proietto. Mo- desta è la forza dell'opposizione a un impetuoso moto di «modemisation» che sta demolendo lutto, anche i miti di Parigi, e offre alla sua piccola gente, quella che dava l'umore vitale, il solo scampo delle città nuove. Mario Fazio i Giovani a passeggio in un viale di una « ville nouvelle » nei pressi di Parigi (Foto Mauro Vallinotto) I

Persone citate: Lyon, Marais, Mario Fazio, Pompidou