Quella sera nessuno chiamò il medico che andava in pensione: lui si uccise di Piero Cerati

Quella sera nessuno chiamò il medico che andava in pensione: lui si uccise Tragedia in un comune del basso Vercellese Quella sera nessuno chiamò il medico che andava in pensione: lui si uccise Per 25 anni aveva curato un migliaio di persone, poi s'è sparato, mentre la moglie gli preparava il tè - Aveva scelto di stare tra la gente delle risaie, che ora dice: "Vita esemplare" (Dal nostro inviato speciale/ Vercelli, 9 novembre. Morte di un medico condotto. Si chiamava Spiro Moscos De Biasi, 65 anni, venticinque trascorsi a Casanova Elvo con la moglie e un migliaio di persone da seguire, aiutare, curare. Con la sua «127» verde girava la campagna piatta del Vercellese, tra le risaie, dove oggi bruciano le stoppie e il fumo sale pigro nell'aria tersa, in attesa delle nebbie invernali. Una vita che è stata un servizio, 24 ore su 24, giorno e notte, pronto a rispondere alla chiamata d'un malato, d'estate e d'inverno. Unica pausa, quindici-venti giorni di ferie, che trascorreva all'estero per arricchire nei musei una cultura che gli amici dicono profonda, sorretta dalle letture in attesa d'una improvvisa chiamata al letto d'una puerpera o d'un vecchio in coma. «Mio padre, l'ha salvato lui — racconta il sindaco di Casanova Aldo Fanizza — sembrava spacciato e invece è guarito. A quasi 90 anni s'era buscato unti polmonite bilaterale». De Biasi aveva 65 anni «ma era un giovanotto, faceva le scale di corsa», dice il brigadiere dei carabinieri Giovanni Porretti. E la farmacista di Pormigliana, un altre comune sotto la tutela del medico condotto, lo ricorda «indaffa¬ rato, pronto alla chiamatti di qualsiasi famiglia, in qualsiasi momento, anche durante le visite di ambulatorio». La farmacista si chiama Libera Renditore, è in paese da 19 anni dopo essersi laureata a Torino «e sono contenta di viverci, come lo era il dottor De Biasi». Una vita esemplare, simile a quella dei medici condotti, che sempre in minor numero accettano di abitare lontano dalle città, in luoghi dove i sacrifici sono parecchi e le ricompense poche. Ma giovedì mattina, qualcosa deve aver turbato la mente di Spiro De Biasi. Mentre la moglie Maria Ferraris, di 49 anni, gli preparava il tè, il medico ha preso una pistola dalla sua collezione di armi, una Smith e Wesson calibro 38, a tamburo, e si è sparato: due colpi, uno alla tempia, mortale. Due spari che sono un enigma nella vita di questo medico condotto. E' stato detto: «Aveva chiesto di andare in pensione, si sentiva un uomo finito ». Non è vero.. Il segretario comunale di Casanova Elvo aveva già ottenuto verbalmente dall'Ordine | dei medici di Vercelli che De T Biasi rimanesse come «interino», cioè come unico dottore a disposizione di due comuni, due frazioni e decine di cascinali, sparsi dovunque nell'immensa risaia. «De Biasi sapeva che avevamo bisogno di lui — racconta ancora il sindaco Panizza, bracciante agricolo — chissà quando potranno mandarci un altro medico; sembra che non ve ne siano disposti a venire. Vivere a contatto della terra è duro per tutti. A Carisio da quattro anni sono senati il condotto e dipendono da Salussola. Ora chi penserà a noi?». La valigetta del dottore e il viatico scompariranno dalle campagne? Nessuno vuole sentire parlare di missione; si preferisce lo studio, la mutua o la parrocchia in città. E gli agricoltori restano soli. De Biasi avrà i funerali religiosi. Dice il parroco di Casanova: «Ne ho parlato con il vescovo, è stato d'accordo. Il lavoro santifica una vita e io ho più volte ripetuto: Signore non credere a quello che ha fatto». Spiriamone Moscos De Biasi era nato a Corfù, dove oggi vive l'anziana madre (94 anni), un'insegnante che per vent'anni dedicò il suo sapere I ai giovani di Torino. Aveva studiato a Bari per due anni, poi si era laureato in medicina a Padova. Quando giunse nel Vercellese, conobbe una ragazza di Albano e si sposò. Non ha avuto figli. Greco ortodosso, in occasione delle nozze si fece cattolico. Giorno dopo giorno, si era saputo acquistare stima e simpatia, come tutti i condot! ti, dei suoi assistiti. Aveva il piacere delle collezioni di armi antiche e rare, delle opere d'arte preziose, dello studio approfondito della storia. Era riuscito a comprarsi una «Mercedes» per quelle poche vacanze, che scontava sostituendo i colleghi in ferie, allungando quindi la lista dei pazienti. «Si era anche fatto costruire una villa a Fella sul Lago d'Orta — racconta il sindaco Panizza — e diceva: "Quando vado in pensione almeno avrò una casetta". Ma aveva poco tempo per andarvi». Per Panizza, al di là del rimpianto d'aver perso un amico, il problema è trovare un medico per i suoi concittadini. «Il comune paga uno stipendio di 250 mila lire — spiega — poi vi sono le vìsite per la mutua. Non so chi possa essere attirato da queste cifre e scelga di vivere in campagna». Ma è la malinconia che ha ucciso De Biasi? «No, no, se talvolta era triste, bastava una battuta per rianimarlo — racconta Panizza — era un uomo energico, preciso. Forse negli ultimi tempi era stanco, pareva che ogni piccolo contrattempo lo assillasse. Anche i documenti per la pensione sembravano angosciarlo». Le lunghe trafile burocratiche sembrano assurde, incredibili | a chi è vissuto sempre pronto i ad intervenire, rintracciabile ovunque, anche quando si assentava per recarsi a Vercelli. Il «condotto» è sul chi vive 24 ore su 24, come può credere i alle lungaggini degli uffici, alle carte, ai timbri: lo spazio della campagna si arena sulle scrivanie. E De Biasi soffriva per questo. Mercoledì alle 10 si è recato alla farmacia di Formigliana, poi a Vercelli. Alle 18 circa era in casa del sindaco, dove ha visitato il padre or-, mai quasi ristabilito. Poi la 1 lunga sera nel suo alloggio, a meditare sulla pensione: non vi sono state chiamate, e il tempo è sembrato più lungo. Giovedì alle 7, chiede come sempre un tè alla moglie. Mentre la signora Ferraris è in cucina, De Biasi si smemora e prende la Smith e Wesson. Piero Cerati