In Emilia si fa incetta di tonnellate di carne

In Emilia si fa incetta di tonnellate di carne La bistecca continua a essere cara In Emilia si fa incetta di tonnellate di carne Nel Ravennate e nel Modenese, i grossi depositi per gli ortofrutticoli sono usati per l'accaparramento della carne bovina - Molti produttori di mele e pere sono costretti a svendere la merce /Dal nostro inviato speciale) Ravenna, 8 novembre. Se quest'inverno la frutta costerà pochissimo, il merito (certo involontario) è anche dei grandi importatori di carne bovina. Fin da luglio, qualche giorno dopo il varo del blocco dei prezzi, i magazzini frigoriferi del Ravennate e del Modenese (di solito destinati alla conservazione della frutta) sono diventati mèta di colonne di autotreni e vagoni refrigerati provenienti dai Paesi dell'Est europeo e dal Sudamerica. Migliaia di quintali di manze e vitelli macellati, stipati a venti gradi sotto- a e a n e - n o ve i sla io. zero in celle frigorifere: ibernati in attesa che il mercato si facesse più «interessante». Un fatto nuovo, mai accaduto in passato. Solo di recente, dopo la conclusione della fase più rigida del «blocco», la situazione interna s'è fatta migliore per i grossi commercianti del settore. E lentamente i magazzini frigoriferi hanno preso a svuotarsi. Molto lentamente però: tanto che ancora oggi, a dieci giorni dall'inizio della fase «manovrata» di controllo dei listini, sono anj cora migliaia i quintali di carne estera depositata nei centri frigoriferi romagnoli ed emiliani (le zone di massima concentrazione di questi impianti). Per i produttori di frutta della regione la situazione è drammatica. La raccolta di pere e mele quest'anno è stata eccellente, sicuramente superiore alle annate precedenti. Ma lo stoccaggio dei prodotti in frigorifero, che ha sempre costituito la valvola di sicurezza per le stagioni troppo generose, non è ora possibile per via del «tutto esaurito» di molti centri, strapieni di carne estera. Agli agricoltori talvolta non è rimasta che una strada: lo sbocco diretto sul mercato. Cosi i prezzi sono crollati. La carne invece continua a costare cara. Che sia in atto (e che lo fosse in misura maggiore nei mesi recenti) una grossa speculazione pare non vi sia dubbio. Lo ammettono i funzionari incaricati di quei controlli igienici che li mettono al corrente del volume di importazioni e dei movimenti merci. « Mai prima d'ora s'era avuto un immagazzinamento così massiccio di carne — conferma Clemente Zanni, veterinario provinciale a Ravella —. Da giugno a oggi sono state introdotte nei frigoriferi della zona oltre dieci tonnellate di questo alimento. In gran parte si trattava di "tagli" per l'industria conserviera: dai salumi agli inscatolati. I "quarti" congelati arrivavano a Livorno da navi provenienti dal Sudamerica: venivano scaricati e dirottati alla volta dei centri frigoriferi romagnoli ed emiliani. Altri vagoni e autotreni speciali provenivano da Paesi dell'Europa orientale: Ungheria, Polonia ». Non c'è solo carne bovina nei superfrigo ravennati. Le celle sottozero sono piene anche di polli, tacchini, pesce sudamericano. Se per vitelli e manzi lo stoccaggio può ave re una spiegazione speculati va, il discorso è diverso per polli e tacchini: sono stati macellati in fretta dopo il rin caro dei mangimi per evitare allevamenti in perdita. Verranno tolti dal gelo solo sotto Natale. Nel caso del pesce poi si fa ancora sentire la contrazione delle vendite per il dopo-colera. E i grandi commercianti di carne, che cosa dicono? Sono proprio loro i principali «imputati» in questa vicenda di colossali imboscamenti, di fronte ai costanti ritocchi dei prezzi al consumo. Dice Giancarlo Dall'Olio, contitolare di una grossa azienda d'importazione e trasformazione, presso Bologna, che «è colpa dei consumatori se la carne ora finisce in magazzino. La gente non compra: il potere d'acquisto è debole: lo stesso turismo è stato strozzato dal colera. Ma non è solo questo. Sul mercato adesso c'è una gran abbondanza di carne: gli esportatori europei hanno offerto grossi Quantitativi a prezzi ottimi: conveniva comprare subito, e magari mettere da parte. Ora non si trova più un metro disponibile nei jrigoriferi». d— Molta carne sul mercato, dunque prezzi minori? «All'ingrosso — continua Dall'Olio — i prezzi sono calati, per le parti rosse bovine (il vitello è stazionario) di un dieci, quindici per cento». Al consumo nessuno se n'è accorto. Torniamo alla frutta, la grande vittima del superaffollamento delle celle frigorifere. «Da due mesi non si trova più spazio per mele e pere — sostiene Carmelo Spina, presidente dell'associazione fra i commissionari del mercato ortofrutticolo bolognese, il secondo in Italia dopo Milano —; grossi quantitativi vengono portati sul mercato e svenduti a prezzi minimi. Le pere "William" erano state vendute in campagna a 150-160 lire: adesso si cedono al miglior offerente, a qualsiasi prezzo proponga. Discorso analogo per le mele». Qualche produttore tenta ancora di evitare un mercato così disastroso tenendosi la frutta già raccolta in campagna, ammucchiata e magari coperta. Un sistema che funziona fino alla prima gelata: poi la rovina. D'altra parte, difficoltà di conservazione esistono anche per gli «accumulatori» di carni. Alcune settimane fa, in una zona collinare presso Bologna, sono stati trovati nove quintali di carne congelata sudamericana, in avanzato stato di deterioramento: probabilmente un guasto in qualche cella frigorifera. Giorgio Battìstinì

Persone citate: Carmelo Spina, Giancarlo Dall'olio, Giorgio Battìstinì, Modenese, Ravella