Grandi e grossi di Enrico Mattei

Grandi e grossi Fra i contemporanei Grandi e grossi Da Enrico Mattei a Ben Barka Italo Pietra: « I grandi e i grossi», Ed. Mondadori, pag. 270, L. 3000. Chi siano i « grandi » e chi siano i « grossi » Pietra non 10 dice: lui si limita a fornire i profili degli uni e degli altri, certo non senza scavare nelle loro personalità e non senza lasciar capire come personalmente li giudica. Penseranno i lettori a sceverare i grandi dai grossi in questa galleria di personaggi contemporanei. Sono dodici: tre militari, Sandro Annoni, ufficiale degli alpini caduto fra Albania e Jugoslavia, e i celebri Luigi Cavallero ed Enrico Caviglia; un capo partigiano dell'Oltrepò, Luchino Dal Verme; tre politici italiani, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni e Amintore Fanfani; due emblematici industriali. Angelo Costa ed Enrico Mattei; un arcivescovo, Etienne Duval, che resse la diocesi algerina durante la rivoluzione; due politici stranieri, Mehdi Ben Barka e Willy Brandt. Questo libro è molto più « ordinato » di quel che sembri a prima vista. Contiene una serie, se non di vite, di ritratti paralleli: Saragat-Nenni-Brandt, o tre modi di desumere i doveri del potere politico dalla comune matrice socialista; Costa-Mattei, o due visioni di « filosofia industriale »; Cavallero - Caviglia, o due modi d'intendere 11 ruolo dei militari di fronte al potere. Mentre dietro la figura di Duval si staglia quella di un antagonista come Massu; e dietro Ben Barka c'è il grande marciume de' Marocco feudale e corrotto, ben rappresentato da personaggi come il generale Oufkir. Questa frequente contrapposizione, una procedura dai ben noti precedenti classici, rende più facile, evidentemente, la distinzione dei « grandi » dai semplicemente ti grossi ». Ma l'interesse del libro non è soltanto negli approfondimenti psicologici e morali, nello studio dell'individuale, nel gusto per il personaggio, che anzi proprio qui se ne avverte il limite più vistoso, che consiste nella relativa esilità dei singoli ritratti. Più che un insieme di biografie abbozzate, è un affresco di situazioni: ecco la guerra fa scista vista, attraverso un ufficiale, Annoni, che sublima la propria partecipazione a quella disgraziata avventura esaltando il ruolo umano del comandante. Ecco ancora la guerra partigiana, e il dopo guerra di un partigiano che resta a lavorare sulla terra che ha liberato, e piange l'abbandono delle valli che costò tanta fatica e sangue ripulire dall'invasore. Ecco la tumultuosa e ricca stagione che seguì la fine del conflitto, la polarizzazione politica emergente nel mondo, la necessità per il socialismo italiano di scegliere la propria collocazione, il riemergere della tradizionale dialettica d'Z « programma massimo » e del « programma minimo », che porta alla spaccatura del partito. Ma fino a che punto ha influito in tutto questo la rivalità personale Ira i due capi del socialismo italiano? Ecco Amintore Fanfani, protagonista emblema tico della politica italiana nel dopoguerra, che sviluppa la sua azione su una formula (« molto significativa e ben poco illuminata », dice Pietra) lanciata nel dicembre del '45: « Più che tendere a destra o a sinistra, tendere avanti ». Un'altra drammatica situazione è il processo d'indipendenza del Terzo Mondo, la sovranità puramente protocollare che in tanti casi è seguita alle rivoluzioni anticoloniali, il saccheggio neocolonialista: e su questo sfondo vediamo l'arcivescovo Duval, che i paras di Massu chiamano spregiativamente Mohammed, prendere posizione contro la pratica della tortura («. Non è mai permesso, nemmeno per una causa giusta, usare mezzi ingiusti », tuona dal pulpito della cattedrale, rovesciando Machiavelli); vediamo Enrico Mattei portare la sua offensiva contro il predatorio cartello delle « sette sorelle »; vediamo un mite professore marocchino. Ben Barka, pagare con la vita l'avere rivendicato i diritti del suo popolo ad una effettiva libertà dall'ignoranza e dal bisogno. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Albania, Jugoslavia, Marocco