Maschera borghese sotto i Granduchi

Maschera borghese sotto i Granduchi Maschera borghese sotto i Granduchi Luigi Del Buono ossia Stenterello, presentato da Guglielmo Amerighi, Libreria editrice fiorentina, L. 2500. « Dietro l'avello I di Machiavello I dorme lo scheletro I di Stenterello » afferma il Giusti nel Mementomo. Ma, per quante ricerche siano state fatte, non si è trovato nel chiostro di Santa Croce alcuna traccia di una sepoltura di Luigi Del Buono, che di Stenterello fu il primo interprete. Quasi certamente, il Giusti intendeva dire che spesso le tombe dei grandi si confondono con quelle di persone da poco, stenterelli appunto, nel senso dispregiativo che, anche in altri versi, il poeta toscano dava alla parola, e del quale si può cogliere un'eco nel carducciano «...manzonismo degli stenterelli» di Davanti a San Guido. Ma il Giusti scriveva nel 1841 quando già i successori, non tutti degni, di Luigi Del Buono avevano involgarito la maschera che questo attore aveva creato nell'ultimo decennio del Settecento. « Maschera » abbiamo detto, come si legge nei manuali che collocano Stenterello tra le ultime maschere dell'Arte, e invece avremmo dovuto dire « carattere » come persuade Guglielmo Amerighi nella colorita presentazione della figura del Del Buono premessa, con una selva di notizie, repertori e documenti, alla ristampa di tre commedie dello stesso attore. Dove, senza parere, l'Amerighi schizza un ritratto della Toscana sotto i Lorena, o meglio di una città che la sua rivoluzione l'aveva bell'e fatta, senza chiasso, prima dei francesi, con buona pace di un Giusti o di un Carducci che, nei loro trasporti risorgimentali, non scorgevano quale già matura civiltà albergasse, o sia pure sonnecchiasse, nell'anima borghese e popolana di Firenze. Ecco allora Stenterello, losì come il Del Buono gli diede vita scenica intorno al 1793, forse con qualche vaghissima reminiscenza di Pulcinella, al quale tuttavia Stenterello assomiglia assai poco, o del milanese Meneghino, 1 Piu vicino nel tempo e anche nella psicologia, eccolo identificarsi, appunto perché ca¬ i , , e ¬ rattere, con il suo pubblico, diventarne quasi il simbolo, « sia pure alla rovescia — osserva l'Amerighi — come accade ai comici », e farsi interprete delle difficoltà, dei problemi e anche delle chiusure mentali della piccola borghesia del tempo. Perciò il nome di Stenterello non vuol dire soltanto uomo patito e stento, ma ha anche un significato attivo, e quindi drammatico e teatrale, di uomo che pena, che arranca, i che si arrangia, e sempre stentatamente. Il Del Buono costruì il personaegio con la precisione che gli veniva dal suo mestiere di orologiaio esercitato sino ai trent'anni, gli diede un costume e il caratteristico codino, lo fissò egli stesso anche iconograficamente nell'atto di portare l'indice destro al capo e la mano sinistra alla tasca. Soprattutto gli inventò un linguaggio cavando ogni partito dalla parlata popolare fiorentina, cioè non d* un dialetto, ma da un vernacolo, con quelle accentuazioni e storpiature della lingua toscana, proprio nel punto che questa vinceva la sua battaglia come lingua italiana, che facevano andare in bestia i puristi. Ed è un linguaggio, o quasi un gergo, dove i bisticci e i giochi di parole, le allitterazioni, gli scioglilingua e gli spropositi sono di un'astrattezza e di una insensatezza che, senza il bisogno di trovarvi un presentimento dei deliri surrealistici, anticipano la comicità petroliniana della quale l'Amerighi indica nel Del Buono il legittimo capostipite. Di questo linguaggio e di questa comicità offrono un cospicuo esempio le tre commedie che il libro raccoglie: La villana di Lamporecchio, una delle prime, dove la bizzarra figuretta di Bisticcio è già, con le sue acrobazie verbali, uno « Stenterello assoluto », La bacchettona, addirittura sorprendente per la stringatezza dello svolgimento che le dà il taglio di un fulmineo sketch, e Ginevra degli Almieri che nella popolarissima vicenda della sepolti viva introduce, come « ladro in sepoltura spaventato dai morti e giudice spropositato », il personaggio di Stenterello. Alberto Blandi

Luoghi citati: Firenze, Ginevra, Lamporecchio, Lorena, Toscana