Fitti: si studiano nuovi sistemi Parlano inquilini e proprietari di Emilio Pucci

Fitti: si studiano nuovi sistemi Parlano inquilini e proprietari Anche se il blocco viene prorogato per un anno Fitti: si studiano nuovi sistemi Parlano inquilini e proprietari Il sindacato inquilini propone l'equo canone - La Confedilizia sostiene la necessità di un aiuto dello Stato ai proprietari di case affittate a basso canone - Le posizioni dei partiti (Nostro servizio particolare) Roma, 7 novembre. Il blocco dei fitti, anche se ormai appare scontata una sua nuova proroga dopo il 31 gennaio 1974, è un provvedimento logoro e ingiusto (per le disparità che crea fra proprietari e proprietari e inquilini e inquilini) che dev'essere sostituito al più presto da una più organica e moderna disciplina della materia. Su questo punto, insieme al rilancio dell'edilizia pubblica, si sono trovati d'accordo ieri sera i partecipanti alla tavola rotonda per una nuova impostazione della politica della casa in Italia, svoltasi nella sede della Confedilizia. Ma quali criteri si debbono seguire per uscire definitivamente dal regime di blocco? Gli oratori della tavola rotonda — Filippo Delli Santi, presidente della Confedilizia, Fausto Tozzetti, segretario del Sunia (il sindacato degli inquilini) e cinque deputati: Costante Degan (de), presidente della Commissione Lavori pubbici, Ugo Spagnoli (pei) e Fausto Quilleri (pli), vicepresidenti della Commissione speciale fitti, Francesco Colucci (psi), componente della stessa commissione, Alessandro Reggiani (psdi), presidente della Commissione Bilancio — hanno offerto differenti soluzioni. Il rappresentante degli inquilini, Tozzetti, ha auspicato che, dopo la scadenza del prossimo gennaio si dia corso ad una completa ristrutturazione del contratto di locazione, che dovrebbe divenire a tempo indeterminato e rescindibile, da parte del proprietario, solo per giusta causa. Contemporaneamente il Sunia propone, in via transitoria, una revisione dei canoni che riduca quelli troppo elevati (con diminuzioni da un minimo del 10 per cento a un massimo del 30 per cento, a seconda della data del contratto) e aumenti del 20-40 per cento per quelli bloccati prima del 1947. Tutto questo in attesa che venga introdotto un nuovo sistema basato sull'equo canone. Di diverso parere s'è mostrato il rappresentante della Confedilizia, Delli Santi, il quale si è chiesto come sia possibile pensare a una qualsiasi regolamentazione dei fitti, quando si sta generalizzando la stasi dell'edilizia abitativa (nei primi sei mesi dell'anno, rispetto allo stesso semestre del 1972, la costruzione di case si è contratta del 30 per cento; attualmente mancano 12 milioni di vani e altrettanti sono inabitabili). Occorre, comunque, trovare una via d'uscita che, a suo giudizio, potrebbe essere quella del «sussidio casa», cioè un versamento dello Stato ai proprietari che consentirebbe di coprire la differenza tra l'equo reddito che dev'essere assicurato all'investimento e l'equo canone dell'inquili- no. Delli Santi ha proposto, poi, la liberalizzazione del settore. Il comunista Spagnoli ha respinto queste proposte, sottolineando l'enorme costo che avrebbero per la collettività, e ha insistito sulla necessità che l'ulteriore proroga del blocco dei fitti anticipi gli elementi di una nuova regolamentazione sia del contratto che dei canoni, cominciando col depurare i fitti dai superprofitti. Della stesa idea s'è dichiarato il socialista Colucci, favorevole alla proposta dell'equo canone. Il democristiano Degan ha detto, invece, che bisogna cominciare a lavorare sulla proposta dell'equo canone tenendo anche presente l'ipotesi del sussidio casa. Per il momento, poi, l'unica soluzione possibile è quella di sperimentare sui casi marginali una politica di regolamentazione e di aiuto, intervenendo cioè, nei casi di fitti troppo alti o troppo bassi rispetto al reddito dell'inquilino. Per il socialdemocratico Reggiani sia il blocco sia l'è quo canone sono solo soluzioni provvisorie, in attesa che, grazie all'applicazione della «865» (la legge per la casa), al funzionamento dell'edilizia pubblica — che finora produ- ce solo il 3 per cento dell'edilizia globale, mentre, secondo i piani della programmazione, dovrebbe essere presente sul mercato il 25 per cento — e grazie ad adeguati strumenti urbanistici si raggiunga una sufficiente disponibilità di case. Carenza che è stata sottolineata anche dal liberale Quilleri, il quale ha rilevato che, secondo recenti statistiche, il 50 per cento della popolazione possiede una casa, mentre il 10-15 per cento non è in grado di pagare un canone per una casa «abitabile». Solo per dare un'abitazione a quest'ultima categoria si può, dunque pensare di ricorrere al sussidio casa ai proprietari. Per gli altri si dovrebbe studiare un meccanismo che, grazie a particolari provvidenze, consenta di divenire, da inquilini, proprietari della casa che si abita. Emilio Pucci

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