Un espresso impiega 20 giorni per arrivare di Francesco Santini

Un espresso impiega 20 giorni per arrivare Nelle Poste crescono caos e disagio Un espresso impiega 20 giorni per arrivare Il ministro Togni ha accusato i dipendenti di assenteismo ed ha proposto un corpo medico "per evitare gli abusi notevoli" - La Cgil provinciale nega i dati e dice: "Inoltre appare insostenibile la difesa delle agenzie private" - La Cgil nazionale: "Chiediamo le assunzioni straordinarie e la meccanizzazione di alcuni servizi" (Nostro servizio particolare) Roma, 7 novembre. Il nuovo ministro delle Poste, Giuseppe Togni, ha promesso che in un futuro abbastanza lontano la corrispondenza sarà distribuita di nuovo due volte al giorno. Poi, in Parlamento, ha sparato a zero sui 180 mila dipendenti del suo dicastero. Li ha accusati di assenteismo, con punte del 50 per cento, « che significa 90 mila assenti », ed ha proposto un corpo medico « per evitare gli abusi notevoli ». Ha rincarato !a dose, denunciando come false le 800 mila ore di straordinario erogate ogni mese al personale e si è detto deciso a moralizzare l'amministrazione. Il suo predecessore, il ministro Giovanni Gioia, ricordano i sindacalisti, si lanciò nella stessa promessa della posta due volte al giorno, ma commise l'errore di impegnarsi per un futuro « abbastanza prossimo ». Poi, nella riunione di Palazzo Chigi che chiuse la lunga vertenza dei postelegrafonici — afferma Bonavoglia, segretario nazionale dei postelegrafonici della Cgil — scavalcò le confederazioni, per sconfessarle dinnanzi alla base offrendo più denaro di quanto i sindacati stessi non chiedessero. Di fronte al ministro che promette la doppia distribuzione, c'è il consiglio di un sindacalista romano, Silvano De Paolis, segretario della Fip-Cgil provinciale che dice: « Prego, per questo Natale, non spedite gli auguri, arriverebbero a Pasqua ». Lo slogan non è piaciuto ad Aldo Bonavoglia che afferma: « In questo modo si fa il gioco del ministro; si esaspera una situazione di caos ancora risolvìbile; si favorisce la manovra oscura ma sempre più decisa di consegnare in mani private la fetta più ricca del servizio pubblico: proliferano le agenzie di recapito, la stessa amministrazione, appena è possibile, cede ad improvvisate società la distribuzione degli espressi. E questo non per favorire gli utenti, ma per arricchire personaggi senza scrupoli, che affidano la corrispondenza a chiunque, a un tanto al pezzo, senza alcuna garanzia ». Alla Camera il ministro Togni ha dichiarato che in occasione dell'ultimo sciopero del personale a Roma per 11.000 espressi e 3000 pensioni il ricorso alle agenzie si è reso inevitabile. «Faccio presente — ha detto — che la consegna di un espresso o di un telegramma viene a costare in tal modo all'amministrazione ben 280 lire, quindi molto di più dell'importo pagato dall'utente». Ha ricordato però che a prevedere l'appalto della distribuzione postale c'è un decreto amministrativo, ed ha aggiunto: «Le agenzie, sottoposte alla vigilanza periodica degli organi ispettivi offrono le do vute garanzie per una correi ta esecuzione del servizio» «Togni — dice De Paolis — minaccia l'istituzione di una polizia sanitaria per combat tere l'assenteismo. Non ha però spiegato come e quando si raggiunge il cinquanta per cento di assenze. I nostri dati ci danno punte del 15 c'è de. pensare che il ministro abbia considerato come "assenteisti" i dipendenti in ferie nei mesi di luglio e agosto. Difendere poi le agenzie private appare insostenibile. Il nostro sciopero, e questo va detto, prevedeva la consegna di tutte le pensioni. Perché allora, se non per favorire le agenzie di recapito, sono state affidate alla distribuzione privata 3000 pensioni?». L'ultima agitazione, lo sciopero bianco che tra il 10 e il 24 ottobre ha paralizzato le poste romane, secondo De Paolis, poteva essere evitata. «L'8 ottobre — spiega — è arrivata una circolare del ministro Togni che proibiva ai dipendenti di superare con gli straordinari le 70.000 lire al mese. Siamo scesi in sciopero perché, sebbene i sindacati abbiano sempre osteggiato la proliferazione dei cottimi, non si può decurtare, all'improvviso, la busta paga. Nella vertenza abbiamo inserito una serie di richieste improcrastinabili; nuove assunzioni, meccanizzazione degli impianti, condizioni più umane di lavoro». Lo sciopero, unitario all'inizio, ha visto la CisI e la Uil ritirarsi due giorni più tardi, quando il direttore generale del ministero. Principe, ha convocato i sindacati per far sapere che la circolare del ministro poteva considerarsi sospesa. «Ci ha chiamati — racconta De Paolis — e ci ha investito. "Avete vinto, avete vinto — ci ha detto — da domani, in quella fogna di Roma-ferrovia quei bravi lavoratori potranno tornare a guadagnare in modo incontrollato: riavranno lo straordinario che, senza alcun diritto, hanno sempre avuto"». «Che Roma-Ferrovia sia una fogna — dice De Paolis — è vero: lo denunciò per primo, due anni fa, il pretore Amendola quando, nel corso di un'ispezione, si accorse che gli operai lavoravano sotto terra, senza garanzie igienicosanitarie. Chi ha agganciato però i cottimi allo straordinario? Lo ha sempre fatto l'amministrazione per evitare nuove assunzioni. Noi, quindi, lo sciopero l'abbiamo prolungato proprio per far capire che se si vuole risolvere la situa zìone si devono ristrutturare\i servizi senza costringere i dipendenti a smistare in sette ore 12.000 lettere su 45 caselle: è un lavoro che uccide, indegno di un paese civile». Il primo scontro tra amministrazione centrale e dipendenti romani ha inasprito le posizioni. «Adesso, dice Bo- navoglia, stiamo tentando di ricucire una situazione precaria che alla vigilia del periodo caldo di Natale va evitata: proprio oggi abbiamo presentato a livello nazionale un piano di ristrutturazione a breve scadenza: chiediamo una serie di assunzioni straordinarie e la meccanizzazione di alcuni servizi. Per le polemiche ci sarà tempo più avanti: per ora atteniamoci alla realtà. In Parlamento il ministro ha polemizzato con il sindacato provinciale: "per Roma — ha detto — la caren- za di Personale postelegrafo- nico è di 1600 unità; sono pri vi infatti di ogni credito i dati della segreteria provinciale della Fip che indica il fabbisogno in oltre 3000 unità». 1600 o 3400 sono sempre un esercito: l'importante è che arrivino al più presto e, con loro, le lettere agli utenti». Per ora la situazione è vicina alla paralisi: telegrammi al rallentatore, espressi in 20 giorni, come quello che oggi è arrivato alla redazione romana del nostro giornale: impostato a Roma il 12 ottobre, come attesta l'affrancatura, è stato recapitato stamane con la posta del mattino. C'è comunque una notizia confortante: la Camera ha cominciato ieri sera l'esame del disegno di legge che prevede uno stanziamento di 150 miliardi in cinque anni per la costruzione di tremila edifici da destinare a sedi di uffici locali dell'amministrazione delle Poste. Roma, da anni, attende otto nuovi uffici di quartiere ed è di questi giorni l'annuncio che per il '75 si inizieranno i lavori di due nuovi uffici principali: al Tuscolano e al Portuense. Francesco Santini

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