Illustre fisico dissocia vivacemente le sue ricerche dall'attività dei clinici

Illustre fisico dissocia vivacemente le sue ricerche dall'attività dei clinici Uno scienziato ospite scomodo al processo dei cattedratici Illustre fisico dissocia vivacemente le sue ricerche dall'attività dei clinici Gleb Wataghin è membro del consiglio direttivo del Centro fisico-biologico che ha sede nell'istituto di Dogliotti. Ha detto: "Mai saputo niente dei proventi né delle cure; figuratevi se noi ci occupiamo di queste cose" - Una testimonianza a favore del prof. Midana: "Prendeva meno di quanto gli spettasse" - Un'altra, di una segretaria, ha messo in difficoltà Morino: "All'Università mi dissero: Certo che non vi paghiamo; la clinica non ci ha mai versato un soldo" Un fisico (Il rinomanza internazionale, il prof. Glcb Wataghin, settantaquattrenne di origine russa, 6 stato Interrogato ieri mattina dal presidente lannibelli In merito alla funzione e alla finalità del Centro fisicobiologico che ha sede nella cllnica medica diretta dal prof. Dogliotti. E' stata una testimonianza vivace c interessante ed anche l'unica nota di colore nella monotona e grigia udienza, Incominciata alle 9,30 e terminata a tarda sera. Prima dello scienziato, hanno deposto 1 testi del prof. Midana, ex direttore della clinica dermosifilopatica: la segretaria Margherita Bracciforte, 11 direttore amministrativo dell'ospedale San Lazzaro, Ezio Magnano, infine il neo-direttore della cllnica (è in carica da tre giorni), prof. Giuseppe Zina, il quale ha spiegato, la particolare gestione universitaria e ospedaliera della clinica. « Lavoro nell'Istituto — ha detto — da più di 20 anni: la regolamentazione dei proventi è avvenuta gradualmente, attraverso varie modifiche. Innanzitutto gli introiti degli esami di laboI ratorio erano versati interamente all'Università perché le attrezzaI ture erano universitarie. Lo stesj so per il servizio di fisioterapia I che, all'inizio, era svolto da personale universitario con appa1 recchi universitari, ma in segui| to fu integrato con personale o| spedaliero: nonostante questa vaI riazione, i proventi furono sempre versati al 100 per 100 alta Università. « Per gli altri proventi ambulatoriali — ha proseguito Zina — si eseguivano i versamenti sul bollettario C dell'Ateneo: la somma che ci veniva restituita, detratta l'aliquota spettante all'o| spedale, era divisa tra il personale universitario. Per la ripartizione degli altri proventi (cioè dì quelli dei pensionanti paganti iti proprio) non si seguiva il cri- lerìo del 4.2,1 perché, a nostro \ avviso, provocava delle dispari-1 tà di trattamento. Non era giù- ! sto che. ad esempio, un assi- j stente anziano, che avesse ese- ■. guito un servizio impegnativo, percepisse la stessa somma di un giovane assistente per un esame di poco conto. I « Per la ripartizione quindi, si considerava sia l'anzianità di servizio del medico sia l'importanza della prestazione. Con questo criterio, ritengo che il prof. Midana abbia percepito somme inferiori a quelle che gli sarebbero spettale di diritto con la classica ripartizione del 4,2,1 ». . Lasciata la gestione della cli| nica dermosifilopatica, il tribu; naie è tornato ad occuparsi del reparto « scintigrafia-captazioni », I il punto nero dei capitolo Doi gliotti, che tanto Alo da torcere | ha dato, e continuerà a dare, ai j giudici incaricati di accertare, i nel limite del possibile, la veri- tà. Com'è noto 1 proventi di questo reparto (diretto di fatto dall'ex suora Giuseppina la quale si serviva di bollettari né universitari né ospedalieri) erano versati su un conto « particolare », il 32S. Porta a porta con il reparto « scintigrafia », c'era il Centro fisico-biologico, un ente autonomo creato per iniziativa del prof. Valletta nel 1954 con finalità di ricerca scientifica. Qualche tempo dopo il centro si arricchì del «betatrone», un'apparecchiatura che produce radiazioni potentissime. Ha spiegato il prof. Wataghin: « Faccio parte del consiglio direttivo del Centro fisico-biologico (finanziato dalla Fiat, dalla Università e dal CNR) ma non mi sono mai occupato di prestazioni sanitarie. Il betatrone veniva usato da noi. fisici, al pomeriggio per la ricerca scientifica: al mattino dai medici per le applicazioni sanitarie (cura radioattiva di tumori, ndr.). Perciò io non ho mai saputo nulla del proventi. Ero completamente estraneo a tutto ciò che riguardava i malati. Figuriamoci poi se noi. del consiglio direttivo — scienziati, ricercatori e ingegneri — ci saremmo presi delle responsabilità di questo genere... ». Ma quali rapporti esistevano tra il Centro e il reparto scintigrafia? « Nessuno » ha ribattuto con vivacità il fisico, al quale premeva, e a ragione, tenere ben distinta la ricerca scientifica da qualsiasi attività sanitaria e relativi compensi. « Io mi sono sempre dedicato allo studio e all'insegnamento: di " quelle cose " non mi sono mai occupato. La mia équipe di fisici ha fatto delle scoperte importanti, mi si perdoni l'immodestia». Esclusa in modo così chiaro ed esplicito qualsiasi ingerenza del Centro nella gestione dei proventi del reparto « scintifigrafla », la cui destinazione continua cosi ad essere relegata nel limbo dei bollettari « fantasma », è proseguito l'interrogatorio dei testimoni, con la deposizione del prof. Gian Michele Moiinatti che assistette al ritrovamento, da parte del prof. Dogliotti, dei bollettari nell'ufficio dell'ex suora. Esaurita la posizione Dogliotti, i giudici hanno preso in esame quella del prof. Morino. La segretaria di patologia speciale chirurgica, Anna Maria Ordazzo, ha riferito che il prof. Morino, quando assunse la direzione della clinica, si informò di come andavano le cose sotto la direzione del prof. Biancalana, e gli fu risposto: « Il prof. Biancalana, per un certo periodo, versò alcune somme all'Università per la retribuzione degli assistenti straordinari. Ma quando questi non ci furono più. anche i versamenti cessarono ». E Morino si uniformò a questa prassi. Più grave la testimonianza di un'altra segretaria, la signorina Maria Damonte. « Venni a sapere che a noi, personale non insegnante, dipendente dall'Università, spettava una quota dall'Università stessa e mi recai a chiedere informazioni al ragioniere capo dell'Ateneo, perché questi soldi non li avevamo mai visti. Mi rispose: " Certo che non vi paghiamo: la cllnica non ci ha mal versato una lira" ». E' intervenuto il prof. Morino: « Io ho sempre versato all'Università l proventi degli ambulatori per i paganti in proprio. Se poi l'Università non ha pagato il personale, non è colpa mia ». Ha aggiunto la Damonte: « Nel giugno del '69 abbiamo scritto una lettera al prof. Morino per sollecitare questi soldi ». Pubblico ministero: « Lei lavora per l'Università dal '45: in tutti quegli anni non ricevette richieste dall'Università per l mancati versamenti della clinica? ». Teste: « No, mai ». Logico il commento dei difensori, avvocati Chiusano e Bellu, di Cagliari: « Se i versamenti non si facevano dal '45, perché è stato incriminato soltanto il nostro assistito che ha assunto la direzione nel '69? ». Il processo continua. Sergio Ronchetti Gleb Wataghin, Renato Morino e Maria Damonte depongono in tribunale

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