Gli agricoltori: "Abbiamo sopportato il peso maggiore del blocco-prezzi,,

Gli agricoltori: "Abbiamo sopportato il peso maggiore del blocco-prezzi,, Nostra intervista con il presidente della Conf agricoltura Gli agricoltori: "Abbiamo sopportato il peso maggiore del blocco-prezzi,, Alfredo Diana sostiene che è stata una "incongruenza" aver bloccato i prezzi dei prodotti agricoli, ma non quelli delle merci necessarie a produrli - Nel frattempo è quadruplicata la quotazione della soia (importata dagli Usa) per il bestiame e di altri mangimi - Ora verranno sbloccati i prezzi della pasta e della carne (Dal nostro inviato speciale) Roma, 6 novembre. Verranno aumentati i prezzi, bloccati in luglio, di almeno quattro prodotti alimentari: tra questi sicuramente la pasta e la carne. Lo afferma il presidente della Confagricoltura, Alfredo .Diana. Sostiene che il calmiere sul bestiame vivo è illegale, perché la legge votata dal Parlamento non comprendeva questa voce: l'ha aggiunta il ministero dell'Industria, dopo l'approj vazione delle Camere. Ferrari j Aggradi ha protestato, ma inì vano. Comunque, c'è già una ! sentenza, emessa dal pretore ! di Lendinara, che ne conferi ma l'illegittimità. «Il governo diceva che avrebbe chiesto sacrifici a tutti — afferma Diana —. Per la verità, è stata l'agricoltura a sopportare il maggior peso». Sostiene che è stata un'incongruenza aver bloccato i prezzi di 21 prodotti — quasi tutti alimentari, quindi agricoli —, ma non quelli delle merci necessarie per produrli: macchine, mangimi, carburanti. «Anzi, il governo ha aumentato il prezzo della benzina e del gasolio per Va- ! gricoltura, senza neppure la i certezza di poter assicurare i •. rifornimenti». Il prezzo della ! soia, prodotta soltanto negli Stati Uniti e indispensabile agli allevatori, s'è quadruplicato tra il primo semestre '72 e il primo semestre '73; quasi identico l'aumento delle farine di pesce e di carne, anch'esse usate per nutrire gli animali; arachidi, girasole e colza, necessari per l'olio di semi, costano il doppio. Di fronte a queste impennate, è impossibile produrre carne, o latte, a prezzi bloccati. Infatti, molte stalle stanno chiudendo: i contadini preferiscono coltivare i cereali, che oggi offrono prezzi più remunerativi e richiedono meno mano d'opera. Ma diminuire ancora la produzione nazionale di carne, o di prodotti alimentari in genere, sarebbe un suicidio. Gli ultimi dati della bilancia agricolo-alimentare sono disastrosi: siamo già sotto di 1700 miliardi, alla fine dell'anno toccheremo la punta vertiginosa di 2200-2300 miliardi. «Forse non ci si rende con- to — continua Diana — del pericolo che si corre spenden do ogni giorno quasi sei mi liardi per acquistare all'este- ro generi alimentari. Come si può parlare di calmiere, quando si dipende da altri Paesi per quasi la metà della carne consumata?». Si possono bloccare i prezzi di quella prodotta in Italia, ma le quotazioni internazionali sono libere. Così per i cereali, i semi oleosi, il caffè, i formaggi. Importiamo anche latte, pur non avendone bisogno, perché i francesi ricevono dalla Cee contributi per l'esportazione. E quei contributi li paga, in parte, anche l'Italia. Sembra un'assurdità, ma è cosi. Quando, in primavera, la lira si staccò dal «serpente monetario» europeo, che assicurava alla nostra moneta un rapporto costante con le altre valute della Comunità, la Francia e la Germania non si accontentarono del fatto che l'unità di conto le avrebbe garantite da qualsiasi rischio, anche esportando in Italia. Hanno chiesto, e ottenuto, delle sovvenzioni comunitarie, per coprire rischi che non c'erano. Cosi non solo producono latte più a buon mercato di noi, ma ricevono anche da 20 a 50 lire il litro come «sovvenzione». E' facile intuire quale insostenibile concorrenza facciano ai nostri allevatori. Eppure, ricorda Diana, la Cee è un carro dal quale non possiamo staccarci. Anzi, vi dobbiamo rimanere sopra a tutti i costi, anche se rischiamo, per colpa nostra, di non utilizzare i vantaggi che ci of- fre. L'esempio più clamoroso ,e quello delle «direttive co-Lm^^^^^V^^lme che prevedono stanziamenti per migliorare e ingrandire le aziende agricole, con il pensionamento anticipato dei contadini anziani. Per poter applicare le «direttive», ognuno dei nove Paesi deve approvare una propria legge nazionale. La scadenza è 1il 31 dicembre: ce la farà il nostro Parlamento a votarla in tempo? In caso contrario, jperderemmo l'ultima occasioj ne per usufruire dei contribu' ti comunitari e resteremmo tveramente affidati solo a noi !stessi. IQuesta è anche un'occasio-1o ne per avere finalmente qual cosa dalla Comunità, dopo che la «politica dei prezzi» ha favorito soprattutto Francia e Olanda. Questi due Paesi, nel periodo 1962-'70, tra il denaro dato e quello ricevuto, hanno un saldo attivo rispettivamente di 570 e 252 miliardi di lire. Per l'Italia, invece, esiste un passivo di 223 miliardi; gli unici prodotti che hanno beneficiato dei fondi Feoga sono il grano duro e l'olio d'oliva. Con le «direttive)), potremmo anche noi avere la nostra parte. «Queste norme comunitarie — dice Diana —, anche se migliorabili, per adesso rappresentano una risposta concreta alla necessità d'una politica nuova per l'agricoltura, una politica che tenga conto principalmente dell'efficienza dell'impresa». «Se avessimo 200 mila aziende ben organizzate, basterebbero Ò00 mila addetti (invece dei 3 milioni e mezzo attuali) per produrre tutti i generi alimentari di cui c'è bisogno, non oggi o l'anno prossimo, ma nel 1980. Non lo affermo 10 — precisa Diana —, l'ha detto Medici, e quindi mi pare che si possa credere a questa affermazione». In mezzo a tanta crisi, ci sono oggi in Italia imprese agricole efficienti e bene organizzate. Per mostrare a tutti anche questa realtà «positiva» del nostro mondo verde, la Confagricoltura ha indetto l'operazione «cancelli aperti»: una serie di visite guidate, in collaborazione con l'Agriturist (Associazione agricoltura e turismo) in imprese di diverse regioni italiane. Saranno mostrate ai cittadini, ai giornalisti, alle autorità, agli studenti le varie fasi del processo produttivo agricolo, in modo che tutti possano rendersi conto dello sforzo che gl'imprenditori affrontano per soddisfare le crescenti necessità alimentari del Paese. E' un modo per avvicinare di più la città alla campagna, 11 produttore al consumatore. L'operazione «cancelli aperti» partirà domenica prossima, 11 novembre, data d'inizio dell'annata agraria, con la visita ad alcune aziende agricole in provincia di Reggio Calabria. Il 25 novembre e il 2 dicembre, altre visite nelle province di Cosenza e di Catanzaro. «Partiamo dal Sud — spiega Diana — perché in questo momento si stanno raccogliendo le olive e gli agrumi, ma anche perché il Mezzogiorno è la zona che ha più bisogno di essere cono- sciuta, specie il Sud agricolo». Qui, continua, non bisogna ripetere l'errore già fatto in altre parti d'Italia, dove si è puntato tutto sull'industria. «E' vero, l'agricoltura non basta per il Sud, ma l'industria dev'essere collegata alla prò- j duzione agrìcola, per esempio per trasformare e conservare i prodotti». In Calabria, precisa Diana, non c'è nulla. Se si vogliono fare i pomodori in scatola, bisogna trasportare gli ortaggi fl B m Campania. n presiden. , d „ confagricoltura teme, L Calabria nettamento dì ltnavatAe che non soltanto non serviranno all'agricoltu- ra, ma che le toglieranno spazio proprio nelle tre sole piccole pianure disponibili: Sibari, dove si costituirà la centrale termoelettrica, Sant'Eufemia Lamezia, dove sta per sorgere un grosso stabilimen- 110 chimico, Gioia Tauro, dove sorge.rà il centro siderurgico, «N0n vorrei che fossero delle j "cattedrali nel deserto" — di¬ ce Diana —, o meglio che provocassero il deserto attorno a t sé». E cita l'esempio di un'a ! zienda agricola — fragole sot I to plastica — che con soli 80 1 ettari dà lavoro, tutto l'anno. a 500 donne. Livio Burato

Persone citate: Alfredo Diana, Livio Burato