La logica dei militari

La logica dei militari La logica dei militari Gli scontri violenti avvenuti domenica ad Atene smentiscono crudamente la pretesa di Papadopulos di essere il capo di una «democrazia ideale». Monarchia o repubblica, governo composto da civili o da militari, non sono questi aspetti formali che caratterizzano il regime greco; nella sostanza esso rimane sempre un regime autoritario, ben lontano da qualsiasi democrazia. E' vero, d'altra parte, che è bastato un minimo allentamento del rigore repressivo perché subito la protesta popolare si manifestasse allo scoperto: un episodio, indubbiamente, ma sintomatico della precaria situazione di fondo del regime. La debolezza essenziale, dietro l'apparente « solidità » comune ad ogni dittatura, sta nell'isolamento in cui il gruppo al potere si trova di fronte al Paese. Quando si impadronirono della Grecia con il colpo di Stato del 21 aprile 1967 (da essi spacciato per rivoluzione) Papadopulos e gli altri colonnelli furono subito qualificati come fascisti; e lo erano certamente, nel senso più ampio del termine, anche se, a rigore, costituirono un surrogato del vero e proprio fascismo: mancava ad essi, infatti, quella base di massa che il fascismo classico, l'italiano o il tedesco, era pur riuscito a procurarsi, sia pure limitata e parziale. Intorno e dietro ai colonnelli, invece, c'era il vuoto più completo; non li appoggiava nemmeno la destra tradizionale, che pure in Grecia era robustamente conservatrice o addirittura reazionaria. In sei anni e mezzo, da che dura il regime, il vuoto non è stato per nulla colmato. La monarchia, punto naturale di riferimento della destra, si è sentita esautorata e scavalcata ed ha tentato di riaffermarsi con fl'tiòlpó di re Costantino del dicembre Ì967, male organizzato e peggio realizzato, pure meschinamente fallito. Karamanlis, per citare solo il maggior esponente della vecchia classe politica di destra, per lunghi anni primo ministro di un regime «forte», è passato all'opposizione e se ne è andato in esilio. All'opposizione, inutile dirlo, si sono egualmente collocati il centro e la sinistra del vecchio schieramento, dai liberali e democratici sino ai comunisti. Alla base, quando non vi era aperta ostilità al regime, regnavano l'indifferenza e l'estraneità; tanto che i colonnelli, non fidandosi dei greci o comunque non illudendosi di poterli attrarre, non hanno neppure organizzato il partito unico di regime che solitamente le dittature del genere provvedono à costituire dopo la presa del potere. Quella greca era dunque, come si suol dire, una dittatura nuda e cruda, che si reggeva solo sulla polizia e sulle forze armate. Ma su queste ultime Papadopulos e colleghi, benché essi stessi militari, non potevano pienamente contare, non da ultimo per le tradizioni monarchiche di una parte del corpo degli ufficiali. L'episodio del cacciatorpediniere Velos', che il 24 maggio scorso si è rifugiato in Italia, ha messo in rilievo questo aspetto della situazione ed ha offerto a Papadopulos l'occasione per il tentativo di «liberalizzare» il regime. I veri motivi del tentativo erano però, da una parte, l'impossibilità di continuare a reggersi nel vuoto, dall'altra parte la necessità di venire incontro alle pressioni degli Stati Uniti e dell'Occidente in genere perché il regime si desse almeno un volto «decente». Anche la protesta studentesca, manifestatasi vigorosa quest'anno nonostante la dura repressione, ha contribuito a spingere verso la «liberalizzazione». Così Papadopulos, che già dal marzo 1972 aveva assunto la carica di reggente, il 1° giugno ha eliminato la finzione monarchica, proclamando la repubblica; poi, il 29 luglio, ha fatto approvare da un plebiscito sia la nuova forma istituzionale sia la propria ascesa alla presidenza, per otto anni. Infine, un mese fa, ha ripescato un esponente di destra della vecchia classe politica, Markezinis, e gli ha affidato il posto di primo ministro, alla testa di un governo di civili. L'opera dovrebbe essere completata, l'anno venturo, da elezioni parlamentari. I poteri che Papadopulos si è riservato e la natura stessa del regime lasciano estremamente dubbio che politicamente si apra un'era migliore per la Grecia. Anche

Persone citate: Karamanlis, Papadopulos

Luoghi citati: Atene, Grecia, Italia, Stati Uniti