Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissati è uno Stato fantasma di Luca Giurato

Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissati è uno Stato fantasma La "provincia d'oltremare,, di cui l'Onu ha riconosciuto l'indipendenza Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissati è uno Stato fantasma Con questa dichiarazione il leader di Lisbona ha rotto il silenzio ufficiale sull'anacronistica guerra coloniale che il Portogallo conduce da un decennio in Guinea, Angola e Mozambico - Ogni settimana appaiono sui giornali le liste dei caduti, e lo sforzo bellico costa al piccolo Paese la metà delle risorse nazionali (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 3 novembre. L'elenco è sempre uguale, e viene pubblicato uno-due volte la settimana dai giornali. Cambiano solo i nomi: sono quelli degli ufficiali e soldati portoghesi caduti in Africa per difendere le «province d'oltremare dai terroristi». E' tutto quello che il regime comunica all'opinione pubblica sulla guerra coloniale in Guinea, Angola e Mozambico che dissangua le risorse umane ed economiche di un Paese che ha già il reddito medio più basso d'Europa (390 mila lire all'anno a persona) e un terzo della popolazione attiva emigrata (quasi un milione e mezzo di persone). Ogni tanto, accanto agli elenchi vengono pubblicate «notizie» come questa, che riprendiamo testualmente tra le tante dal quotidiano Novitades: «Nella Guinea portoghese, terroristi attaccano le popolazioni indifese che gli negano appog¬ gio... Tutti gli atti violenti scavano un fosso sempre più profondo tra gli attaccanti e le popolazioni, e dimostrano le gravi difficoltà in cui quei movimenti si dibattono». La guerra coloniale, con i suoi massacri nel Mozambico denunciati al Times da padre Hastings, sono argomenti tabù: il regime ha vietato che se ne parlasse anche durante i 30 giorni della campagna elettorale. E' una guerra alla quale il Portogallo destina il 43 per cento (ma c'è chi dice il 51 per cento) del bilancio nazionale e che aggrava tutti i problemi interni (il servizio militare dura 4 anni e due sono obbligatori nelle colonie) di un Paese la cui economia è ancora dominata dal grande latifondo e che non ha una industria tra le prime 100 del mondo. Ma il regime vuole il silenzio e cinque candidati dell'opposizione che hanno voluto romperlo durante i «30 giorni» sono finiti in galera e dovranno attendere sei mesi per parlare con i loro avvocati. Altri, più fortunati, sono riusciti a parlarne ricorrendo a questo espediente: si interrogavano a vicenda (al pubblico presente ai comizi, svoltisi in ambienti chiusi per disposizione della polizia, era proibito intervenire) su esperienze di vita personali, e poiché ognuno aveva fatto servizio militare, si riusciva così a parlare del dramma africano. Il servizio più grosso all'opposizione, su questo argomento-tabù, l'ha reso, involontariamente, proprio Marcello Caetano, e attraverso il mezzo di comunicazione più potente e capillare, la tv. Nel discorso pronunciato alla chiusura della campagna elettorale, il primo ministro ha dedicato tutta la parte rentrale «ai terroristi dei movimenti di pseudoliberazione dell'Oltremare portoghese». Vale la pena di registrare alcuni passi del suo intervento; sia perché sono la dimostrazione più eloquente di come il capo dì regime fascista «spiega», nel pieno monopolio dell'informazione, una guerra coloniale; sia perché per la prima volta 10 milioni di cittadini hanno sentito parlare tanto a lungo e tanto diffusamente di un avvenimento che impegna 200 mila soldati dal '61 nell'Angola, dal '63 nella Guinea e dal '64 nel Mozambico. Caetano ha cominciato fingendo quasi di ignorare che da qualche tempo la Guinea ha proclamato la sua indipendenza e ha citato, mentre la telecamera riprendeva in primo piano un suo sorriso ironico, «un nuovo Stato che chiamano Guinea-Bissau, uno Stato-fantasma». «Migliaia di persone sono passate per la Guinea portoghese — ha continuato Caetano — sanno che questa provincia si trova tra due territori ex francesi, a nord il Senegal, e a sud l'antica Guinea francese, oggi repubblica di Guinea, conosciuta come Guinea-Conakry per distinguerla dalla nostra Guinea. E' nella Guinea-Conakry, dispoticamente governata da un pazzo chiamato SekouTouré, che hanno le loro basi politico-militari i gruppi terroristi antiportoghesi». Dietro queste parole vi sono dei fatti duri. E' una realtà indiscutibile che il governo portoghese (nonostante lo scetticismo dei conservatorimoderati, il distacco prudente ma costante delle alte gerarchie ecclesiastiche, l'opposizione dei social-comunisti e del basso clero) punta ancora sulla speranza della vittoria militare. Vi punta anche perché ha coinvolto tanti e tali interessi di grandi «trust» stranieri nelle immense ricchezze dei territori africani (diamanti, ferro, tè, caffè, zucchero, manganese, bauxite) che ormai è fortemente condizionato. Di certo, intensifica le operazioni, organizza complotti contro i governi degli Stati vicini alle colonie portoghesi e contro i dirigenti dei movimenti di liberazione, «risponde» alle denunce dei massacri nel Mozambico lasciando che truppe boere della Rhodesia e dell'Africa del Sud varchino i confini di quel territorio martoriato per combattere a fianco dei soldati portoghesi nella provincia del Tete, ormai da più di due anni sotto l'amministrazione del «fronte di liberazione» (Frelimo). Le battaglie sono durissime. Agli attacchi boero-portoghesi, i partigiani rispondono con una offensiva contro la capitale Lourenco Marques con detta non solo con cannoni e mortai ma con missili terraterra e terra-aria. «E' il nostro saluto di benvenuto al nuovo comandante in capo all'esercito portoghese in Mozambico», dicono al «Frelimo». Il ministro delle province d'oltremare è stato infatti costretto a richiamare in patria il generale Kaulza de Arriaga, che nell'aprile del 70 aveva assunto il comando delle truppe in Mozambico e che ira considerato uno dei più brillanti ufficiali portoghesi. Lo ha sostituito il generale Tomos José Basto Machado, ma il territorio del Frelimo si sta sempre più allargando. Luca Giurato

Persone citate: Arriaga, Lourenco Marques, Marcello Caetano, Tomos José Basto Machado