Fumetti e i cimeli di capitan Salgari di Stefano Reggiani

Fumetti e i cimeli di capitan Salgari Il Salone dei Comics a Lucca Fumetti e i cimeli di capitan Salgari Accanto ai trionfi editoriali dei disegnatori moderni sono esposti i patetici ricordi dello scrittore veronese (Dal nostro inviato speciale) Lucca, 3 novembre. La « tigre di Verona », pallida c malinconica immagine ferina, si aggira per le vie di Lucca, chiamata incautamente dagli organizzatori del nono Salone dei Comics. Quanto tempo è passato da quando Emilio Salgari scriveva in miseria le sue vicende avventurose? Oggi gli croi delle storie disegnate mantengono decorosamente i padri, oggi Sandokan potrebbe fare la pubblicità agli aperitivi (« Bevete, tigrotti di Mompracem ») e ripagare il suo inventore con larghezza. Il salone di Lucca non ha comunque il confronto patetico e crudele. Vicino ai trionfi editoriali dei fumetti, ha raccolto in due mostre le vecchie copertine salgariane e i cimeli dello scrittore, segnandoli con quel nome (La tigre di Verona) che vorrebbe essere impudentemente un atto di riparazione. Al Baluardo di San Rogolo sono esposti i disegni che ornarono lungo i decenni i romanzi d'avventura (con i contributi di Gamba, Moroni-Celsi, Linzaghi, Albertarelli) ; alla Biblioteca statale si trovano i documenti sulla vita dell'autore, ed è questa esposizione, presentata da Rolando Jotti, la più curiosa e dolente, per chi abbia ricordi di antiche letture (e per uno che conosca sin dalla nascita Verona c la domesticità delle sue tigri). Ecco in un'immagine il volto dello scrittore con baffoni rivoltati all'insù e sguardo da navigante: si fece sempre chiamare abusivamente capitano. Sono gli anni dei primi successi veronesi, dei romanzi disputati in appendice, dell'attività giornalistica, delle occhiate trafiggenti alle ragazze. Una attrice dilettante, Ida Pcruzzi, riceve recensioni troppo benevole sul giornale cittadino. Salgari, giovane critico è mosso dall'amore, dapprima solo epistolare. Lei scrive: « Mi ami sinceramente, o hai lusingalo mia madre per fare di me aio trastullo? ». Lui risponde, su carta intestata del giornale L'Arena: « Stanco di te? Gran Dio, è appena cominciata la nostra relazione... ». Si sposeranno nel 1892, la prima figlia avrà nome Fathima, come la « lavorila del biadili ». Salgari ha preso a riempire le sue carte di appunti scientifici c geografici, c s'è immerso in un mondo fantastico dal quale uscirà solo per la pazzia della moglie, con il suicidio. Ma che sarebbe accaduto se gli editori avessero fatto parte con lui dei guadagni realizzati attraverso i romanzi? La mostra segue Salgari a Torino, a Genova, poi ancora a Torino. Lo scrittore ha quattro figli, moglie, suocera e cameriera, come allora usava anche presso i borghesi più affamali. Ecco la lettera dell'editore Bemporad: « Riguardo alla vostra richiesta di anticipo siamo spiacenti di non potervi favorire ». Ecco la lettera di un ammiratore: « Non è forse vero che anche una mente fredda e colpevole si migliora leggendo quei fogli cos'i pieni di elette espressioni?» poi, anno 1911, la lettera di congedo ai familiari (« Non vi lascio che 150 lire ») e quella durissima agli editori che lo hanno sfruttato (« Vi saluto spezzando la penna»), 1 due foglietti, scritti con minuta grafia, furono trovati in tasca al suicida sulla collina torinese, nel luogo chiamato Bosco del Lauro. Dicono i curatori: Salgari era un fanciullo mai cresciuto, un bambino terribile che inventava Sandokan e le tigri della Malesia (ma che non riuscì ad espugnare gli editori). Forse per contrasto, sull'onda dei pensieri cinici, li seguono invisibilmente per le vie di Lucca, lungo il tragitto dalla Biblioteca al Teatro del Giglio, altri due personaggi, fra quelli che gli organizzatori hanno stipato al Salone: Pinocchio e Mafalda, bambini terribili senz'ombra patetica. Il primo ha per se una bella mostra iconografica curata da Luisa Bcrnacehi, la seconda è venula in compagnia dell'autore, Quino, e di una serie di film d'animazione, appena prodotti. Il primo nacque per ragazzi c divenne una lettura da intellettuali, la seconda « è già una bambina di quarantun anni ». Col dovuto rispetto a Collodi è possibile un paragone? Quino ha un bel viso sperduto, occhiali d'oro e un leggero strabismo. Dice che Mafalda e nata su commissione nel tentativo di imitare i Peanuts di Schiilz; poi, per fortuna, s'è smsdcscs scoperta una vocazione autonoma di rompiscatole. 1 suoi discorsi spesso « ideologici » mediano la banalità dei genitori con quella dei mass-media, mai si impedì un qualunquismo più acuto e sofferente di quello messo in bocca a Mafalda. «Perché i miei personaggi parlano di politica? — si chiede Quino — per la ragione che sono sudamericani. Chi vive oggi in America Latina deve per forza occuparsi di politica, non è possibile immaginare un mondo infantile pre-politico ». Così Mafalda si prende spesso cura del mappamondo maialo e ascolta dalla radio i bollettini della violenza. « E' una bambina prettamente legata agli adulti, perché si identifica con loro. Oggi forse non esiste più infanzia, siamo tutti cresciuti, lo poi — dice Quino — non riesco a sopportare più di cinque minuti i bambini veri ». Ma il paragone con Pinocchio? « Impossibile, il burattino è un classico ». Invece Pinocchio sollecita un confronto con i suoi colleglli a fumetti, gli sembra di aver mollo da insegnare. Primo: non dipende dai genitori, ma è Geppetto che dipende da lui. Secondo: è crudele, dispettoso e superficiale. Terzo: è libero, almeno fino al momento della trasformazione coalla in bravo ragazzo. Sono qualità che hanno fatto soffrire piacevolmente gli intellettuali al limite dell'esaltazione. Fateci caso: mentre si indignano e fanno scandalo le versioni sexy abusive e i personaggi di Disney, Pinocchio potrebbe affrontare tranquillamente qualunque profanazione, perche in realtà era un birbante vizioso fin dall'origine. Lui, la fatina, il gatto e la volpe: tutti depravali potenziali e contestatori, sin dai disegni di Attilio Mussino e dal Giornale per i bambini. Ha fallo bene il Salone di Lucca a ricordarsi di Collodi. (Aggiungiamo, per gli appassionati dei comics che Lucca ha dedicalo una mostra e un dibattito al fenomeno dei superuomini dei fumetti, ha organizzato un festival d'animazione sul cinema ungherese, una serata sulla produzione disneyana, una mostra sul signor Bonavenlura di Tofano curala da Beiiieri, una esposizione di riviste d'epoca e un mercato di antiquariato dove anche le nostalgie infantili hanno un prezzo). Stefano Reggiani