Un furto di notte nell'ufficio del Muglinomi Si cerenvn il dinrio dello vittima, non denaro

Un furto di notte nell'ufficio del Muglinomi Si cerenvn il dinrio dello vittima, non denaroDue mesi dopo la scomparsa, gli sconosciuti avevano le chiavi Un furto di notte nell'ufficio del Muglinomi Si cerenvn il dinrio dello vittima, non denaro Portati via tutti gli scritti, trascurato ogni altro oggetto - Gli inquirenti sospettano gli assassini anche di questa sottrazione ■ Paolo Pan in carcere: "E' una montatura pazzesca contro di noi" - Il fratello Tarcisio: "Tutto finirà bene" La moglie separata di Giovanni La Chioma ha ricevuto una cartolina dal marito nel marzo scorso, poi silenzio Elementi inediti sul delitto Magliacani. Tarcisio Pan, che in una confidenza registrata racconta all'amico Paolo Rossini « come » è stato ucciso il rappresentante e « perché », afferma che suo fratello Paolo voleva disporre di Franca Ballerini, senza un terzo incomodo, il marito. Per questo Fulvio Magliacani sarebbe stato ucciso, e si tratterebbe d'un movente, diciamo cosi, passionale. Ma un fatto nuovo è emerso in questi ultimi giorni. Nell'agosto del 1972, due mesi dopo la scomparsa da casa del rappresentante, verso mezzanotte, qualcuno ha compiuto un furto nel suo ufficio. Non ha avuto bisogno di forzare le serrature, aveva le due chiavi necessarie. E non era a caccia di denaro o di oggetti di valore. Fulvio Magliacani, nell'ufficio che divideva con il socio Giuseppe Di Santo, in via Donati 14, conservava soprattutto pratiche relative al proprio lavoro: copie di fatture, ordinazioni, ricevute di pagamenti, lettere di clienti. Tutto ciò è stato puntualmente portato via dai ladri. I documenti che riguardavano l'attività di Giuseppe Di Santo non sono stati toccati, mentre è stata fatta piazza pulita di tutto ciò che apparteneva al Magliacani. La signora Sacco, proprietaria dellVUoggio preso in affitto dai due rappresentanti racconta: « Quella sera dell'estate 1972, una settimana prima di Ferragosto, sono rientrata a Torino dalle vacanze. Era tardi. Ho visto la luce accesa nell'ufficio, mi sono stupita. Ho pensato che il Di Santo avesse avuto bisogno di controllare gualche documento. Ma nei giorni successivi ho saputo, invece, da lui stesso che c'era stato un furto. Era abba- stanza spaventato, come lo è in questi giorni dopo tutto ciò che è successo ». Gli inquirenti ritengono che chi ha compiuto la « scorreria » nell'ufficio del Magliacani cercasse qualche scritto compromettente. Forse degli appunti, o un diario della vittima. Non va dimenticato, infatti, che Fulvio Magliacani era esasperato per il comportamento della moglie e nella primavera del '72, da molte testimonianze, teneva un atteggiamento diverso dal solito: aveva comprato una pistola, pedinava Franca Ballerini, cercava probabilmente di scoprire quale fosse l'attività di Paolo Pan. Se, come pare, aveva raccolto un dossier sull'amante della moglie, non è azzardata l'ipotesi che Paolo Pan, sospettandolo, abbia voluto impossessarsene. Le chiavi di casa che Fulvio aveva con sé il 20 giugno 1972 non sono mai state ritrovate; nel mazzo il rappresentante teneva anche quelle dell'ufficio. Che gli assassini se ne siano serviti è abbastanza verosimile. I fratelli Pan, alle Nuove da una settimana, sono in due celle separate. Il sostituto procuratore dott. Silvestro interrogherà nei prossimi giorni Tarcisio; cercherà di indurre anche Paolo a risopndere alle contestazioni. Qual è il comportamento degli arrestati? Si è saputo che entrambi hanno conosciuto dai giornali o da qualche recluso gli sviluppi delle indagini. Paolo Pan ha commentato: « E' una montatura pazzesca »; il fratello Tarcisio, più libero nei movimenti all'interno del carcere (venerdì ha assistito a una partita di calcio fra detenuti), dimostra di non essere eccessivamente preoccupato per la propria sorte. « Tutto finirà bene », dice. E' l'atteggiamento di un incosciente o di chi vuol farsi credere tale? Franca Ballerini, dal canto suo, dopo i primi giorni di reclusione, quando appariva non troppo abbattuta, si è rinchiusa in se stessa e sembra attraversare un momento di sconforto. Il dott. Silvestro, probabilmente, la Interrogherà presto, nel tentativo di convincerla a suffragare quelli che egli ritiene gli elementi della sua colpevolezza. Gli avvocati difensori della donna, Delgrosso e Badellino, in via accademica fanno notare comunque che qualsiasi imputato di concorso in un delitto, per essere tale, deve effettivamente aver aiutato gli autori del crimine. Essere a conoscenza di un delitto e non denunciarlo, merita una condanna morale, ma non certamente giudiziaria. Fondamentale perciò, per l'accusa, sarà provare che Franca Ballerini ha avuto — se lo ha avuto — un ruolo di vera affiancatrice degli assassini, compiendo azioni che 11 abbiano aiutati a eliminare il marito. Joceline Rousseau, 31 anni, moglie separata di Giovanni La Chioma, è intanto entrata marginalmente (« E mio malgrado », dice) nella vicenda Magliacani. La donna, che da cinque anni non frequenta più 11 La Chioma, si è rivolta all'avv. Perla per essere assistita. « A titolo personale non intendo prendere alcuna iniziativa di carattere giudiziario — afferma — invece come madre della bambina che ho avuto da Giovanni devo farlo, se il caso dovesse avere degli sviluppi. Io mi auguro che lui sia vivo, ma se non lo fosse, come dicono i giornali, dovrei dire che non mi avrebbero portato via il marito, ma il padre di mia figlia. E solo in questa veste chiederei giustizia ». Joceline Rousseau aveva sposato Giovanni La Chioma nel 1966, mentre l'uomo che ora si ricerca era detenuto alle Nuove. Non è stata un'unione felice, quando è uscito dal carcere la coppia ha vissuto assieme per un breve periodo. « Poi ci siamo separati, ho rinunciato a un certo tipo di vita — ricorda Joceline — non ho avuto più rapporti con lui da cinque anni, anche se siamo rimasti amici. Mi scriveva qualche cartolina ogni tanto, ora è dal marzo scorso che non ricevo più nemmeno un rigo. Se lo ritrovassero morto, cosa che mi rattristerebbe profondamente, sarei anche pronta a riconoscerne la salma, per mettermi l'animo in pace e chiudere questa sfortunata parentesi della mia esistenza ».

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