Boninsegna non si fida di Maurizio Caravella

Boninsegna non si fida Confidenze (controvoglia) del goleador nerazzurro Boninsegna non si fida Il Torino è imprevedibile, l'anno scorso ci ha infilato quattro reti" - "L'assenza di Mazzola per noi è un handicap, Moro diventerà un grosso giocatore" - Sulla Nazionale: "Si può sopravvivere senza la maglia azzurra" • Elogio di Helenio Herrera (Dal nostro inviato speciale) Appiano Gentile, I novembre. Forse non si tratta di Roberto Boninsegna. « bomber » ad intermittenza, ma di Charles Bronson. Perché riesce — senza sorrìdere e senza far sorridere — ad assumere la sua stessa faccia di pietra, nemmeno un muscolo che si muova; oppure ad appiccicarsi sul volto lo sguardo glaciale di un Alain Delon nei panni del killer giustiziere. Se gli conviene è sincero, se non gli conviene forse un po' meno: e allora assume l'aria più infastidita che annoiata del signor « lasciatemi stare ». alzando tra lui e gli altri — che sembra voler allontanare con piccoli colpi di gomito — un sipario che pare di ghiaccio. Non gli piace l'argomento? Prego, passiamo ad altro, e un po' in fretta, perché il tempo è prezioso. A forza di guardar l'orologio, lo consuma. Magari è tanto impegnato: « Sì. se volessi potrei avere qualche attività al di fuori del calcio. Assicurazioni, rappresentanze. Potrei sfruttare il mio nome e sarebbe tutto più facile, quando si è famosi tante porte sono aperte. Ma vede, io sono coscienzioso: se facessi altro, poi in campo mi mancherebbe la concentrazione, se si hanno pensieri non si segna. Così, magari, cercherò di fare altro quando Roberto Boninsegna sarà un nome qualunque, e allora le porte che adesso sono aperte mi si chiuderanno in faccia. E' un problema ». Certo, ma ce ne sono anche tanti altri. La Nazionale: è un argomento che scotta e Boninsegna, computista commerciale che ha latto fortuna dando tanti calci a tanti palloni, per un attimo perde la sua impassibilità, dà qualche segno di nervosismo: « Sono fuori da undici partite: più di un anno, ma molto meno di una vita. Perché si può sopravvivere senza avere addosso una maglia azzurra, anche se mi dispiace. Mi sento come uno messo in un canto a riposare, uno che non serve più. C'erano momenti in cui Valcareggi poteva chiamarmi e non l'ha fatto: perché, ad esempio, mi ha lasciato fuori per Italia-Jugoslavia? Se le convocazioni venivano fatte in base al rendimento del campionato precedente, un posto per me do- veva esserci. Non c'è stato: vuol dire, semplicemente, che Valcareggi ritiene gli altri migliori di me, che nella "sua" squadra io non ci sto bene. Sono valutazioni del c. t. Tornerò nel giro azzurro? Chi lo sa. Può darsi di no. Ma non ne faccio una malattia ». E torse stavolta è sincero soltanto a metà. Se Roberto non fosse in un momento di grazia, i maligni potrebbero parlare della storia della volpe e dell'uva. Helenio Herrera, più che mai mago, conduco gli allenamenti a furia di « aggredisci la palla! », « corri forte, sempre più forte! «, « attacca, attacca », a/?c/ie quando i giocaì tori non ne possono più e so| gnano la doccia. Qualcuno magari ogni tanto sbuffa: ma Boninsegna no, non sbuffa mai, si allena in perfetta letizia. E dice: ■■■ Helenio? Un grosso al| lenatore. uno che ti dà la carnea dicendoti la parolina giusta al momento giusto. Un grande psicologo, anche. Ad esempio, se parla con lo stop-! per cerca di convincerlo che ! ! è più forte del centravanti che , deve affrontare, e quasi sem- ; pre ci riesce. E poi ci difende: I nei confronti della società, della stampa, di tutti insomma. I C: sentiamo tanto protetti, con i lui ». Tutti hanno dei difetti, ma Helenio no: una grossa fortuna, per i nerazzurri. Anche con Mazzola, Boninsegna sì sente proietto. Ma a Torino, domenica, Sandrino non ci sarà, e allora Roberto dice: « E' un'Inter diversa, senza di lui. Per noi è un grosso handicap ». Vuol dire che non si fida di Moro? No, no, per carità, niente polemiche, niente domande insidiose, perché Boninsegna guarda allusivamente l'orologio e sembra che la poltrona si trasformi in una rampa di lancio. Dice: « Moro? Certo, certo che mi fido: può diventare un grosso giocatore questo lo scriva pure. Ma so !n0 problemi del "mister", io j che c'entro? E non facciamo j paragoni con Mazzola, per ca l rita. I confronti non mi piac I ciono Diciamo piuttosto que- sto: che far pari a Torino sarebbe già un grosso risultato, l'anno scorso i granata ci hanno rifilato quattro gol, non so se mi spiego ». Non c'è molto da spiegare. Il campionato? Boninsegna dice: «Sì, potremmo vincerlo ! anche noi, perché no?». E' un i po' poco, e allora aggiunge: ■< Vedo un poker di favorite: la Juve. che ha vinto l'anno scorso e praticamente non è cambiata, quindi ha ancora grosse "chances"; il Milan, uno squadrone che non si di- scute: l'Inter, che ha un gros so allenatore e giocatori di classe; e poi il Napoli: ecco, il Napoli potrebbe essere la sorpresa, gioca e segna, diverte e fa punti. Non sarà una meteora, secondo me. Includerei anche il Torino, ma è una squadra strana: due anni fa arriva secondo, la scorsa stagione non si ripete, quest'anno chissà che cosa succede. Alle altre non credo, nel calcio non si improvvisa. Noi, ad esempio, non improvvisiamo nulla: il "mister" studia tutto, anche i minimi particolari, e quando andiamo in campo sappiamo esattamente ciò che dobbiamo fare ». Magari poi non sempre lo fanno, ma questo è un altro discorso. Il momento più brutto della sua carriera? « Quando mi affibbiarono undici giornate di squalifica, mi sembrò che tutto mi crollasse addosso ». Pensò di smettere? <• No. no, questo mai, diamine ». E il momento più bello? « Quando segnai il gol del pareggio contro il Brasile, nella finalissima dei mondiali. Non so che cosa pensai, in quei momenti non si pensa a nulla, le grandi gioie non devono essere guastate dai pensieri ». Poi c'è anche un Roberto Boninsegna in borghese. Quando i pantaloncini diventano pantaloni e la maglia nerazzurra lascia il posto a maglioni e giacche sportive, il « bomber » ad intermittenza diventa « un tipo tranquillo, che bada agli affari suoi e soltanto a quelli » (cioè non cambia affatto). Va a giocare a tennis, oppure a pesca, per distendere i nervi. Una volta gli attribuirono un flirt con Raffaella Carrà, ma era tutto un equivoco, c'era in giro un tipo che gli assomigliava e che si spacciava per lui. Gli chiediamo che cosa disse la sua fidanzata in quell'occasione e lui risponde: « Niente, niente, ci siamo fatti una bella risata ». Ma ecco, la faccia non è più di pietra, arrossisce quasi impercettibilmente, ma arrossisce. Finalmente. Maurizio Caravella Roberto Boninsegna « mago » Franco Bruna

Luoghi citati: Appiano Gentile, Brasile, Italia, Jugoslavia, Torino