"Mi hanno ucciso il marito ma non lo vendicherò mai" di Remo Lugli

"Mi hanno ucciso il marito ma non lo vendicherò mai" Sardegna: parlano le "vedove del mitra,, "Mi hanno ucciso il marito ma non lo vendicherò mai" Geltrude Goddi ha 29 anni, è tornata dai genitori - Sette mesi dopo la tragedia ha avuto un bimbo : "Vorrei diventasse un uomo potente che fa applicare la legge" - L'uomo fu assassinato assieme a una parente, per un furto di bestiame - "Spararono alla testa" (Dal nostro inviato speciale) Orune, 1 novembre. Glielo hanno ucciso più di un anno fa, il 31 luglio '72, ma lei è ancora tutta vestita di nero, con il fazzoletto da testa che le copre anche la bocca. « Se mi togliessi il nero significherebbe che l'ho dimenticato e io invece il mio Pietro non lo dimenticherò mai ». Geltrude Goddi ved. Tolu ha 29 anni, sembra l'immagine di un quadro celebre di Madonna con Bambino. Il piccolo che stringe in braccio, Pietro, come si chiamava il padre, è nato l'I 1 marzo di quest'anno, più di sette mesi dopo il dramma. «E' stato un premio del Signore dopo tanto dolore — dice —. Eravamo sposati da nove anni e non ero mai riuscita a portare a termine una gravidanza. Il destino mi ha fatto morire mio marito, ma mi ha anche fatto nascere questo bambino ». Siamo nella cucina, in casa della mamma di lei. Queste « vedove del mitra » tornano sempre dai genitori, a vivere con il loro bagaglio di dolore dove vissero la giovinezza piena di speranze e di sogni. Sua madre non apre mai bocca; è presente anche una zia, Giovanna Cedrino, 53 anni, che invece è loquace. E' lei che racconta certi particolari della tragedia che quella sera del 31 luglio ebbe la sua pagina atroce di due morti. Ma pagine drammatiche ce n'erano state anche prima e ce ne sono state anche dopo e non si sa quando finirà il volume sul quale è scritta la storia di questa faida. « Ormai inviamo in un mondo impossibile — dice la zia, Giovanna — gli odi si diffondono anche nelle famiglie mettendo gli uni contro gli altri, ci sono pure dei mariti e delle mogli che sono nemici tra di loro ». Spiegano i carabinieri che alla base della vicenda c'è un furto di bestiame subito da estranei, parecchio tempo fa. Ne segue un litigio tra Francesco Goddi e Pietro Carai; Francesco ferisce di coltello Pietro, ma poi viene assolto per legittima difesa. I Carai, risentiti, iniziano la guerra. Il 31 luglio '72 Francesco Goddi è di ritorno dal continente dove è rimasto qualche tempo. Arriva con la corriera da Nuoro alle dieci del mattino. Gli avversari tengono consiglio, lo condannano a morte, una sentenza che deve essere eseguita subito, nella sera stessa. Francesco Goddi va a trovare la sorella, Antonietta, che è sposata e madre di quattro figli dai dieci mesi ai dieci anni. Ci va facendosi accompagnare, forse per precauzione, da Pietro Tolu, marito di Geltrude la quale è cugina di Francesco e di Antonietta. « Stanno chiacchierando — racconta la vedova — quando sentono dei colpi alla porta. Apre mio marito e si trova davanti due con la rivoltella spianata. Sono Giovanni Carai e Natalino Contena. Mia suocera è cugina del padre di Contena. Pietro dice a Natalino: "Non sarai mica matto a sparare". Ma l'altro spara e Pietro, ferito, scappa. Sulla soglia ci sono Antonietta davanti e suo fratello Francesco alle spalle. Antonietta è colpita da alcuni colpi, ma riesce a farsi indietro e a chiudere la porta e in questo modo salva tutta la famìglia, perché quei due se fossero entrati avrebbero certo ucciso anche Francesco, che era il primo destinato, suo cognato e i quattro bambini. Contro la porta chiusa sparano quindici colpi. Poi vanno alla ricerca di mio marito che l'hanno visto infilare un vicolo cieco. Lo trovano raggomitolato, con le mani sulla ferita, in un sottoscala. Gli sparano alla testa ». Un duplice delitto veramente orribile. Nel cimitero di Orune, dove ci sono trenta tombe di persone assassinate negli ultimi venti anni, si legge sulla lapide di Antoniet- ta Goddi: « Una notte tenebrosa di odio e di vendetta folle sotto lo sguardo atterrito dello sposo e delle tenere creature tragicamente ha stroncato la tua esistenza »; e su quella di Pietro Tolu: « La tua giovinezza fu crudelmente e barbaramente stroncata ». I due assassini sono in carcere: Contena si è costituito quasi subito, il Carai è stato arrestato dopo nove me¬ si di latitanza: hanno confessato. Geltrude Goddi ved. Tolu percepisce una pensione dell'Inps di 31.500 lire più 5700 lire di assegni per il figlio. E' arietta da epilessia. « Mi vengono troppe crisi, lunghe, pericolose: non posso andare a lavorare e poi devo badare al mio bambino. Più avanti si vedrà. Certo è che io Pietro voglio farlo studiare ». Interviene la zia di Geltrude: « Vorremmo che diventasse un presidente della corte d'assise o un deputato, un uomo potente, che faccia applicare la legge. Noi non ci vendicheremo mai con le nostre mani, deve essere la legge a condannare; e se la legge degli uomini non basta, ci penserà il Signore del cielo e della terra ». Zia Giovanna Cedrino racconta che è venuta ad abitare a Orune nel '38, quando s'è sposata. « Era bello, allora, vivere, c'era abbastanza tranquillità. Io, che facevo la sarta, tenevo la porta sempre aperta, tutti potevano entrare a fare due chiacchiere. Adesso le porte stanno tutte chiuse, non ci si fida, ognuno di noi può essere la vittima predestinata per un odio che corre tra qualche nostro parente. Anni fa la festa del Carmelo durava tre giorni, tre giorni di baldoria, giovani che stavano anche fuori a dormire, in compagnia, dopo una bevuta. Adesso no, tutto si riduce a un po' di passeggio e alle bancarelle, la sera tutti dentro. Chi sì fida più a stare fuori la notte, non fosse altro per il pericolo di essere testimoni di qualche delitto? I testimoni vivono nel terrore e non di rado vengoni uccisi per evitare che parlino ». Prosegue la Cedrino: « Qui si sentono belle parole, tutti dicono che non va bene vendicarsi, ma molti, e sono la maggioranza, in cuor loro pensano "io non gliel'avrei lasciata passare". E questo sa perché? Perché c'è insufficienza di legge: dovrebbe essere più rigorosa. Quando si sa con certezza che uno è colpevole di un omicìdio si dovrebbe essere inesorabili ». Remo Lugli Orune. Geltrude Geddi, vedova Tolu, col figlio Pietro

Luoghi citati: Nuoro, Orune, Sardegna