Salvator Rosa il ribelle

Salvator Rosa il ribelle TRECENT'ANNI DALLA MORTE DEL PITTORE "ROMANTICO 99 Salvator Rosa il ribelle Alla Heywood Gallery di Londra si è aperta una grande mostra retrospettiva, la prima che sia mai stata allestita, del famoso artista napoletano del Seicento - Bello, tenebroso, "contestatore", intorno a lui sono nate leggende (Nostro servizio particolare) Londra, 1 novembre. Salvator Rosa rappresenta uno di quei grandi spartiacque dei movimenti culturali europei che gl'inglesi hanno fatto propri. I viaggiatori del grand tour inglese facevano incetta dei suoi quadri nel '700, stimolati dalla nuova ondata di romanticismo che Salvator Rosa primo tra tutti aveva preceduto. La prima biografia mai scritta in lingua inglese fu quella di Lady Morgan (1824) ed era appunto sul tema de « La vita e i tempi di Salvator Rosa », certo piena di inesattezze, ma interessante specie come documentazione della figura del maestro napoletano vista in chiave romantica. E si è aperta, per il tricentenario della sua morte, una grande retrospettiva del pittore, la prima che sia mai stata allestita. E' alla Heywood Gallery, la sala d'esposizioni della municipalità di Londra, dove sì allestiscono sempre grandi retrospettive di famosi pittori e scultori. Spesso questo tipo di mostra rischia di distruggere la reputazione di pittori minori (e quante mostre abbiamo visto in Italia, che hanno messo a nudo pittori minori nella loro debolezza). Salvator Rosa ne esce invece come quel grande maestro che è, anzi la retrospettiva mette in luce il suo carattere misterioso, ombroso, difficile, affascinato dalla natura e dalla morte, insomma un protoromantico che aiuta ad aprire le porte del romanticismo che comincerà un secolo più tardi. In una sua lettera che descrive un viaggio vicino a Volterra e negli Appennini in Umbria (datata 13 maggio 1662) parla addirittura del¬ l'» orrida bellezza » delle cascate vicine a Terni, descrizione questa che non appartiene al '600 ma proprio ai grandi romantici. Napoletano, probabilmente allievo di Ribera, poeta satirico e attore, Rosa visse a lungo a Firenze (città che disprezzava per la sua « borghesia » dato che voleva dal suo pennello quadri decorativi) e poi a Roma, in due tempi. A Roma trovò più spazio per il suo talento, specie nel primo soggiorno. Aveva allora preso in affitto una bella casa, dove intratteneva gli amici, e quando camminava per strada si faceva precedere da un servitore che portava la sua spada, cosi come aveva già fatto prima di lui il Caravaggio. Il suo secondo soggiorno fu più angosciato, non si sentiva pienamente apprezzato e a questo il suo carattere reagiva in un modo individualistico e molto napoletano, ribellandosi a tutto ed a tutti. Questa mostra di Londra non solo si preoccupa d'illustrare la versatilità del maestro — le scene di battaglia, la Humana fragilitas (un quadro quasi simbolista di una bellissima donna sulla quale la morte gravita tenebrosa), la Scena delle streghe (quadro, questo, straordinario che viene da una collezione privata inglese, quella di Lord Spencer), il turpe autoritratto e i ritratti feroci (meno quello della propria amante Lucrezia, che è dolcissimo) — ma cerca di mettere anche a fuoco l'enorme influenza che Salvator Rosa ebbe sulla pittura romantica, su Vernet, Ricci, Hayes, Cole, Fuseli, per esempio. I quadri di questi pittori esposti alla Heywood testimoniano l'influenza che Sal¬ vator Rosa continuò ad avere nei secoli — cosa rarissima per un pittore del '600 —: il '700 e l'800 non lo dimenticarono mai, e solo il critico inglese Ruskin (di epoca vittoriana) continuò a maledirlo in modo tale da suggerire un'attrazione più che un vero odio. Il fascino romantico che ebbero i banditi mediterranei (da lontano) fece sì che si crearono sulla vita di Salvator Rosa leggende, secondo cui egli era stato rapito e poi allevato dai « banditti », come sì scriveva allora tanto in Germania che in Inghilterra. Infatti, nella mostra vediamo dipinti che testimoniano questo fascino: banditi in grotte favolose, luci romantiche che fanno stagliare alberi e rocce. Di Salvator Rosa si raccontò inoltre che fu uno dei ribelli contro gli spagnoli e che con Masaniello condusse i napoletani alla rivolta. Ma anche questo appartiene alla leggenda. Leggende scaturite dal fatto che l'uomo era bello, tenebroso, aveva un carattere ribelle, si diceva discepolo degli stoici (e molti quadri si basano su questa filosofìa) e vari suoi dipinti portano motti in greco e in latino, che sono avvertimenti per noi spettatori, non per lui che li aveva dipinti. Nel proprio autoritratto: « Aut tace, aut loquere meliora silentio (resta silenzioso, a meno che il tuo discorso sia migliore nel silenzio). O nel ritratto di un amico, in greco: « Attento, dove? Quando? ». I quadri in mostra alla Heywood vengono da collezioni pubbliche e private, il Louvre, il Museo di Montreal, la Staatsgalerie di Stoccarda, Palazzo Pitti, la Galleria Estense di Modena, il British Museum, la National Gallery di Londra, e molti dagli Stati Uniti. Chissà come sarebbe stato contento il fosco Salvatore, che si sentiva così poco apprezzato, se solo potesse sapere che i suoi disegni e le sue tele fanno impazzire di gioia gl'inglesi. Gaia Servadio