Due monete due morali

Due monete due morali LE LIRE PARALLELE Due monete due morali Ho sempre capito poco di economia. Il caso delle « due lire » — quella finanziaria e quella commerciale — me lo sono fatto spiegare molte volte, ma senza mai riuscire a penetrarne i misteri. Dico subito che non ho la minima intenzione di affacciare dei dubbi sull'opportunità del provvedimento. Quello che mi turba è la contraddizione che esso sembra implicare. Come può la medesima unità di misura dar luogo a due misurazioni diverse? E posto che si tratti invece di due parametri diversi, quale dei due è quello migliore, quello più atto a darci un ritratto fedele della realtà? Beato nella mia ignoranza, lascio che gli economisti se la sbrighino fra loro; penso invece a possibili analogie in altri campi, che non sono quelli dell'economia. E mi torna alla mente l'apologo narrato da uno scrittore inglese dell'Ottocento — Samuel Butler — in un libro che non credo sia molto letto in Italia, sebbene occupi un posto di un certo rilievo nella grande tradizione utopistica di cui è così ricca la letteratura anglosassone. ★ ★ Si tratta del racconto di un viaggio in un paese immaginario (Erewbon, anagramma di nowbere, che appunto dà il titolo al libro), le cui istituzioni, credenze, costumi rivelano controluce le caratteristiche proprie della società vittoriana. Fra le varie stranezze degli abitanti di quel paese, c'è anche quella di usare due monete diverse nei loro rapporti recipro ci, dando luogo a due sistemi bancari distinti e paralleli. Uno di questi, il più antico, sembra esercitare sugli animi un fascino speciale, anche perché le banche che lo gestiscono hanno sede in nobili e vetusti edifici, suggestivamente addobbati, e gli affari vi si trattano con accompagnamento di canti e di suoni: onde il nome di Banche Musicali. Della moneta emessa da queste banche è bene, per chi vuol esser considerato una persona rispettabile, mostrarsi sempre ampiamente fornito: soprattutto gli si addice tener un conto aperto e attivo presso i loro sportelli. Sta però di fatto che il credito così acquistato non ha nessun valore negli affari correnti, i quali si svolgono tutti mediante un'altra moneta di scambio: è questa quella che conta, quella con cui si compra, si vende e si paga; nemmeno i direttori e i funzionari delle Banche Musicali accetterebbero di esser pagati soltanto nella loro moneta. L'intento satirico è palese. Al pari dei suoi contemporanei Wells e Bernard Shaw, Butler intendeva metter a nudo i pregiudizi e l'ipocrisia dell'Inghilterra fine e principio di secolo. Le due monete rappresentano i due opposti criteri correnti nella società di quel tempo per giudicare gli uomini e le cose: da un lato una morale ispirata al disinteresse, alla carità, ad un rigido puritanesimo, dall'altro la morale del successo, dell'arricchimento, della spietata conquista del privilegio sociale. L'ossequio formale alla prima non impediva, anzi favoriva secondo Butler, il prevalere della seconda; e la maggior responsabilità per tale stato di cose egli l'attribuiva alle Banche Musicali, alle Chiese: dispensatrici di valori che occorreva finger di professare per esser rispettati, ma che nessuno poi in realtà rispettava, neppur coloro la cui professione sarebbe stata di custodirli e di praticarli. Caricatura spietata di una società all'apice della prosperità e dell'opulenza, il libro di Butler ne svelava la squallida miseria morale, contribuendo a dar inizio a quel tormentoso esame di coscienza sul quale gli inglesi non hanno cessato di arrovellarsi da mezzo secolo a questa parte. ★ * A me sembra però che l'apologo delle due monete non sia privo di significato neppure per noi e per l'Italia di oggi. Direi anzi che se c'è un paese in cui i rapporti umani sono regolati da unità di misura diverse e talora apertamente contrastanti, questo paese è proprio il nostro. Certo, viviamo anche noi in un clima assai più schietto e sincero di quello vittoriano o umbertino. Molte cose che allora si facevano nell'ombra, oggi si fanno alla luce del sole. Per lo meno, c'è minor ipocrisia. Ma il sistema della doppia moneta sussiste e prospera: connaturato si direbbe agli italiani per una lunga esperienza di servilismo e di dissimulazione, è oggi rinnovato e rafforzato da un ideologismo che nessuno avrebbe potuto prevedere allignasse co¬ si vigoroso presso uno dei popoli più scettici della terra. Mi proverò a dami qualche esempio assai pedestre, tratto dall'esperienza quotidiana. Ho incontrato dei comunisti, convinti fautori della « scelta di classe », ma disposti ad accettare senza visibile turbamento i vantaggi loro offerti dal sistema capitalistico. Affari loro, che non mi riguardano. Mi limito ad osservare che è possibile in Italia tener conto aperto contemporaneamente con due banche rivali: quella dell 'establishment e quella dell'ideologia. Ho conosciuto degli uomini d'affari liberali, fervidi apostoli del vangelo einaudiano dell'iniziativa privata e del liberismo. Eppure mi è successo più d'una volta di udirli invocare la protezione e l'intervento dello Stato quando era in gioco il loro tornaconto. Segno che altro è il metro con cui si giudicano, altro quello con cui si trattano gli affari in questo nostro benedetto paese. Infine, non mi mancano conoscenze neppure fra i democristiani. Direi che sono i più abili di tutti nel maneggio delle due monete. I principi che professano som ineccepibili e ->uri: valuta pregiata di cui fa' sfoggio ai congressi ed ai ricorrenti rituali del partito. Ma appena fuori sul sagrato, appena spenta l'eco degli ultimi accordi sotto le mistiche navate, che diamine, bisognerà pur metter mano al taschino e cavarne la moneta corrente, che sola dà frutti nel sottobosco « ti' ben s'impingua se non si vaneggia », come avrebbe detto il gran padre Dante. Quell'altra moneta, quella nobile, basta tenerla in serbo per i dì di festa, per farsi conoscere come gente di sani principi, anche se esperti delle cose di questo basso mondo, e della funesta preferenza di questo per il vii metallo. ★ * Ideologismo e scetticismo: direi che sono questi i due poli cui fanno capo le opposte scale di valori alle quali, con rara disinvoltura, trovan modo di conformarsi gli italiani. In no me dell'ideologia, bisogna mostrarsi ortodossi, render omaggio agli idoli del giorno, ripe ter gli slogans correnti, soprat tutto conoscere e usare abilmente un certo linguaggio. Tanto nessuno ci crede. Tutta moneta fasulla. Quella buona è un'altra. E gli italiani non hanno bisogno che glielo insegni nessuno. Già, sono molto intelligenti gli italiani. Che non lo siano abbastanza per capire che, a voler far troppo i furbi, potrebbero finir per trovarsi con in mano entrambe le monete svalutate? A. Passerin d'Entrèves

Persone citate: Bernard Shaw, Butler, Passerin, Samuel Butler, Wells

Luoghi citati: Inghilterra, Italia