Storia dell'allarme atomico di Giorgio Fattori

Storia dell'allarme atomico Storia dell'allarme atomico i tici (Segue dalla V pagina) Smart — è per definizione una forza di secondo urto. Una forza deterrente e non concepita per scatenare un attacco. Perché si è voluta usa-re la forza di dissuasione ato- mica? Si temeva un attacco agli Stati Uniti o ai suoi più stretti alleati? Non vi è nessuna prova evidente che i soviestessero per scatenare i un'offensiva militare. Eppure si ha l'impressione che solo una circostanza del genere potrebbe giustificare l'allarme di forze nucleari». Sul piano politico, gli esperti non credono che l'alJ lamie atomico dovesse essere | un «segnale d'avvertimento» per i russi. In questo caso non c'era bisogno di annunciarlo pubblicamente. Urss e Usa, si osserva, con i satelliti I e altre spie elettroniche pos- sono benissimo sapere da soli [se l'antagonista è in fase d'al ! larme nucleare. Il destinata rio del «segnale» era dunque j qualcun altro. Secondo il ge I nerale Hunt dell'Istituto di 1 Oriente, l'allarme atomico ; tanto reclamizzato era desti | nat0 indirettamente al Constudi strategici, soprattutto il Medio Oriente, per far sapere a egiziani e israeliani che gli Stati Uniti si sentivano diret- tamente coinvolti in una rot-tura della tregua. Secondo Ian Smart, oltre che al Medio gresso americano, e soprat-luttà al senatore Jackson, per ribadire l'estrema decisione di Nixon di risolvere la crisi arabo-israeliana. «Questa è soltanto un'ipotesi, naturai- mente — dice Ian Smart — ma potrebbe essere vero che per comunicare tra Wash- inglon e Mosca basta un telex, mentre per comunicare tra Casa Bianca e Senato ci vuole un allarme nucleare». La pressione esercitata sul Senato americano, con mezzi tanto spettacolari, rientrereb- be nella logica di una situa zione in cui il presidente Nixon non è sicuro di avere antagonisti meno pericolosi a Washington che a Mosca. Il caso Watergate c'entra assai più di scorcio che il dilemma fra gli impegni con Breznev e quelli con le forze interne fi- j loisraeliane poco favorevoli alla tregua. «Ma non si può \ giocare con l'aviazione strate j gica nucleare per ragioni poli, fiche» osservano dubbiosi gli ; specialisti. | Nelle sue memorie Nikita Kiuscev racconta che la notte più critica dell'allarme nucleare per Cuba dormì vestito 1 su un divano «perché non vo levo trovarmi a prendere de ; cisioni storiche in mutande, ] come accadde al francese ' Mollet quando fu buttato giù ! dal letto per l'ultimatum di j Suez». Arthur Schlesinger | racconta nei «Mille giorni» che in quelle sere cruciali ! John Kennedy allentava la ; tensione raccontando favole < alla figlia Carolina. Passerà ! molto tempo prima che i me- ! morialisti ci svelino come Ni j xon e Breznev abbiano passa ! to le trentatré ore della loro ' crisi atomica. Ma due Euro pe, anche quella dell'Est, vorrebbero intanto sapere da russi e americani che cosa accadde di tanto grave quel 24 ottobre da mettere in pericolo, senza preavviso, la loro sicurezza. Giorgio Fattori

Luoghi citati: Cuba, Medio Oriente, Mosca, Stati Uniti, Urss, Usa, Washington