Portogallo: oltre il 45 % degli elettori hanno preferito non recarsi alle urne di Luca Giurato

Portogallo: oltre il 45 % degli elettori hanno preferito non recarsi alle urne La farsa di Lisbona per assicurare il potere di Caetano Portogallo: oltre il 45 % degli elettori hanno preferito non recarsi alle urne (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 51 ottobre. A tre giorni dalle «elezioni», il regime non ha ancora comunicato i risultati. Ufficialmente, si afferma che- i suffragi non sono mai stati tanti e così favorevoli; in via ufficiosa è scontato che degli aventi diritto al voto (2 milioni di cittadini su 10 milioni) il 45 per cento non l'ha esercitato. Nelle «elezioni» del '69 non votò il 58-40 per cento. Per Caetano, è una sorpresa amara: mercoledì scorso, alla chiusura della campagna elettorale, aveva detto che Vado elettomi assumeva un carattere di «consultazione popolare» e aveva chiesto al popolo di «mostrare al mondo che i suoi governanti hanno l'autorità per parlare in nome del Paese». Ci si chiede se accadrà qualcosa o se tutto continuerà come prima. La domanda, naturalmente, riguarda i gruppi di potere che dominano nel Paese: governo, partito unico, polizia segreta, élite dell'industria e del latifondo, banche e la Cuf, il maggiore monopolio. E' un discorso tra «iniziati», perché tra la maggioranza dei cittadini, al di là del rifiuto di prestarsi ad una farsa, non può accadere niente. Ma è un discorso che può farsi anche molto duro, perché la lotta per il potere, cominciata con la morte di Salazar, in realtà non è mai finita nono¬ stante il compromesso tra ultraconservatori e conservatori che nel settembre del '68 portò alla scelta del professor Marcello Caetano. L'equilibrio attuale e tutto basato sui rapporti di forza: il presidente del Consiglio — abile e ambiguo — è fortissimo; i suoi oppositori — come il ministro jdell'Interno Rapazote, che da anni Caetano cerea inutilmente !di liquidare — lo sono molto ]meno. In questa situazione, Cae- tano ha compiuto ieri una visita che va al di là dell'atto formale è andato al Palazzo di «Belem» e si e intrattenuto, insolitamente a lungo, con il Presidente della Repubblica. Il vecchio Thomaz non ha alcun peso nella vita po- litica del Paese (e Caetano è il primo a saperlo), ma ne conosce tutti gli intrighi e non ha mai negato consigli preziosi al primo ministro. (Al momento della scelta del successore di Salazar, tra i tanti candidati, Thomaz sostenne proprio l'attuale premier). Inutile cercare di sapere quello che i due si sono detti; utile, invece, seguire il corso degli avvenimenti e attendere, perché in Portogallo le sorprese, se ci saranno, non verranno né subito né di colpo. Oggi, le notizie sulle elezioni sono scomparse dai giornali, che già ieri (a sole quarantott'ore dall'avvenimento!) ne davano assai poche. Si annuncia che l'inizio della nuova legislatura. l'undicesima, è stato fissato per il 19 novembre. Vi sarà una cerimonia solenne, alla quale, oltre al capo dello Stato, che pronuncerà un discorso, assisterà il governo, il corpo diplomatico, o Cardeal-Patriarca de Lisboa e autras alias entilades ojiciais. E' atteso anche il primo discorso politico di Caetano alla nuova Assemblea. Forse conterrà l'an nuncio di un rimpasto ministe riale; non conterrà annunci di riforme, sia pure caute, che il premier fece balenare quattro anni or sono, e che mai furono mantenute. In altri punti, specialmente sull'ordine pubblico, il discorso fu assolutamente salaza: sta. I due contenuti — quello positivo e quello salazarista — erano il frutto del compromesso che portò al potere Caetano tra i gruppi ultraconservatori (che dopo la morte del vecchio dittatore sembrarono in declino) e i conservatori, con una visione meno arcaica e più «continentale» dei problemi del Paese, specialmente in campo economico. I conservatori, all'inizio della scorsa legislatura, riuscirono ad inserirsi in alcuni ministeri-chiave: economia, industria, commercio, trasporti. Pur dibattendosi tra mille contraddizioni, Caetano appoggiò una certa linea liberaleggiante verso il Mercato Comune e qualche iniziativa verso l'industrializzazione leggera in un Paese ancor oggi dominato dai latifondi. La misura che più sorprese amici e avversari fu un tentativo di ridimensionamento della «Pide», la polizia politica. Ma le modeste aperture scatenarono tra gli ultras malumori violentissimi. Costretto a destreggiarsi, Caetano riuscì a portare avanti per due anni un'abile tattica temporeggiatrice; poi verso la fine del 70, il voltafaccia, non brusco ma lento, sottile | e insinuante, com'è nello stile di un uomo che prima di salire al potere ebbe, sotto Salazar, un lungo ruolino di marcia nel regime: ministro delle Colonie, presidente della Camera corporativa, ministro alla Presidenza del consiglio, presidente della Gioventù portoghese e fino al '58 tra i più intimi se non il più intimo collaboratore del vecchio dittatore. Risultato: la guerra nelle colonie, che dissangua l'economia del Paese e gli sottrae gli elementi più giovani e attivi, è ripresa con asprezza; vi sono stati sempre nuovi giri di vite verso gli imprenditori che guardano all'Europa mentre i mercati portoghesi si sono spalancati agli investimenti dei tmst tedeschi e americani. Altri esempi. La riforma della legge sulla stampa ha abolito le «Commissioni di censura», istituendo però le «Commissioni di controllo» che si sono mostrate più intolleranti delle vecchie. Luca Giurato [!I

Persone citate: Marcello Caetano, Patriarca, Salazar

Luoghi citati: Europa, Lisbona, Portogallo