Eros triste di Brancati

Eros triste di Brancati SULLO SCHERMO Eros triste di Brancati "Paolo il caldo", di Vicario, con Giancarlo Giannini - "Piedone lo sbirro" di Steno: arrivano iinarsigliesi nella camorra napoletana Paolo il caldo di Mario Vicario, con Gia?7carlo Giannini, Rossana Podestà, Riccardo Cucciolla, Gastone Moschin, Vittorio Caprioli, Lionel Stander. Italiano, erotico. Cinema Romano e Gioiello. Il famoso erotismo di Brancati, che in Don Giovanni e nel Bell'Antonio aveva un brio, una lucentezza aristofanesca, nel suo ultimo romanzo, Paolo il caldo (ed. Bompiani), rimasto incompiuto di due capitoli conclusivi, si espresse invece in un timbro tetro e disperato, significante il trapasso della sensualità alla manìa e all'ebetismo. Questa gravità di pedale vorrebbe esserci anche nel film di Vicario, ma in effetto si sente poco, tanto è forte la pressione che vi esercitano i luoghi comuni della com-; media erotico-siciliana (con ! netti imprestiti da Malizia nella primissima parte), tanto la materia è trita, l'esecuzione greggia e lo stile sner- ' vato. Una maggior aderenza allo spiritò del libro è se mai nell'interpretazione di Giannini, fine e sofferta come tutte : le sue, in quel suo portare t la sensualità, non ni modo di Uri Buzzanca, ma come un fato, come una corona di spine che gli strizza le tempie. Se appena i suoi begli occhi : piangessero un po' meno, tut-1 to sarebbe da lodare in questo suo Paolo Cantorini, uscito da un ambiente catanése 1 di crassa sensualità e predestinato fin dalla fanciullezza alla satinasi galoppante. La rappresentazione di quell'interno famigliare, segnato dalla sifilide e dai peggiori : pregiudizi baronali, ed espio- I dente in faide paesane, ha nel film il tono di una rauca e non sempre intelligibile cagnara, ma anche un punto di luce nella figura del padre di Paolo (l'ottimo Cucciolla), la cdtipglcconpdcbdcscbnndien«srdbFddnElbcgppecora bianca della famiglia, j rsocialista e casto. Morto il i quale, la legge dell'ereditarietà riprende i suoi diritti, e il sangue del nonno e degli zii ripiomba in Paolo, compiendosi in luì la distruzione : d'una famiglia nobiliare in un | arco di tempo che va dal 1920 al 1952. Diviso nel sesso e nella ragione, Paolo si trasporta, con moglie catanese, a Roma, barattando la corruzione siciliana con la romana-fascistica. La ragione perde in lui continuamente terreno; le donne, nient'altro che le donne, costituiscono la sua vera occupazione, ma sempre più do- lente e disperata. Finché la I moglie giudiziosamente non ; fa fagotto, e l'infelice resta [solo, come un'anima dannata i tra i fuochi che le prostitute : di Roma (alquanto caricate | negli atteggiamenti) sogliono I accendere la notte, per suggerimento di Fellini e altri maestri. Le tante e disparate avventure di Paolo, ora tragiche ora tragicomiche, nonché assorbite e dissolte da un'intonazione superiore, risultano ben nitide nel film e solleticose; nel film che ha i suoi limiti nella forza commerciale che suo malgrado lo conduce, ben simboleggiata a sua volta dall'emblema pubblicitario del sedere femminile che fa da collottola al volto dell'uomo. Considerato in superficie, 1 Paolo il caldo può invece pre- ; giarsi di un'ambientazione ! sempre attenta e spesso squi- 1 sita, della fotografia di To- I nino delli Colli, e di un pit- ; toresco coro di macchiette marginali affidate a buoni ca- : ratteristi. ■ I. p. Piedone lo sbirro dì Steno con Bud Spencer. Adalberto M. Merli, Angelo Infanti. Italiano a colori Cinema Ideal. (p. p.) Ritornano Steno e Bud Spencer: il regista reduce dall'unico suo film impegnato (La polizia ringrazia) e l'attore per una volta privo del compagnone Terence Hill. L'uno e l'altro si avventano su un copione di Vincenzoni e Badalucco e ne ricavano una storia del nostro tempo, che vorrebbe essere amara. A Napoli la camorra non controlla più da sola la malavita con i suoi mercati e i suoi intrighi. Sono in arrivo i 'marsigliesi, dai metodi spicci j e dalla droga facile. Un com- missario capo rispettoso delle ! forme apre una battaglia senza speranze contro gli eredi dei guappi. Questi a loro volta non sembrano decisi a ritirarsi e cercano l'alleanza di un commissario rude e umano interpretato alla buona da Bud Spencer. I j I i ! Comincia un'assurda serie i di avventure. Spie e sicari, | spacciatori di narcotici e ven- i ditori di sigarette intrecciano ! ~ I le loro esistenze sbagliate. Il commissario, detto Piedone per il cattivo garbo e perché gli basta pestare un indiziato per ottenerne piena confessione, rischia di perdere il posto e di finire in prigione. Persino i cavallereschi capi della camorra, un tempo uomini d'onore, gli si rivoltano con tro. Alla fine la solidarietà tra i due commissari libera Napoli dall'incubo dei marsi gliesi. L'organizzazione della de linquenza e le lacune dei codi ci portano talora le vittime a cercare di farsi giustizia da sé o i tutori della legge a valicar ne i limiti. Sono argomenti per un appassionato e civile dibattito che il cinema americano per esempio, da Forza bruta a // braccio violento della legge, ha tenuto aperto con film in ogni caso interessanti. In Italia tutto finisce con uno sberleffo. Cosi, in Piedone lo sbirro, le più banali emozioni oscurano polemiche e ideologie. Ci si riduce a fare il tifo per il gigante buono.

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