Bombe al Salone della nautica in fiamme bang da 13 milioni di Giulio Anselmi
Bombe al Salone della nautica in fiamme bang da 13 milioni Misterioso attentato nella scorsa notte a Genova Bombe al Salone della nautica in fiamme bang da 13 milioni Danneggiate altre due imbarcazioni - Scoperto in tempo e reso inoffensivo dagli artificieri un altro ordigno - Telefonate anonime annunciano in serata altri scoppi: falsi allarmi (Dal nostro corrispondente) Genova, 28 ottobre. Due ordigni incendiari sono esplosi, la scorsa notte, nei padiglioni del XIII Salone nautico internazionale, chiuso ufficialmente stasera dal ministro Matteotti. Una terza bomba è stata trovata questa mattina su un barca a vela. Le fiamme hanno distrutto uno yacht di sette metri e un kayak, lambito un cabinato e l'arredamento d'uno stand, all'interno della « collettiva » organizzata dalla Francia: i danni superano i venti milioni. Subito dopo la scoperta dell'ordigno, il grande edificio C del quartiere fieristico è stato chiuso al pubblico e perquisito attentamente da polizia e carabinieri. Quasi certamente gli incendi e la mancata esplosione sono collegati tra loro: gli inquirenti ne sono convinti e parlano di «identico piano criminoso». Misteriosi sono invece i motivi dell'attentato e l'identità degli esecutori. Il ritrovamento della bomba inesplosa, che ha fatto riesaminare sotto tutt'altra ottica gli incendi notturni, apparsi in un primo tempo fortuiti, è avvenuto casualmente. Verso le 10,30 Alessandro Rizzi, rappresentante della Scandinavian Motor Boats, che espone lo yacht «Viksund 27» (otto metri di lunghezza, venticinque metri quadri di velatura), è salito a bordo dell'imbarcazione. Notando un certo disordine nella cabina, tra i cuscini di prua, si è avvicinato e ha visto una scatola di sigari nascosta sotto il sacco porta-vela. «L'ho aperta per curiosità — dice ora, bianco in volto al pensiero del pericolo corso —. Dentro c'erano un orologio da uomo, una piccola batteria e tre "salsicciotti". Ho capito che si trattava d'una bomba. Ho guardato l'ora e ho visto che le lancette erano ferme sulle 4. Sono sceso e ho chiamato dei colleghi, che sono scappati, poi ho avvertito i carabinieri». I militari, subito intervenuti, hanno fatto sgomberare il padiglione, alcuni artificieri hanno disinnescato l'ordigno. Il difettoso funzionamento dell'orologio, collegato con due fili elettrici alla batteria, non aveva evidentemente incendiato la polvere contenuta nei «salsicciotti». Nel corso della notte, invece, altri due congegni similari avevano funzionato pefettamente. Alle tre le fiamme avevano avvolto all'improvviso lo yacht «Delta Marine 700», costruito dalla società francese Deltachimie e importato in Italia dalla ditta Navimar di Fiumicino, che era esposto nel padiglione B 1. Un guardiano in servizio all'altro capo del grande edificio, ha sentito una botta soffocata; quando si è voltato, lo scafo, del valore di circa 13 milioni di lire, era già in fiamme. Alle 3,30 un altro focolaio si è sviluppato in un sottoscala del Palasport, l'edificio circolare progettato da Nervi, che ospita centinaia di barche in gomma e in plastica. Il fuoco è stato domato prima che raggiungesse le infiammabilissime imbarcazioni. Un nuovo allarme è stato provocato, nella serata, da alcune telefonate anonime che preannunciavano l'esplosione di altre bombe per le 19,15. Ulteriori frenetiche perquisizioni non hanno dato esito, Giulio Anselmi Bombe al Salone della nautica in fiamme bang da 13 milioni Misterioso attentato nella scorsa notte a Genova Bombe al Salone della nautica in fiamme bang da 13 milioni Danneggiate altre due imbarcazioni - Scoperto in tempo e reso inoffensivo dagli artificieri un altro ordigno - Telefonate anonime annunciano in serata altri scoppi: falsi allarmi (Dal nostro corrispondente) Genova, 28 ottobre. Due ordigni incendiari sono esplosi, la scorsa notte, nei padiglioni del XIII Salone nautico internazionale, chiuso ufficialmente stasera dal ministro Matteotti. Una terza bomba è stata trovata questa mattina su un barca a vela. Le fiamme hanno distrutto uno yacht di sette metri e un kayak, lambito un cabinato e l'arredamento d'uno stand, all'interno della « collettiva » organizzata dalla Francia: i danni superano i venti milioni. Subito dopo la scoperta dell'ordigno, il grande edificio C del quartiere fieristico è stato chiuso al pubblico e perquisito attentamente da polizia e carabinieri. Quasi certamente gli incendi e la mancata esplosione sono collegati tra loro: gli inquirenti ne sono convinti e parlano di «identico piano criminoso». Misteriosi sono invece i motivi dell'attentato e l'identità degli esecutori. Il ritrovamento della bomba inesplosa, che ha fatto riesaminare sotto tutt'altra ottica gli incendi notturni, apparsi in un primo tempo fortuiti, è avvenuto casualmente. Verso le 10,30 Alessandro Rizzi, rappresentante della Scandinavian Motor Boats, che espone lo yacht «Viksund 27» (otto metri di lunghezza, venticinque metri quadri di velatura), è salito a bordo dell'imbarcazione. Notando un certo disordine nella cabina, tra i cuscini di prua, si è avvicinato e ha visto una scatola di sigari nascosta sotto il sacco porta-vela. «L'ho aperta per curiosità — dice ora, bianco in volto al pensiero del pericolo corso —. Dentro c'erano un orologio da uomo, una piccola batteria e tre "salsicciotti". Ho capito che si trattava d'una bomba. Ho guardato l'ora e ho visto che le lancette erano ferme sulle 4. Sono sceso e ho chiamato dei colleghi, che sono scappati, poi ho avvertito i carabinieri». I militari, subito intervenuti, hanno fatto sgomberare il padiglione, alcuni artificieri hanno disinnescato l'ordigno. Il difettoso funzionamento dell'orologio, collegato con due fili elettrici alla batteria, non aveva evidentemente incendiato la polvere contenuta nei «salsicciotti». Nel corso della notte, invece, altri due congegni similari avevano funzionato pefettamente. Alle tre le fiamme avevano avvolto all'improvviso lo yacht «Delta Marine 700», costruito dalla società francese Deltachimie e importato in Italia dalla ditta Navimar di Fiumicino, che era esposto nel padiglione B 1. Un guardiano in servizio all'altro capo del grande edificio, ha sentito una botta soffocata; quando si è voltato, lo scafo, del valore di circa 13 milioni di lire, era già in fiamme. Alle 3,30 un altro focolaio si è sviluppato in un sottoscala del Palasport, l'edificio circolare progettato da Nervi, che ospita centinaia di barche in gomma e in plastica. Il fuoco è stato domato prima che raggiungesse le infiammabilissime imbarcazioni. Un nuovo allarme è stato provocato, nella serata, da alcune telefonate anonime che preannunciavano l'esplosione di altre bombe per le 19,15. Ulteriori frenetiche perquisizioni non hanno dato esito, Giulio Anselmi
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