Lo psicanalizziamo? "Non occorre più!" di Fulvio Cinti

Lo psicanalizziamo? "Non occorre più!" Franco Causio dopo i quarantotto minuti Lo psicanalizziamo? "Non occorre più!" Adesso si rimette al servizio della Juventus, pronto a dire anche "Signorsì' Franco Causio torna da Roma « rigenerato » e si pone al servizio della Juventus. E' predisposto a mettersi sull'attenti e pronunciare disciplinatamente il « signorsì ». Incredibile, ma vero. Soffoca (per quanto tempo?) la sua innocente anarchia, frena slanci contestatari — semmai in realtà ce ne sono stati — addolcisce il tono delle parole, che scandisce affinché non vengano poi distorte, si propone di giocare in umiltà. Come nei 48 minuti all'Olimpico, che gli hanno ridato serenità (anzi lo hanno « rigenerato — come lui dice — perché ero molto abbattuto »), e lo hanno restituito quasi integralmente alla platea calcistica. La pensata fulminea di Valcareggi — quanti hanno pensato che nel ruolo di Rivera zio Ferruccio mandasse invece Re Cecconi? — ha giovato alla Nazionale e a Causio assai più di quel che si immagini. Stavolta Franco Causio è stato efficace psicanalista di se stesso. Ha fatto esame ed ammenda degli innocenti errori passati, ai quali lo aveva trascinato il suo temperamento irrequieto, per cui quando chiedo scherzosamente al professor Bergamini, che siede tra il giocatore e me sul volo Alitalia Roma-Torino, se si renda necessario un trattamento psicanalitico, risponde divertito: «Non occorre più!». Sorride anche Causio: probabilmente in altri momenti avrebbe seccamente ribattuto; adesso, invece, sta al gioco e ciò è altra prova che la grande burrasca morale è passata. Altri momenti difficili egli aveva avuto in passato, e sempre per via di quella sua inquietudine, « mai però come questo », sottolinea. « Non ne parliamo più », afferma per chiudere l'amaro argomento. In quel non parliamone più c'è il grande desiderio non espresso ma intuibile di essere lasciato in pace, di lasciarlo vivere nella tranquillità riconquistata. Ma come si fa a chiudere bruscamente il discorso? I guai stagionali di Franco Causio cominciarono il giorno avanti della partita di Dresda. Lui disse serenamente che cosa ne pensava, non drammatizzò situazioni e rapporti, ma il giorno appresso, a grossi caratteri, gli fecero dire che « nulla funzionava in quella Juventus ». Ciò che seguì è noto: Causio negò caparbiamente, la stessa persona che aveva alterato il senso della conversazione ammise onestamente di aver riprodotto parole di altri, poiché lui non era presente; e si sa, da una bocca all'altra le parole rimbalzano e si deformano. Non so se poi Causio abbia pagato in denaro lo spiacevole episodio, e se altra multa gli sia stata appioppata da Giampiero Boniperti (che non ritengo così fiscale bensì presidente dotato di notevole acu¬ me e di bonarietà, essendo egli stato a sua volta giocatore e non sempre quieto), qualche tempo dopo a proposito di una battuta insulsa alla maniera di Carosello che gli misero in bocca parlando di Kovacs: « Quello sì che se ne intende ». E se veramente l'avesse pronunciata Cesto Vycpalek avrebbe avuto motivo per risentirsene, mentre Causio aveva semplicemente rimarcato con giustificata soddisfazione il giudizio espresso su di lui da uno che se ne intendeva di calcio. Anche adesso, all'indomani della partita azzurra di Roma vi sarebbero cento e uno argomenti sui quali Causio potrebbe polemizzare, e ribattere a certe ingrate opinioni. Lo mettiamo alla prova. « Qualcuno ha scritto che tu sei vivace, però se non progredisci in fatto di raziocinio è diffi¬ cile pensare che convenga impiegarti ai mondiali ». « Siamo in democrazia, c'è libertà di pensiero. Il calcio è un bel gioco ed appassiona proprio perché ognuno è libero di vederlo a modo suo e di affermare le proprie opinioni ». Quarantotto minuti in campo all'Olimpico, una Nazionale che un calcio di rigore aveva allievato da molte pene, ma che non riusciva a nobilitare il proprio gioco. Poi, sulla fascia destra un'esplosione. Che cosa ti ha detto Valcareggi mandandoti in campo? « Copri la fascia destra e cerca di sfruttare palloni e situazioni ». Causio ha rispettato gli ordini con i risultati che milioni di italiani hanno visto e approvato. E' professione di umiltà o di momentanea sottomissione quando ora dice a voce bassa: « Faccio quello che mi dicono »? Causio è giocatore di grandissimo estro, di giustificate ambizioni, che i suoi stessi estimatori giudicano sfrenate al punto di offuscargli il raziocinio. Per ciò che 10 conosco, ritengo che si tratti solo di inquietudine. Ma 11 fondo è buono c ricco di lealtà. Così gli credo quando per allontanare il sospetto da certe rivalità all'interno della Juventus, confida: «Spero di avere degli amici perché io cerco di essere amico di tutti ». E chiarisce: « Dopo quattro anni di vita calcistica comune i miei compagni devono avermi capito. Il temperamento è quello che è, il carattere si può correggere. E da parte degli altri tollerare se la correzione tarda a realizzarsi ». Così, con questi pensieri nuovi, con una docilità che forse neppure egli stesso si riconosceva, Franco Causio si rimette al servizio della Juventus. « Spero di riprendermi anche in maglia bianconera. La maglia azzurra mi ha rigenerato ». Fulvio Cinti Franco Causio ha ritrovato la carica (Foto Moisio) Lo psicanalizziamo? "Non occorre più!" Franco Causio dopo i quarantotto minuti Lo psicanalizziamo? "Non occorre più!" Adesso si rimette al servizio della Juventus, pronto a dire anche "Signorsì' Franco Causio torna da Roma « rigenerato » e si pone al servizio della Juventus. E' predisposto a mettersi sull'attenti e pronunciare disciplinatamente il « signorsì ». Incredibile, ma vero. Soffoca (per quanto tempo?) la sua innocente anarchia, frena slanci contestatari — semmai in realtà ce ne sono stati — addolcisce il tono delle parole, che scandisce affinché non vengano poi distorte, si propone di giocare in umiltà. Come nei 48 minuti all'Olimpico, che gli hanno ridato serenità (anzi lo hanno « rigenerato — come lui dice — perché ero molto abbattuto »), e lo hanno restituito quasi integralmente alla platea calcistica. La pensata fulminea di Valcareggi — quanti hanno pensato che nel ruolo di Rivera zio Ferruccio mandasse invece Re Cecconi? — ha giovato alla Nazionale e a Causio assai più di quel che si immagini. Stavolta Franco Causio è stato efficace psicanalista di se stesso. Ha fatto esame ed ammenda degli innocenti errori passati, ai quali lo aveva trascinato il suo temperamento irrequieto, per cui quando chiedo scherzosamente al professor Bergamini, che siede tra il giocatore e me sul volo Alitalia Roma-Torino, se si renda necessario un trattamento psicanalitico, risponde divertito: «Non occorre più!». Sorride anche Causio: probabilmente in altri momenti avrebbe seccamente ribattuto; adesso, invece, sta al gioco e ciò è altra prova che la grande burrasca morale è passata. Altri momenti difficili egli aveva avuto in passato, e sempre per via di quella sua inquietudine, « mai però come questo », sottolinea. « Non ne parliamo più », afferma per chiudere l'amaro argomento. In quel non parliamone più c'è il grande desiderio non espresso ma intuibile di essere lasciato in pace, di lasciarlo vivere nella tranquillità riconquistata. Ma come si fa a chiudere bruscamente il discorso? I guai stagionali di Franco Causio cominciarono il giorno avanti della partita di Dresda. Lui disse serenamente che cosa ne pensava, non drammatizzò situazioni e rapporti, ma il giorno appresso, a grossi caratteri, gli fecero dire che « nulla funzionava in quella Juventus ». Ciò che seguì è noto: Causio negò caparbiamente, la stessa persona che aveva alterato il senso della conversazione ammise onestamente di aver riprodotto parole di altri, poiché lui non era presente; e si sa, da una bocca all'altra le parole rimbalzano e si deformano. Non so se poi Causio abbia pagato in denaro lo spiacevole episodio, e se altra multa gli sia stata appioppata da Giampiero Boniperti (che non ritengo così fiscale bensì presidente dotato di notevole acu¬ me e di bonarietà, essendo egli stato a sua volta giocatore e non sempre quieto), qualche tempo dopo a proposito di una battuta insulsa alla maniera di Carosello che gli misero in bocca parlando di Kovacs: « Quello sì che se ne intende ». E se veramente l'avesse pronunciata Cesto Vycpalek avrebbe avuto motivo per risentirsene, mentre Causio aveva semplicemente rimarcato con giustificata soddisfazione il giudizio espresso su di lui da uno che se ne intendeva di calcio. Anche adesso, all'indomani della partita azzurra di Roma vi sarebbero cento e uno argomenti sui quali Causio potrebbe polemizzare, e ribattere a certe ingrate opinioni. Lo mettiamo alla prova. « Qualcuno ha scritto che tu sei vivace, però se non progredisci in fatto di raziocinio è diffi¬ cile pensare che convenga impiegarti ai mondiali ». « Siamo in democrazia, c'è libertà di pensiero. Il calcio è un bel gioco ed appassiona proprio perché ognuno è libero di vederlo a modo suo e di affermare le proprie opinioni ». Quarantotto minuti in campo all'Olimpico, una Nazionale che un calcio di rigore aveva allievato da molte pene, ma che non riusciva a nobilitare il proprio gioco. Poi, sulla fascia destra un'esplosione. Che cosa ti ha detto Valcareggi mandandoti in campo? « Copri la fascia destra e cerca di sfruttare palloni e situazioni ». Causio ha rispettato gli ordini con i risultati che milioni di italiani hanno visto e approvato. E' professione di umiltà o di momentanea sottomissione quando ora dice a voce bassa: « Faccio quello che mi dicono »? Causio è giocatore di grandissimo estro, di giustificate ambizioni, che i suoi stessi estimatori giudicano sfrenate al punto di offuscargli il raziocinio. Per ciò che 10 conosco, ritengo che si tratti solo di inquietudine. Ma 11 fondo è buono c ricco di lealtà. Così gli credo quando per allontanare il sospetto da certe rivalità all'interno della Juventus, confida: «Spero di avere degli amici perché io cerco di essere amico di tutti ». E chiarisce: « Dopo quattro anni di vita calcistica comune i miei compagni devono avermi capito. Il temperamento è quello che è, il carattere si può correggere. E da parte degli altri tollerare se la correzione tarda a realizzarsi ». Così, con questi pensieri nuovi, con una docilità che forse neppure egli stesso si riconosceva, Franco Causio si rimette al servizio della Juventus. « Spero di riprendermi anche in maglia bianconera. La maglia azzurra mi ha rigenerato ». Fulvio Cinti Franco Causio ha ritrovato la carica (Foto Moisio)

Luoghi citati: Dresda, Roma, Torino