L'ultimatum degli arabi
L'ultimatum degli arabi L'ultimatum degli arabi (Segue dalla 1" pagina) infatti aggiunti domenica il Kuwait, il Qatar e Bahrein. « L'unità araba non è più una formula demagogica, è un fatto concreto — commenta il libanese As Safa —. Anche se la guerra dovesse finire domani, anche se gli arabi non ne risultassero vincitori, l'arma del petrolio continuerà ad essere impiegata ] ad oltranza ». « Che si sia alla vigilia di una nuova "Suez 11956" o di una nuova "Cuba j 1962", poco imporla, ormai — scrive su l'Orient Le Jour Marwan Hamade — l'importante è che la quarta guerra del Medio Oriente provochi la grande crisi mondiale voluta dagli arabi. Tale era in realtà, più che la strada per Tel Aviv, l'obiettivo della loro offensiva: creare ciò che i manuali diplomatici chiamano "il disordine positivo". Un disordine dal quale dovrà comunque scaturire un ordine nuovo ». L'arresto immediato dell'esportazione del petrolio grez- zo e raffinato verso gli Stati Uniti può provocare la « crisi mondiale » ausupicata dagli arabi? « Se la situazione si aggravasse — ha detto Ali Attika, segretario generale dell'Opaep (l'Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio) — certamente si potrebbero colpire altri paesi ». Il problema è ora sapere chi sono per gli arabi gli amici ed i nemici. « £ a partire da questo momento die noi giudicheremo l'atteggiamento dei Paesi consumatori... Tra una decina di giorni avremo sleso tre liste: gii amici, i ; neutrali, i nemici ». Per esse- | \ re considerati « amici » biso-1 gnerà rispettare queste condizioni: sospensione dei traffici commerciali o minaccia di rompere le relazioni diplomatiche con Israele finché non si deciderà ad applicare la risoluzione 242 dell'Onu. Proibizione di collette a favo¬ re di Tel Aviv; divieto ai propri concittadini di recarsi in Israele come volontari; rifiuto delle facilitazioni di transito o di trasporto di armi e combattenti destinati ad Israele; fornitura di armi agli arabi. i. m. L'ultimatum degli arabi L'ultimatum degli arabi (Segue dalla 1" pagina) infatti aggiunti domenica il Kuwait, il Qatar e Bahrein. « L'unità araba non è più una formula demagogica, è un fatto concreto — commenta il libanese As Safa —. Anche se la guerra dovesse finire domani, anche se gli arabi non ne risultassero vincitori, l'arma del petrolio continuerà ad essere impiegata ] ad oltranza ». « Che si sia alla vigilia di una nuova "Suez 11956" o di una nuova "Cuba j 1962", poco imporla, ormai — scrive su l'Orient Le Jour Marwan Hamade — l'importante è che la quarta guerra del Medio Oriente provochi la grande crisi mondiale voluta dagli arabi. Tale era in realtà, più che la strada per Tel Aviv, l'obiettivo della loro offensiva: creare ciò che i manuali diplomatici chiamano "il disordine positivo". Un disordine dal quale dovrà comunque scaturire un ordine nuovo ». L'arresto immediato dell'esportazione del petrolio grez- zo e raffinato verso gli Stati Uniti può provocare la « crisi mondiale » ausupicata dagli arabi? « Se la situazione si aggravasse — ha detto Ali Attika, segretario generale dell'Opaep (l'Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio) — certamente si potrebbero colpire altri paesi ». Il problema è ora sapere chi sono per gli arabi gli amici ed i nemici. « £ a partire da questo momento die noi giudicheremo l'atteggiamento dei Paesi consumatori... Tra una decina di giorni avremo sleso tre liste: gii amici, i ; neutrali, i nemici ». Per esse- | \ re considerati « amici » biso-1 gnerà rispettare queste condizioni: sospensione dei traffici commerciali o minaccia di rompere le relazioni diplomatiche con Israele finché non si deciderà ad applicare la risoluzione 242 dell'Onu. Proibizione di collette a favo¬ re di Tel Aviv; divieto ai propri concittadini di recarsi in Israele come volontari; rifiuto delle facilitazioni di transito o di trasporto di armi e combattenti destinati ad Israele; fornitura di armi agli arabi. i. m.
Persone citate: Ali Attika
Luoghi citati: Bahrein, Israele, Kuwait, Medio Oriente, Qatar, Stati Uniti, Tel Aviv
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