Aerei d'Israele abbattono due Mirane libici nel Sinai di Giorgio Romano

Aerei d'Israele abbattono due Mirane libici nel Sinai Gheddaf i ha violato l'impegno verso Parigi Aerei d'Israele abbattono due Mirane libici nel Sinai Parigi ha quasi ultimato la fornitura di 110 cacciabombardieri di questo tipo a Gheddafi - Le condizioni della vendita (violate, come prevedeva Tel Aviv) erano che i "jets" non fossero impiegati nella guerra in Medio Oriente Israele ha documentato che gli apparecchi venivano passati all'Egitto, ma Parigi ha continuato le consegne (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 14 ottobre. Il fatto nuovo, forse più notevole, dell'odierna cronaca di guerra nel Medio Oriente, ci sembra la comparsa nei cieli di battaglia del Sinai degli aerei Mirage, combattenti con le insegne del Cairo tra le forze aeree egiziane. E non è un caso che òggi il direttore del ministero degli Esteri di Gerusalemme abbia convocato nel suo ufficio l'incaricato di affari francese per fargli notare la gravità dell'avvenimento. Nel 1967 la Francia — non accettando la tesi israeliana che sosteneva di doversi muovere per legittima difesa e perché la chiusura degli strettì aveva fatto scattare il casus belli — decretò un «embargo» su tutte le armi destinate ai Paesi belligeranti, «embargo» che colpiva praticamente solo Israele, la cui flotta aerea era costituita quasi solo da aerei di produzione francese. Alle officine Dassault, le forze aeree israeliane avevano ordinato (e pagato) anche 50 Miroge che non erano stati ancora consegnati e che non lo furono mai. E che — dopo una lunga controversia giuridica — la Francia trattenne presso di sé, rimborsando il prezzo che le era stato pagato, e impegnandosi a non cederli a nessun'altra potenza del Medio Oriente. Quésti sono, diremmo, gli antefatti che hanno costretto le forze aeree israeliane (che erano dotate soprattutto di Mystère, di Super Mystère e di Mirage) a cercare, altrove i propri fornitori di aerei e di attrezzare, quindi, su basi interamente nuove le proprie forze dell'aria. Successivamente, nel 1970, la Libia ordinava 110 Mirage alle officine Dassault. Intorno alla transazione si levavano un po' dovunque, e anche in Francia, voci di stupore, tanto più che era noto come Tri¬ poli non disponesse di una aviazione capace di assorbire supersonici sofisticati, non avesse piloti, né aeroporti o attrezzature idonee. In quel caso il legittimo sospetto che gli aerei potessero essere ceduti all'Egitto (che a causa dell'«embargo» non avrebbe' potuto acquistarli) indusse ad aggiungere al contratto una clausola che precisava che «gli aerei non avrebbero potuto essere ceduti alle forse aeree di nessun Paese». Pompidou fu particolarmente premuroso nel sottolineare l'esistenza di questa clausola e il primo ministro di allora, Chaban Deimas, disse testualmente: «Se sarà provato che gli aerei di Tripoli saranno destinati al Cairo, il contratto verrà automaticamente rescisso». Persino molto più tardi, quando il sospetto del gennaio 1970 era divenuto Certezza, ['allora ministro degli Esteri francese Maurice Schumann, precisava che nell'eventualità che l'unione Libia-Egitto avesse consentito a quest'ultimo di usare i Mirage, qualsiasi ulteriore fornitura sarebbe stata sospesa. Evidentemente si trattava soltanto di una ipocrisia. In Francia tutti sapevano tra l'altro che i piloti che si allenavano sul suolo francese, sui supersonici Dassault erano egiziani con passaporti libici. Il solo fatto che II Cairo e Tripoli fossero ricorsi a questo espediente prova che sapevano di compiere cosa illegale, mentre le autorità francesi chiudevano un occhio e anche tutti e due. D'altra parte Gheddafi negli ultimi mesi ha dichiarato a varie riprese che non ammetteva limitazioni al suo diritto di far l'uso che voleva degli aerei. Nella primavera scorsa Israele aveva avuto le prove documentate del numero di aerei ceduti dalla Libia all'Egitto, delle date di consegna e degli impianti che erano stati fatti sul suolo egiziano per accogliere i Mirage. Il ministro degli Esteri israeliano aveva convocato nel suo ufficio l'allora ambasciatore di Francia Francois Huré (che poi ha concluso il suo incarico e non è stato ancora sostituito) nella domenica di Pasqua per sottolineare l'urgenza e la gravità della situazione e renderlo edotto delle implicazioni possibili. Ma non v'è sordo peggiore di chi non vuol sentire. Il 23 maggio 1967 Charles De Gallile, che pochi anni prima aveva chiamato Israele «amico e alleato» e poco dopo doveva definire gli ebrei un «popolo sicuro di se stesso e dominatore», ricevendo Abba Eban aveva affermato che Israele avrebbe commesso un errore considerando la chiusura degli stretti come una provocazione e che conveniva a Tel Aviv accettare il fatto compiuto Nell'ottobre del 1973, dopo che Egitto e Siria hanno attaccato, per propria ammissione, Israele e sono penetrati con le loro forze armate al di là della linea armistiziale del 1967, il ministro degli Esteri Michel Jobert doveva dichiarare la propria comprensione per il Cairo e Damasco, precisando che il tentativo di un Paese che vuole recuperare le terre perdute in guerra non può essere qualificato di aggressione. E il 12 ottobre, dal porto dì Marsiglia, salpava, diretta a Tripoli, la nave da carico «Mejean 2», con a bordo armi di ogni tipo tra cui centinaia d: proiettili per l'artiglieria, sette contenitori di missili, 36 casse di munizioni' per aerei oltre che a un numero imprecisato di «tanks». , Giorgio Romano Aerei d'Israele abbattono due Mirane libici nel Sinai Gheddaf i ha violato l'impegno verso Parigi Aerei d'Israele abbattono due Mirane libici nel Sinai Parigi ha quasi ultimato la fornitura di 110 cacciabombardieri di questo tipo a Gheddafi - Le condizioni della vendita (violate, come prevedeva Tel Aviv) erano che i "jets" non fossero impiegati nella guerra in Medio Oriente Israele ha documentato che gli apparecchi venivano passati all'Egitto, ma Parigi ha continuato le consegne (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 14 ottobre. Il fatto nuovo, forse più notevole, dell'odierna cronaca di guerra nel Medio Oriente, ci sembra la comparsa nei cieli di battaglia del Sinai degli aerei Mirage, combattenti con le insegne del Cairo tra le forze aeree egiziane. E non è un caso che òggi il direttore del ministero degli Esteri di Gerusalemme abbia convocato nel suo ufficio l'incaricato di affari francese per fargli notare la gravità dell'avvenimento. Nel 1967 la Francia — non accettando la tesi israeliana che sosteneva di doversi muovere per legittima difesa e perché la chiusura degli strettì aveva fatto scattare il casus belli — decretò un «embargo» su tutte le armi destinate ai Paesi belligeranti, «embargo» che colpiva praticamente solo Israele, la cui flotta aerea era costituita quasi solo da aerei di produzione francese. Alle officine Dassault, le forze aeree israeliane avevano ordinato (e pagato) anche 50 Miroge che non erano stati ancora consegnati e che non lo furono mai. E che — dopo una lunga controversia giuridica — la Francia trattenne presso di sé, rimborsando il prezzo che le era stato pagato, e impegnandosi a non cederli a nessun'altra potenza del Medio Oriente. Quésti sono, diremmo, gli antefatti che hanno costretto le forze aeree israeliane (che erano dotate soprattutto di Mystère, di Super Mystère e di Mirage) a cercare, altrove i propri fornitori di aerei e di attrezzare, quindi, su basi interamente nuove le proprie forze dell'aria. Successivamente, nel 1970, la Libia ordinava 110 Mirage alle officine Dassault. Intorno alla transazione si levavano un po' dovunque, e anche in Francia, voci di stupore, tanto più che era noto come Tri¬ poli non disponesse di una aviazione capace di assorbire supersonici sofisticati, non avesse piloti, né aeroporti o attrezzature idonee. In quel caso il legittimo sospetto che gli aerei potessero essere ceduti all'Egitto (che a causa dell'«embargo» non avrebbe' potuto acquistarli) indusse ad aggiungere al contratto una clausola che precisava che «gli aerei non avrebbero potuto essere ceduti alle forse aeree di nessun Paese». Pompidou fu particolarmente premuroso nel sottolineare l'esistenza di questa clausola e il primo ministro di allora, Chaban Deimas, disse testualmente: «Se sarà provato che gli aerei di Tripoli saranno destinati al Cairo, il contratto verrà automaticamente rescisso». Persino molto più tardi, quando il sospetto del gennaio 1970 era divenuto Certezza, ['allora ministro degli Esteri francese Maurice Schumann, precisava che nell'eventualità che l'unione Libia-Egitto avesse consentito a quest'ultimo di usare i Mirage, qualsiasi ulteriore fornitura sarebbe stata sospesa. Evidentemente si trattava soltanto di una ipocrisia. In Francia tutti sapevano tra l'altro che i piloti che si allenavano sul suolo francese, sui supersonici Dassault erano egiziani con passaporti libici. Il solo fatto che II Cairo e Tripoli fossero ricorsi a questo espediente prova che sapevano di compiere cosa illegale, mentre le autorità francesi chiudevano un occhio e anche tutti e due. D'altra parte Gheddafi negli ultimi mesi ha dichiarato a varie riprese che non ammetteva limitazioni al suo diritto di far l'uso che voleva degli aerei. Nella primavera scorsa Israele aveva avuto le prove documentate del numero di aerei ceduti dalla Libia all'Egitto, delle date di consegna e degli impianti che erano stati fatti sul suolo egiziano per accogliere i Mirage. Il ministro degli Esteri israeliano aveva convocato nel suo ufficio l'allora ambasciatore di Francia Francois Huré (che poi ha concluso il suo incarico e non è stato ancora sostituito) nella domenica di Pasqua per sottolineare l'urgenza e la gravità della situazione e renderlo edotto delle implicazioni possibili. Ma non v'è sordo peggiore di chi non vuol sentire. Il 23 maggio 1967 Charles De Gallile, che pochi anni prima aveva chiamato Israele «amico e alleato» e poco dopo doveva definire gli ebrei un «popolo sicuro di se stesso e dominatore», ricevendo Abba Eban aveva affermato che Israele avrebbe commesso un errore considerando la chiusura degli stretti come una provocazione e che conveniva a Tel Aviv accettare il fatto compiuto Nell'ottobre del 1973, dopo che Egitto e Siria hanno attaccato, per propria ammissione, Israele e sono penetrati con le loro forze armate al di là della linea armistiziale del 1967, il ministro degli Esteri Michel Jobert doveva dichiarare la propria comprensione per il Cairo e Damasco, precisando che il tentativo di un Paese che vuole recuperare le terre perdute in guerra non può essere qualificato di aggressione. E il 12 ottobre, dal porto dì Marsiglia, salpava, diretta a Tripoli, la nave da carico «Mejean 2», con a bordo armi di ogni tipo tra cui centinaia d: proiettili per l'artiglieria, sette contenitori di missili, 36 casse di munizioni' per aerei oltre che a un numero imprecisato di «tanks». , Giorgio Romano

Persone citate: Abba Eban, Dassault, Francia Francois Huré, Gheddafi, Maurice Schumann, Michel Jobert, Pompidou