Piano Usa - Urss? di Vittorio Zucconi

Piano Usa - Urss? Secondo indiscrezioni trapelate a Washington Piano Usa - Urss? Kissinger si è incontrato con il ministro degli Esteri israeliano, Abba Eban, e con l'ambasciatore sovietico negli Stati Uniti, Dobrinin - Un "cessate il fuoco" sulle posizioni attuali ottenuto con la "minaccia" di non consegnare armi e rifornimenti? (Dal nostro corrispondente) Washington, 14 ottobre. Improvvise voci di un «piano di pace» russo-americano circolano oggi all'Orni e nella capitale americana: provengono dal Dipartimento di Stato e sono il frutto di indiscrezioni trapelate dagli intensi contatti avuti ieri da Kissinger, che ha incontrato il ministro degli Esteri israeliano Abba Eban e, subito dopo, per oltre un'ora, l'ambasciatore sovietico negli Usa, Dobrinin. Non è il caso di farsi soverchie illusioni, ma le voci provano che, nonostante l'allargamento del conflitto e i «ponti aerei» fra le grandi potenze e i combattenti, Mosca e Washington continuano nei loro sforzi discreti per mettere termine alla guerra. Di questo «piano di pace» assai poco è dato sapere, per ovvie ragioni (soprattutto Mosca non può mostrarsi tròppo accomodante, come ben ha comprerò Kissinger), ma si sa che esso parte da un presupposto strategico • evidente: entrambe le parti, arabi e israeliani, sembrano sempre più stremate e tanto gli uni che gli altri non potranno continuare a lungo la lotta senza massicci, nuovi rifornimenti dalle due superpotenze. Kissinger, in un colloquio agitato con Abba Eban ha detto chiaramente che gli Stati Uniti sono pronti a far fronte agli impegni contrattuali con Israele e a fornire Phantom., carri armati e missili che Tel Aviv ha già pagato in anticipo. Però, ha aggiunto il segretario di Stato, Washington non vuole alimentare, ma stabilizzare la guerra. Caccia, bombardieri e carri (la cui consegna dovrebbe cominciare all'inizio di questa settimana) potrebbero dunque essere l'arma di pressione per indurre Israele a trattare. Da parte russa, l'atteggiamento sarebbe analogo nei confronti ài Siria ed Egitto: finora, gli aerei da trasporto sovietici hanno scaricato a Damasco soprattutto munizioni e armi leggere, non ancora materiale in grado di spostare realmente la bilancia delle forze! Sovietici e americani sarebbero d'accordo per un c'essate il fuoco sulle posizioni attuali, che' non vedono realmente vincitori né vinti. Gli egiziani sono, pare saldamente, sulla riva Est del Canale; gli israeliani ben dentro il territorio siriano e Kissinger ha detto ieri che Washington vede con molta preoccupazione, la possibilità di una presa di Damasco da parte. israeliana, come fatto capace di prolungare indefinitamente la guerra e di provocare più sostanziosi interventi sovietici. Queste voci (che .sembrano avere buona consistenza) di un progetto comune russoamericano possono, apparire contraddittorie, con le notizie del, ponte aereo Mosca;Damasco e del progettato invio di materiale bellico americano ad Israele, ma la contraddizione può essere, solo apparente: vnessuna delle due superpotenze può abbandonare a se stessè le nazióni amiche riè! Mediò Qttéttte, né pvfó permettere che*} rispettivi «protetti» ' subiscano rovèsci troppo gravi. Più l'equilibrio in Medio Oriente si modifica, più la parte messa in minoranza sarebbe costretta a decisioni gravi. Se si analizzano le'iniziative e le dichiarazioni americane a sette giorni dallo scoppio della guerra, si vede che, al di là della frammentarietà quotidiana, esiste una linea d'azione coerente. Primo: cercare ogni occasione per lanciare un'offensiva di pace, non per spirito pacifista, ma per l'interesse economico e politico a disinnescare una volta per tutte la polveriera mediorientale. Secondo: mantenere sempre i contatti con Mosca, sia all'Orni, sia, soprattutto, in incontri bilaterali,'per impedire che l'ignoranza delle reciproche intenzioni provochi reazioni sbagliate e, in quésto" caso, "irreparabili. 'Terzo': essere pronti ad intervenire, sempre indirettamente, con' aiuti ad Israele se le sorti della guerra indicassero che la nazione ebraica è sul punto di soccombere. Il tutto senza mai superare quel «confine della irresponsabilità» che Kissinger ha tracciato per gli Usa come per l*Urss. Sono manovre sul filo del rasoio e la posta, più che i pozzi di re Feisal, è il rapporto con Mosca. Kissinger sa bene che, di aiuto in aiuto, si rischia di trovarsi faccia a faccia con l'altra grande potenza. Per questo, i portavoce del Dipartimento di Stato hanno smentito con molto vigore, ieri come oggi, le accuse arabe di una' presenza diretta americana nel teatro di operazioni. «Nessun uomo, aereo, carro appartenente agli Stati Uniti è nella zona», ha detto McClosky (del Dipartimento di Stato), precisando che le accuse egiziane fi siriane hanno il solo scopo di esacerbare la situazione e costringere Mosca a più massicci aiuti. Vittorio Zucconi A it dl P Alture di Golan. Un reparto corazzato israeliano sulla strada di Damascò (Telefoto) Piano Usa - Urss? Secondo indiscrezioni trapelate a Washington Piano Usa - Urss? Kissinger si è incontrato con il ministro degli Esteri israeliano, Abba Eban, e con l'ambasciatore sovietico negli Stati Uniti, Dobrinin - Un "cessate il fuoco" sulle posizioni attuali ottenuto con la "minaccia" di non consegnare armi e rifornimenti? (Dal nostro corrispondente) Washington, 14 ottobre. Improvvise voci di un «piano di pace» russo-americano circolano oggi all'Orni e nella capitale americana: provengono dal Dipartimento di Stato e sono il frutto di indiscrezioni trapelate dagli intensi contatti avuti ieri da Kissinger, che ha incontrato il ministro degli Esteri israeliano Abba Eban e, subito dopo, per oltre un'ora, l'ambasciatore sovietico negli Usa, Dobrinin. Non è il caso di farsi soverchie illusioni, ma le voci provano che, nonostante l'allargamento del conflitto e i «ponti aerei» fra le grandi potenze e i combattenti, Mosca e Washington continuano nei loro sforzi discreti per mettere termine alla guerra. Di questo «piano di pace» assai poco è dato sapere, per ovvie ragioni (soprattutto Mosca non può mostrarsi tròppo accomodante, come ben ha comprerò Kissinger), ma si sa che esso parte da un presupposto strategico • evidente: entrambe le parti, arabi e israeliani, sembrano sempre più stremate e tanto gli uni che gli altri non potranno continuare a lungo la lotta senza massicci, nuovi rifornimenti dalle due superpotenze. Kissinger, in un colloquio agitato con Abba Eban ha detto chiaramente che gli Stati Uniti sono pronti a far fronte agli impegni contrattuali con Israele e a fornire Phantom., carri armati e missili che Tel Aviv ha già pagato in anticipo. Però, ha aggiunto il segretario di Stato, Washington non vuole alimentare, ma stabilizzare la guerra. Caccia, bombardieri e carri (la cui consegna dovrebbe cominciare all'inizio di questa settimana) potrebbero dunque essere l'arma di pressione per indurre Israele a trattare. Da parte russa, l'atteggiamento sarebbe analogo nei confronti ài Siria ed Egitto: finora, gli aerei da trasporto sovietici hanno scaricato a Damasco soprattutto munizioni e armi leggere, non ancora materiale in grado di spostare realmente la bilancia delle forze! Sovietici e americani sarebbero d'accordo per un c'essate il fuoco sulle posizioni attuali, che' non vedono realmente vincitori né vinti. Gli egiziani sono, pare saldamente, sulla riva Est del Canale; gli israeliani ben dentro il territorio siriano e Kissinger ha detto ieri che Washington vede con molta preoccupazione, la possibilità di una presa di Damasco da parte. israeliana, come fatto capace di prolungare indefinitamente la guerra e di provocare più sostanziosi interventi sovietici. Queste voci (che .sembrano avere buona consistenza) di un progetto comune russoamericano possono, apparire contraddittorie, con le notizie del, ponte aereo Mosca;Damasco e del progettato invio di materiale bellico americano ad Israele, ma la contraddizione può essere, solo apparente: vnessuna delle due superpotenze può abbandonare a se stessè le nazióni amiche riè! Mediò Qttéttte, né pvfó permettere che*} rispettivi «protetti» ' subiscano rovèsci troppo gravi. Più l'equilibrio in Medio Oriente si modifica, più la parte messa in minoranza sarebbe costretta a decisioni gravi. Se si analizzano le'iniziative e le dichiarazioni americane a sette giorni dallo scoppio della guerra, si vede che, al di là della frammentarietà quotidiana, esiste una linea d'azione coerente. Primo: cercare ogni occasione per lanciare un'offensiva di pace, non per spirito pacifista, ma per l'interesse economico e politico a disinnescare una volta per tutte la polveriera mediorientale. Secondo: mantenere sempre i contatti con Mosca, sia all'Orni, sia, soprattutto, in incontri bilaterali,'per impedire che l'ignoranza delle reciproche intenzioni provochi reazioni sbagliate e, in quésto" caso, "irreparabili. 'Terzo': essere pronti ad intervenire, sempre indirettamente, con' aiuti ad Israele se le sorti della guerra indicassero che la nazione ebraica è sul punto di soccombere. Il tutto senza mai superare quel «confine della irresponsabilità» che Kissinger ha tracciato per gli Usa come per l*Urss. Sono manovre sul filo del rasoio e la posta, più che i pozzi di re Feisal, è il rapporto con Mosca. Kissinger sa bene che, di aiuto in aiuto, si rischia di trovarsi faccia a faccia con l'altra grande potenza. Per questo, i portavoce del Dipartimento di Stato hanno smentito con molto vigore, ieri come oggi, le accuse arabe di una' presenza diretta americana nel teatro di operazioni. «Nessun uomo, aereo, carro appartenente agli Stati Uniti è nella zona», ha detto McClosky (del Dipartimento di Stato), precisando che le accuse egiziane fi siriane hanno il solo scopo di esacerbare la situazione e costringere Mosca a più massicci aiuti. Vittorio Zucconi A it dl P Alture di Golan. Un reparto corazzato israeliano sulla strada di Damascò (Telefoto)