Una serena mobilitazione nel territorio israeliano di Giorgio Romano

Una serena mobilitazione nel territorio israeliano Una serena mobilitazione nel territorio israeliano Oscuramento e norme d'emergenza - La gente commenta : non sarà una guerra-lampo, ma nemmeno di posizione - Dalle dichiarazioni del generale Herzog si deduce che i combattimenti nel nord sono i più accaniti -1 fedayn non danno preoccupazioni (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 7 ottobre. La vita nelle città israeliane, si svolge abbastanza normale ed è improntata a serenità e a calma consapevolezza. Si vedono poche persone per la strada, non c'è ressa nei negozi di commestibili e l'approvvigionamento dei generi di prima necessità è stato garantito dal ministro Barlev che ha dichiarato che ci sono abbondanti scorte per il presente e per il futuro, sì che non si parla di razionamento. Le scuole sono state chiuse fino a nuovo ordine e i servizi pubblici funzionano regolarmente, ma a ritmo ridotto e con l'abolizione di alcune linee di autobus, i cui servizi urbani e interurbani cessano alle diciotto. Le banche sono aperte solo al mattino; gli ospedali funzionano secondo le norme di emergenza; nelle piazze le ambulanze del Maghen David Adom (l'equivalente israeliano della Croce Rossa) accolgono le offerte di sangue dei cittadini che volonterosamente lo donano. Già la notte scorsa l'oscuramento era quasi completo, con poche vetrine illuminate perché funzionanti automaticamente; stasera non filtra un filo di luce dalle finestre. Ogni ora la radio trasmette le principali notizie: telefoni e telegrafi funzionano regolarmente, pur essendo le linee sovraccariche, così che si richiede al pubblico di limitare all'indispensabile le telefonate. Le comunicazioni internazionali richiedono spesso ore di attesa. L'acqua non manca, ma in alcune località, come a Beer Sheva, le autorità chiedono ai cittadini di predisporre limitate provviste. Direi che nei commenti degli osservatori, come dell'uomo della strada c'è una nota comune: consapevolezza che questa è una prova diversa dalle precedenti e specialmente dalla campagna del Sinai del 1956 e dalla guerra dei Sei Giorni del 1967, ma anche dalle successive battaglie di usura; non è e non potrà essere una blitzkrieg ma nemmeno una guerra di posizione. E' una guerra che parte da un inizio difensivo per trasformarsi in una campagna di attacco, una volta respinto il nemico o attratto dove lo si vuol far penetrare, dopo aver chiuso le sacche e tagliato le teste di ponte. Israele ha accettato questa volta il rischio calcolato di non fare la prima mossa, anche per render chiaro sul piano politico che è stato attaccato e che le sue forze sulle linee armistiziali avevano solo un carattere di protezione. Il fatto che gli osservatori dell'Orni abbiano confermato che le truppe egiziane hanno attraversato sabato il Canale in 5 località e che quelle siriane sono penetrare per due punti nelle alture del Golan, è considerato importante. Importanti anche le affermazioni di un pilota egiziano fatto prigioniero che ha rivelato che la sua squadriglia aveva ricevuto gli ordini di attaccare nelle ore del mattino di sabato 6 ottobre. I richiami proseguono a ritmo regolare e agli angoli delle strade si vedono gruppi di persone che attendono i mezzi di trasporto. E le parole d'ordine: «Lupo di mare», «Donne in nero» e simili conferiscono quasi un accento noto e familiare alla nuova guerra che Israele è costretto a combattere, convinto — come ha detto Golda Meir nel suo proclama quattro ore dopo l'assalto egiziosiriano — che «questo attacco dei due Paesi arabi è un atto di follia». Nella sostanza giovani e vecchi sono ottimisti: la fiducia nelle forze armate (che talvolta è parsa eccessiva e persino ostentata) dimostra di aver profonde radici nell'animo della popolazione. Anche oggi si è riunito il Consiglio dei ministri che ha discusso i problemi dell'ora. A Gerusalemme orientale e nei territori occupati regna la massima tranquillità e sinora non ci sono stati incidenti. Jeeps con altoparlanti circolano nella città vecchia e negli altri centri della Cisgiordanta fin da ieri sera e chiedono alla popolazione di seguire le istruzioni per l'oscuramento e la difesa civile. Cavalli di frisia sono stati posti ieri presso Ramallah, presso Betlemme e presso Gerico sulle strade che dividono Gerusalemme Est dalle zone della riva occidentale. I quartieri arabi sono pattugliati da piccole squadre di poliziotti. Non si sono visti movimenti di truppe in Giordania e il porto di Akaba sul mar Rosso è illuminato la sera, in contrasto con quello vicino di Eilat, dove è stato decretato il black-out e dove si giunge solo via terra perché sono stati sospesi i servizi aerei interni. Re Hussein di Giordania ha ordinato ai comandanti dell'esercito di restare a contatto con i comandi militari della Siria e dell'Egitto e ha posto le forze armate in stato di allarme. Amman afferma che una squadriglia di Phantom israeliani avrebbe sorvolato il suo spazio aereo diretta verso la Siria. Non si sa per contro fino a qual punto il sovrano abbia concesso il passaggio nei suoi cieli e il transito sul suo territorio alle forze dei Paesi arabi amici: la sua come quella di altri Stati arabi sembra essere una posizione attendistica. Un portavoce dei terroristi palestinesi ha dichiarato che le loro forze svolgono opera di intercettazione lungo le coste meridionali, ai confini del Libano. Non si sono visti effetti di una attività di tal natura e il portavoce israeliano ha smentito che ci sia stata qualsiasi azione. Il più autorevole dei commentatori militari di Israele, il generale della riserva Hajm Herzog ha spiegato che, per la prima volta dalla guerra di indipendenza, Israele combatte delle battaglie difensive, con tutte le conseguenze che ne derivano, e ha posto in rilievo che gli elementi già emersi sono la superiorità aerea e marina oltre che l'estensione dei territori occupati da Israele, i quali consentono che la massima parte delle operazioni si svolgano lontano dai centri abitati. In una conferenza stampa tenuta questa sera, egli ha detto che hanno preso parte alle operazioni 400 tanks egiziane e 800 siriane e che queste sono state duramente colpite. Senza scendere in particolari, egli ha fatto intendere che i combattimenti nel settore Nord sono più duri e accaniti. I commenti della stampa sottolineano soprattutto due temi: la difficoltà dei combattimenti che confrontano l'esercito di Israele, specialmente nelle prime giornate; il carattere dell'aggressione araba perpetrata nel giorno più sacro del calendario ebraico. Un particolare quest'ultimo che non sarà accantonato nelle reazioni dell'ebraismo di tutto il mondo e della opinione pubblica dei diversi continenti. Giorgio Romano Una serena mobilitazione nel territorio israeliano Una serena mobilitazione nel territorio israeliano Oscuramento e norme d'emergenza - La gente commenta : non sarà una guerra-lampo, ma nemmeno di posizione - Dalle dichiarazioni del generale Herzog si deduce che i combattimenti nel nord sono i più accaniti -1 fedayn non danno preoccupazioni (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 7 ottobre. La vita nelle città israeliane, si svolge abbastanza normale ed è improntata a serenità e a calma consapevolezza. Si vedono poche persone per la strada, non c'è ressa nei negozi di commestibili e l'approvvigionamento dei generi di prima necessità è stato garantito dal ministro Barlev che ha dichiarato che ci sono abbondanti scorte per il presente e per il futuro, sì che non si parla di razionamento. Le scuole sono state chiuse fino a nuovo ordine e i servizi pubblici funzionano regolarmente, ma a ritmo ridotto e con l'abolizione di alcune linee di autobus, i cui servizi urbani e interurbani cessano alle diciotto. Le banche sono aperte solo al mattino; gli ospedali funzionano secondo le norme di emergenza; nelle piazze le ambulanze del Maghen David Adom (l'equivalente israeliano della Croce Rossa) accolgono le offerte di sangue dei cittadini che volonterosamente lo donano. Già la notte scorsa l'oscuramento era quasi completo, con poche vetrine illuminate perché funzionanti automaticamente; stasera non filtra un filo di luce dalle finestre. Ogni ora la radio trasmette le principali notizie: telefoni e telegrafi funzionano regolarmente, pur essendo le linee sovraccariche, così che si richiede al pubblico di limitare all'indispensabile le telefonate. Le comunicazioni internazionali richiedono spesso ore di attesa. L'acqua non manca, ma in alcune località, come a Beer Sheva, le autorità chiedono ai cittadini di predisporre limitate provviste. Direi che nei commenti degli osservatori, come dell'uomo della strada c'è una nota comune: consapevolezza che questa è una prova diversa dalle precedenti e specialmente dalla campagna del Sinai del 1956 e dalla guerra dei Sei Giorni del 1967, ma anche dalle successive battaglie di usura; non è e non potrà essere una blitzkrieg ma nemmeno una guerra di posizione. E' una guerra che parte da un inizio difensivo per trasformarsi in una campagna di attacco, una volta respinto il nemico o attratto dove lo si vuol far penetrare, dopo aver chiuso le sacche e tagliato le teste di ponte. Israele ha accettato questa volta il rischio calcolato di non fare la prima mossa, anche per render chiaro sul piano politico che è stato attaccato e che le sue forze sulle linee armistiziali avevano solo un carattere di protezione. Il fatto che gli osservatori dell'Orni abbiano confermato che le truppe egiziane hanno attraversato sabato il Canale in 5 località e che quelle siriane sono penetrare per due punti nelle alture del Golan, è considerato importante. Importanti anche le affermazioni di un pilota egiziano fatto prigioniero che ha rivelato che la sua squadriglia aveva ricevuto gli ordini di attaccare nelle ore del mattino di sabato 6 ottobre. I richiami proseguono a ritmo regolare e agli angoli delle strade si vedono gruppi di persone che attendono i mezzi di trasporto. E le parole d'ordine: «Lupo di mare», «Donne in nero» e simili conferiscono quasi un accento noto e familiare alla nuova guerra che Israele è costretto a combattere, convinto — come ha detto Golda Meir nel suo proclama quattro ore dopo l'assalto egiziosiriano — che «questo attacco dei due Paesi arabi è un atto di follia». Nella sostanza giovani e vecchi sono ottimisti: la fiducia nelle forze armate (che talvolta è parsa eccessiva e persino ostentata) dimostra di aver profonde radici nell'animo della popolazione. Anche oggi si è riunito il Consiglio dei ministri che ha discusso i problemi dell'ora. A Gerusalemme orientale e nei territori occupati regna la massima tranquillità e sinora non ci sono stati incidenti. Jeeps con altoparlanti circolano nella città vecchia e negli altri centri della Cisgiordanta fin da ieri sera e chiedono alla popolazione di seguire le istruzioni per l'oscuramento e la difesa civile. Cavalli di frisia sono stati posti ieri presso Ramallah, presso Betlemme e presso Gerico sulle strade che dividono Gerusalemme Est dalle zone della riva occidentale. I quartieri arabi sono pattugliati da piccole squadre di poliziotti. Non si sono visti movimenti di truppe in Giordania e il porto di Akaba sul mar Rosso è illuminato la sera, in contrasto con quello vicino di Eilat, dove è stato decretato il black-out e dove si giunge solo via terra perché sono stati sospesi i servizi aerei interni. Re Hussein di Giordania ha ordinato ai comandanti dell'esercito di restare a contatto con i comandi militari della Siria e dell'Egitto e ha posto le forze armate in stato di allarme. Amman afferma che una squadriglia di Phantom israeliani avrebbe sorvolato il suo spazio aereo diretta verso la Siria. Non si sa per contro fino a qual punto il sovrano abbia concesso il passaggio nei suoi cieli e il transito sul suo territorio alle forze dei Paesi arabi amici: la sua come quella di altri Stati arabi sembra essere una posizione attendistica. Un portavoce dei terroristi palestinesi ha dichiarato che le loro forze svolgono opera di intercettazione lungo le coste meridionali, ai confini del Libano. Non si sono visti effetti di una attività di tal natura e il portavoce israeliano ha smentito che ci sia stata qualsiasi azione. Il più autorevole dei commentatori militari di Israele, il generale della riserva Hajm Herzog ha spiegato che, per la prima volta dalla guerra di indipendenza, Israele combatte delle battaglie difensive, con tutte le conseguenze che ne derivano, e ha posto in rilievo che gli elementi già emersi sono la superiorità aerea e marina oltre che l'estensione dei territori occupati da Israele, i quali consentono che la massima parte delle operazioni si svolgano lontano dai centri abitati. In una conferenza stampa tenuta questa sera, egli ha detto che hanno preso parte alle operazioni 400 tanks egiziane e 800 siriane e che queste sono state duramente colpite. Senza scendere in particolari, egli ha fatto intendere che i combattimenti nel settore Nord sono più duri e accaniti. I commenti della stampa sottolineano soprattutto due temi: la difficoltà dei combattimenti che confrontano l'esercito di Israele, specialmente nelle prime giornate; il carattere dell'aggressione araba perpetrata nel giorno più sacro del calendario ebraico. Un particolare quest'ultimo che non sarà accantonato nelle reazioni dell'ebraismo di tutto il mondo e della opinione pubblica dei diversi continenti. Giorgio Romano

Persone citate: Beer Sheva, Golan, Golda Meir, Herzog, Phantom, Re Hussein