Dopo avere ucciso la sua amante fugge, ma poi si getta da un ponte

Dopo avere ucciso la sua amante fugge, ma poi si getta da un ponte Scoperto dopo cinque giorni un delitto-suicidio Dopo avere ucciso la sua amante fugge, ma poi si getta da un ponte L'uomo era un pensionato di 68 anni - La vittima, trentacinquenne, era divisa dal marito e madre di tre figli - Il crimine in un alloggio di Roma - L'assassino aveva poi raggiunto Ariccia Roma. L'omicida Alfredo Ru (Nostro servizio particolare) Roma, 30 settembre. Soltanto dopo cinque giorni, e per caso, è stato scoperto il sanguinoso retroscena che si celava dietro il suicidio di un uomo gettatosi martedì scorso dal ponte di Ariccia. Alfredo Ruffolo, un pensionato di 68 anni, aveva ucciso a coltellate la sua amante, una donna di 35 anni, Maria Ri¬ Un cacciatore pri ffola; la vittima Maria Righetti ghetti, separata dal marito e madre di tre figli. Il delitto era stato commesso a Roma nell'appartamento in cui il Ruffolo abitava al primo piano di via Bra n. 4, al quartiere Aurelio. L'assassino era quindi fuggito con la sua utilitaria verso i Castelli Romani per fermarsi sul ponte di Ariccia, il «ponte dei suicidi». Prima di gettarsi nel rima della battuta vuoto aveva scritto un biglietto per buona parte indecifrabile ma nel quale si leggevano chiaramente le parole: «....ammazzata... perché mi sfruttava e lei....)). L'estremo messaggio del pensionato era finito sui tavoli del commissariato di Albano ma il rapporto alla questura centrale di Roma fu spedito per posta ordinaria e la lettera fu ritenuta frutto del delirio insensato di un suicida. Nessuno cercò di sapere qualcosa di più, nessuno andò neppure a casa del morto nel tentativo di raccogliere qualche elemento che servisse a spiegare la sua tragica decisione. Si è giunti così a ieri sera, all'ora in cui alla televisione trasmettevano da Parigi il match tra Monzon e Bouttier. Gli inquilini erano tutti in casa, a finestre aperte, e in molti avvertirono salire un acre odore da un appartamento del primo piano. Nel volgere di pochi minuti cinque telefonate giunsero alla sala operativa della questura. Arrivarono gli agenti ed i vigili del fuoco per forzare la serrature e agli occhi di coloro che entrarono nell'appartamento si presentò una macabra scena. Riversa sul pavimento del corridoio, in mezzo ad un lago di sangue coagulato, giaceva il corpo della donna trafitto da numerose coltellate. Vicino ai piedi, un coltello da cucina ed un'accetta, che l'assassino non aveva usato forse perché si era reso conto che la sventurata era già morta. La donna era nuda e calzava una sola pantofola. L'altra era in camera, accanto al letto ed è probabile quindi che la vittima abbia cercato di trovare salvezza in una disperata fuga ma sia stata raggiunta dal Ruffolo per il corridoio e nuovamente trafitta. Tracce di sangue sono state trovate un po' ovunque. Alfredo Ruffolo era anch'egli separato da vari anni dalla moglie ed aveva un figlio. Gli inquilini dello stabile di via Bra ricordano di aver visto da un paio d'anni Maria Righetti frequentare assiduamente la casa del pensionato. Vi si recava ogni giorno ed il Ruffolo la faceva passare per sua figlia. Anzi una volta disse ai vicini che la moglie era morta e prese il lutto e per avvalorare la sue tesi volle che anche l'amante si vestisse di nero. La Righetti, bruna, non alta, di aspetto prosperoso, era separata dal marito Giuseppe Gioia, che abita a Fiumicino con due dei tre figli rispettivamente di 14 e di 13 anni. Lei invece viveva con la madre e la figlia più piccola di nove anni. Secondo i risultati delle prime indagini svolte dalla polizia, sembra che il Ruffolo, ex dipendente di una impresa editoriale, abbia ucciso la donna durante una lite provocata da una sua nuova richiesta di denaro. Pare che quando l'amico glielo negava lei minacciasse di abbandonarlo e di non farsi più vedere. Giuseppe Gioia, marito della Righetti, e Giulia Oliva, di 64 anni, moglie separata del pensionato, sono stati interrogati oggi a lungo dai funzio¬ nari della squadra mobile. Il Gioia un paio di giorni fa aveva denunciato al commissariato la scomparsa della moglie, g. fr. Raduno a Monza Cinquantenne muore alla festa del 1923 (Dal nostro corrispondente) Monza, 30 settembre. (ST. a.) Un impiegato di 50 anni, Pier Carlo Raimondi, abitante a Monza in via Goldoni 27, è morto questa mattina sotto i portici dell'Arengario mentre con altri coetanei attendeva l'arrivo di un pullman per raggiungere la località dove era stata organizzata la festa della loro classe. Il raduno dei cinquantenni, programmato da alcune settimane, aveva avuto inizio stamane alle 7; l'appuntamento era in piazza Roma. A quell'ora si erano già radunati numerosi coscritti del 1923 e fra questi c'era anche il Raimondi. Ad un tratto, l'impiegato è stato visto premersi le mani al petto e crollare. E' morto durante il trasporto all'ospedale. Vercelli, 30 settembre — L'Amministrazione provinciale di Vercelli si è fatta portatrice di una iniziativa assistenziale a favore degli anziani. A partire dal prossimo novembre, cento pensionati verranno inviati in soggiorni climatici e terapeutici di ventitré giorni ciascuno presso la Villa Sorriso di Bordlghera. Dopo avere ucciso la sua amante fugge, ma poi si getta da un ponte Scoperto dopo cinque giorni un delitto-suicidio Dopo avere ucciso la sua amante fugge, ma poi si getta da un ponte L'uomo era un pensionato di 68 anni - La vittima, trentacinquenne, era divisa dal marito e madre di tre figli - Il crimine in un alloggio di Roma - L'assassino aveva poi raggiunto Ariccia Roma. L'omicida Alfredo Ru (Nostro servizio particolare) Roma, 30 settembre. Soltanto dopo cinque giorni, e per caso, è stato scoperto il sanguinoso retroscena che si celava dietro il suicidio di un uomo gettatosi martedì scorso dal ponte di Ariccia. Alfredo Ruffolo, un pensionato di 68 anni, aveva ucciso a coltellate la sua amante, una donna di 35 anni, Maria Ri¬ Un cacciatore pri ffola; la vittima Maria Righetti ghetti, separata dal marito e madre di tre figli. Il delitto era stato commesso a Roma nell'appartamento in cui il Ruffolo abitava al primo piano di via Bra n. 4, al quartiere Aurelio. L'assassino era quindi fuggito con la sua utilitaria verso i Castelli Romani per fermarsi sul ponte di Ariccia, il «ponte dei suicidi». Prima di gettarsi nel rima della battuta vuoto aveva scritto un biglietto per buona parte indecifrabile ma nel quale si leggevano chiaramente le parole: «....ammazzata... perché mi sfruttava e lei....)). L'estremo messaggio del pensionato era finito sui tavoli del commissariato di Albano ma il rapporto alla questura centrale di Roma fu spedito per posta ordinaria e la lettera fu ritenuta frutto del delirio insensato di un suicida. Nessuno cercò di sapere qualcosa di più, nessuno andò neppure a casa del morto nel tentativo di raccogliere qualche elemento che servisse a spiegare la sua tragica decisione. Si è giunti così a ieri sera, all'ora in cui alla televisione trasmettevano da Parigi il match tra Monzon e Bouttier. Gli inquilini erano tutti in casa, a finestre aperte, e in molti avvertirono salire un acre odore da un appartamento del primo piano. Nel volgere di pochi minuti cinque telefonate giunsero alla sala operativa della questura. Arrivarono gli agenti ed i vigili del fuoco per forzare la serrature e agli occhi di coloro che entrarono nell'appartamento si presentò una macabra scena. Riversa sul pavimento del corridoio, in mezzo ad un lago di sangue coagulato, giaceva il corpo della donna trafitto da numerose coltellate. Vicino ai piedi, un coltello da cucina ed un'accetta, che l'assassino non aveva usato forse perché si era reso conto che la sventurata era già morta. La donna era nuda e calzava una sola pantofola. L'altra era in camera, accanto al letto ed è probabile quindi che la vittima abbia cercato di trovare salvezza in una disperata fuga ma sia stata raggiunta dal Ruffolo per il corridoio e nuovamente trafitta. Tracce di sangue sono state trovate un po' ovunque. Alfredo Ruffolo era anch'egli separato da vari anni dalla moglie ed aveva un figlio. Gli inquilini dello stabile di via Bra ricordano di aver visto da un paio d'anni Maria Righetti frequentare assiduamente la casa del pensionato. Vi si recava ogni giorno ed il Ruffolo la faceva passare per sua figlia. Anzi una volta disse ai vicini che la moglie era morta e prese il lutto e per avvalorare la sue tesi volle che anche l'amante si vestisse di nero. La Righetti, bruna, non alta, di aspetto prosperoso, era separata dal marito Giuseppe Gioia, che abita a Fiumicino con due dei tre figli rispettivamente di 14 e di 13 anni. Lei invece viveva con la madre e la figlia più piccola di nove anni. Secondo i risultati delle prime indagini svolte dalla polizia, sembra che il Ruffolo, ex dipendente di una impresa editoriale, abbia ucciso la donna durante una lite provocata da una sua nuova richiesta di denaro. Pare che quando l'amico glielo negava lei minacciasse di abbandonarlo e di non farsi più vedere. Giuseppe Gioia, marito della Righetti, e Giulia Oliva, di 64 anni, moglie separata del pensionato, sono stati interrogati oggi a lungo dai funzio¬ nari della squadra mobile. Il Gioia un paio di giorni fa aveva denunciato al commissariato la scomparsa della moglie, g. fr. Raduno a Monza Cinquantenne muore alla festa del 1923 (Dal nostro corrispondente) Monza, 30 settembre. (ST. a.) Un impiegato di 50 anni, Pier Carlo Raimondi, abitante a Monza in via Goldoni 27, è morto questa mattina sotto i portici dell'Arengario mentre con altri coetanei attendeva l'arrivo di un pullman per raggiungere la località dove era stata organizzata la festa della loro classe. Il raduno dei cinquantenni, programmato da alcune settimane, aveva avuto inizio stamane alle 7; l'appuntamento era in piazza Roma. A quell'ora si erano già radunati numerosi coscritti del 1923 e fra questi c'era anche il Raimondi. Ad un tratto, l'impiegato è stato visto premersi le mani al petto e crollare. E' morto durante il trasporto all'ospedale. Vercelli, 30 settembre — L'Amministrazione provinciale di Vercelli si è fatta portatrice di una iniziativa assistenziale a favore degli anziani. A partire dal prossimo novembre, cento pensionati verranno inviati in soggiorni climatici e terapeutici di ventitré giorni ciascuno presso la Villa Sorriso di Bordlghera.