Viaggio lungo il Po dopo l'anno 2043 di Stefano Reggiani

Viaggio lungo il Po dopo l'anno 2043 UN ALTRO LIVINGSTONE Viaggio lungo il Po dopo l'anno 2043 (La fantascienza ecologica sta ottenendo successo all'estero - E' possibile applicarla anche all'Italia?) Tutti • l.-.ordano che nel 2043 le grandi alluvioni resero completamente inabitabili anche le aree fertili dell'Italia del Nord. L'assoluta mancanza di strutture idrologiche adeguate, la inefficienza dei sistemi preventivi, la completa scomparsa delle foreste alpine, l'interramento dei corsi secondari per effetto dei rifiuti, la tossicità delle acque dovuta all'inquinamento industriale ed urbano condussero ad un esito catastrofico quella che poteva essere soltanto una piena eccezionale del fiume Po. Gli storici sono concordi nel ritenere che l'Italia del Nord avesse gli strumenti per sopravvivere, dopo la fine civile delle parti centrale e meridionale della Penisola. I documenti dell'epoca, conservati ora nella biblioteca etnologica di Luxor, ci rivelano che gli italiani nordici avevano ben compreso le ragioni per cui il Sud era andato perso, già prima del Duemila. ★ ★ Le accuse all'insipienza dei governanti e alla degradazione civile di larghe plaghe meridionali suonano ancora nei te sti con accenti sinceri e convinti. Il tema dell'abbandono e della sporcizia tornano frequentemente in quella che si chiamò allora letteratura ecologica. Si narra che intere città scomparvero sotto i rifiuti, e che l'avidità speculativa giungeva a lottizzare anche i depositi di scorie. Luoghi di incomparabile bellezza vennero manomessi e devastati; si parla di una città, apparentemente famosa per attrattive turistiche, chiamata Napoli, sul Mare Tirreno, sconvolta in pochi decenni dall'incuria. Perfino il vulcano che faceva da oleografico sfondo al panorama cittadino pare fosse costituito, secondo che affermano i testimoni dell'epoca, da un monte di immondizie fumiganti. La consapevolezza delle colpe per cui il Sud e la stessa capitale Roma (trasformata in un grande deposito di macchine sfasciate) erano andati perduti sembrava dunque ben chiara nei nordici. Come accadde che per analoghe imprevidenze si disfece anche il Settentrione? La grande alluvione padana del 2043 è stata al centro di un recente convegno di studi a Karthoum; ma non si raggiunse un accordo su una spiegazione politica dei problemi. Alcuni relatori espressero l'opinione che tracce di vita associata si possano ancora ritrovare nell'ampia pa lude che va da Venezia al Monviso. Ora la pubblicazione del diario di viaggio del giornalista Stanley, che noi abbiamo potuto leggere in anteprima, darà un impulso straordinario agli studi sul Nord Italia. Stanley ha ripercorso la via che vent'anni fa, in condizioni proibitive, tentò il grande esploratore Livingstone per incarico dell'Istituto italianistico luxoriano. I lettori sanno che Livingstone venne dato per disperso nell'impresa temibile di rintracciare le sorgenti del Po. Qualcuno affermò che era stato ucciso da un gruppo di selvaggi nel Vercellese, senza però poter documentare le sue asserzioni. Il viaggio clamoroso di Stanley ha ora svelato che Livingstone è vivo, e che ha raggiunto con un fido servitore le favolose sorgenti di Pian del Re. Il resoconto è teso e drammatico come un romanzo di avventure. Lasciando agli specialisti di affrontare le parti più spiccatamente etnologiche e geologiche, noi abbiamo scelto tre passi del libro che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell'editore. ★ ★ Il primo capitolo (pagg. 4/29) riguarda l'arrivo alla foce del Po e l'esplorazione della laguna veneta. Scrive Stanley: «Con i due rematori as soldati a Tirana mi sono spinto in barca fin presso la laguna dove sorgeva la città di Venezia. Spettacolo terribile e superbo: le cupole di una chiesa spuntano dalle acque e un leone di pietra sembra posato sulla superficie verdastra. Ho potuto osservare queste cose con il cannocchiale, perché risulta oltremodo pericoloso avvicinarsi troppo alle rovine a motivo dei miasmi pestiferi che le sorvolano. I rematori sembravano presi da un sacro j terrore e facevano gesti di diniego alle mie richieste di avanzare. Pare che Venezia sia stata costruita dagli italiani nordici per uno spaventoso esperimento. La laguna venne riempita di scarichi velenosi e la città circondata di nubi di gas fosgene. Si voleva sapere quanto l'uomo può resistere in queste condizioni. Oggi, dopo la grande alluvione, è difficile rispondere. Con profondo turbamento ho raccolto dalle acque un grande cartello di plastica su cui era scritto: Salviamo Venezia. Nessuna traccia di Livingstone ». * * Il quarto capitolo è dedicato ad una interessantissima scoperta, il villaggio arboricolo di Padania, abitato da « milanesi ». Ascoltiamo Stanley (pagg. 86/89): «Ho incontrato finalmente dei selvaggi. Sono di razza bianca, gli uomini portano lunghe barbe e le donne chiome fino alle anche. Vivono sugli alberi ai margini di un'ampia zona paludosa, in vista di un monte che chiamano Resegone. Conservano una singolare fierezza nel l'aspetto e si qualificano milanesi. Credo sia in ricordo della città di Milano che venne distrutta da una nuvola di smog nel 2042, prima della grande alluvione. Non amano tuttavia parlare del passato, si capisce che nutrono un odio intenso verso una casta di politici e burocrati che governava il loro paese prima della catastrofe. Ai bambini s'insegna ad evitare i discorsi che siano costruiti con più di cinque parole, è inoltre proibito cantare e raccontare favole consolatorie. Il capo di questi milanesi assicura di avere ospitato Livingstone tanti anni fa e di avergli anche affidato un messaggio per la moderna civiltà africana ». Saltiamo i capitoli intermedi, pur ricchi di utili osservazioni scientifiche, come quelle sulla coltivazione del riso nel Vercellese o sull'arte di tessere la lana in un villaggio chiamato Biella. Chi credeva l'Italia nordica completamente spopolata troverà nel libro continue sorprese. Ci pare tuttavia che Stanley sia stato talvolta vinto dall'emozione comprensibile della scoperta, che gli ha fatto dimenticare i dati culturali del problema. Suggestivo ma assolutamente inattendibile appare il lungo capitolo dedicato alla Selva Taurinorum, fitta foresta che sor- gerebbe sul luogo dell'antica Torino. Qui lo Stanley, evidentemente in vena di facezie, dice di avere incontrato una tribù di napoletani e che la Selva doveva essere un tempo una colonia di italici meridionali nelle terre del Settentrione. Affermazione discutibile, stando ai più accreditati studiosi di Luxor. Superando dunque queste pagine fantasiose, veniamo all'acme del libro, l'incontro con Livingstone, descritto con trepidante affetto. Ascoltiamo Stanley: «Dopo una marcia faticosissima, accompagnato solo da due fedeli portatori, raggiunsi Pian del Re su Monviso. Stavo per toccare la meta di tutte le mie fatiche ed ero preso da una forte emozione. Avrei trovato Livingstone? Sarebbe stato in buona salute? Che cosa mi avrebbe raccontato sulle sue esplorazioni? E' vero che alle sorgenti del Po l'acqua è bevibile? ». « Accanto ad una polla — dice Stanley — che affiorava chioccolando dal terreno vidi una capanna di frasche e legno di betulla. Sulla soglia stava un vecchio dall'aspetto vigoroso e dalla barba candida. Aveva accanto un selvaggio che gli appariva fedele e sottomesso. Mi avvicinai di qualche passo e dissi vincendo il tremito interno: " 11 dottor Livingstone, suppongo ". Egli mi guardò serenamente e rispose: " Sono io ". Dopo un'esitazione, ci abbracciammo strettamente. Mille parole premevano alla mia bocca, ma non riuscivo a parlare. Il dottor Livingstone mi prese per mano e mi condusse su uno sperone di roccia dal quale si dominava tutta la pianura del Po. Mi disse con la voce tremante: " Qui una volta c'era la civiltà ". Piangeva senza ritegno ed io rispettai quel suo sfogo; ma non potei trattenermi dal chiedere: " Come è stato possibile che tutto finisse in pochi anni? ". Livingstone mi guardò con gli occhi lacrimosi e mi disse: " La vera ragione non la saprà mai nessuno Alle sorgenti del Po il mistero si nutre di se stesso ». Qui si conclude il libro, ma qui si apre il dibattito. Livingstone sa, Livingstone dovrà parlare. Non basta che per amore di avventura egli si ammanti di mistero. Egli dovrà spiegare dettagliatamente ai sociologi e ai politici di Luxor perché l'Italia del Nord s'è perduta. Noi vogliamo che le giovani generazioni sappiano perché il nostro Paese, ormai sulla via di un incontrollato progresso, possa evitare i pericoli della civiltà all'italiana. Stefano Reggiani 1 r. Viaggio lungo il Po dopo l'anno 2043 UN ALTRO LIVINGSTONE Viaggio lungo il Po dopo l'anno 2043 (La fantascienza ecologica sta ottenendo successo all'estero - E' possibile applicarla anche all'Italia?) Tutti • l.-.ordano che nel 2043 le grandi alluvioni resero completamente inabitabili anche le aree fertili dell'Italia del Nord. L'assoluta mancanza di strutture idrologiche adeguate, la inefficienza dei sistemi preventivi, la completa scomparsa delle foreste alpine, l'interramento dei corsi secondari per effetto dei rifiuti, la tossicità delle acque dovuta all'inquinamento industriale ed urbano condussero ad un esito catastrofico quella che poteva essere soltanto una piena eccezionale del fiume Po. Gli storici sono concordi nel ritenere che l'Italia del Nord avesse gli strumenti per sopravvivere, dopo la fine civile delle parti centrale e meridionale della Penisola. I documenti dell'epoca, conservati ora nella biblioteca etnologica di Luxor, ci rivelano che gli italiani nordici avevano ben compreso le ragioni per cui il Sud era andato perso, già prima del Duemila. ★ ★ Le accuse all'insipienza dei governanti e alla degradazione civile di larghe plaghe meridionali suonano ancora nei te sti con accenti sinceri e convinti. Il tema dell'abbandono e della sporcizia tornano frequentemente in quella che si chiamò allora letteratura ecologica. Si narra che intere città scomparvero sotto i rifiuti, e che l'avidità speculativa giungeva a lottizzare anche i depositi di scorie. Luoghi di incomparabile bellezza vennero manomessi e devastati; si parla di una città, apparentemente famosa per attrattive turistiche, chiamata Napoli, sul Mare Tirreno, sconvolta in pochi decenni dall'incuria. Perfino il vulcano che faceva da oleografico sfondo al panorama cittadino pare fosse costituito, secondo che affermano i testimoni dell'epoca, da un monte di immondizie fumiganti. La consapevolezza delle colpe per cui il Sud e la stessa capitale Roma (trasformata in un grande deposito di macchine sfasciate) erano andati perduti sembrava dunque ben chiara nei nordici. Come accadde che per analoghe imprevidenze si disfece anche il Settentrione? La grande alluvione padana del 2043 è stata al centro di un recente convegno di studi a Karthoum; ma non si raggiunse un accordo su una spiegazione politica dei problemi. Alcuni relatori espressero l'opinione che tracce di vita associata si possano ancora ritrovare nell'ampia pa lude che va da Venezia al Monviso. Ora la pubblicazione del diario di viaggio del giornalista Stanley, che noi abbiamo potuto leggere in anteprima, darà un impulso straordinario agli studi sul Nord Italia. Stanley ha ripercorso la via che vent'anni fa, in condizioni proibitive, tentò il grande esploratore Livingstone per incarico dell'Istituto italianistico luxoriano. I lettori sanno che Livingstone venne dato per disperso nell'impresa temibile di rintracciare le sorgenti del Po. Qualcuno affermò che era stato ucciso da un gruppo di selvaggi nel Vercellese, senza però poter documentare le sue asserzioni. Il viaggio clamoroso di Stanley ha ora svelato che Livingstone è vivo, e che ha raggiunto con un fido servitore le favolose sorgenti di Pian del Re. Il resoconto è teso e drammatico come un romanzo di avventure. Lasciando agli specialisti di affrontare le parti più spiccatamente etnologiche e geologiche, noi abbiamo scelto tre passi del libro che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell'editore. ★ ★ Il primo capitolo (pagg. 4/29) riguarda l'arrivo alla foce del Po e l'esplorazione della laguna veneta. Scrive Stanley: «Con i due rematori as soldati a Tirana mi sono spinto in barca fin presso la laguna dove sorgeva la città di Venezia. Spettacolo terribile e superbo: le cupole di una chiesa spuntano dalle acque e un leone di pietra sembra posato sulla superficie verdastra. Ho potuto osservare queste cose con il cannocchiale, perché risulta oltremodo pericoloso avvicinarsi troppo alle rovine a motivo dei miasmi pestiferi che le sorvolano. I rematori sembravano presi da un sacro j terrore e facevano gesti di diniego alle mie richieste di avanzare. Pare che Venezia sia stata costruita dagli italiani nordici per uno spaventoso esperimento. La laguna venne riempita di scarichi velenosi e la città circondata di nubi di gas fosgene. Si voleva sapere quanto l'uomo può resistere in queste condizioni. Oggi, dopo la grande alluvione, è difficile rispondere. Con profondo turbamento ho raccolto dalle acque un grande cartello di plastica su cui era scritto: Salviamo Venezia. Nessuna traccia di Livingstone ». * * Il quarto capitolo è dedicato ad una interessantissima scoperta, il villaggio arboricolo di Padania, abitato da « milanesi ». Ascoltiamo Stanley (pagg. 86/89): «Ho incontrato finalmente dei selvaggi. Sono di razza bianca, gli uomini portano lunghe barbe e le donne chiome fino alle anche. Vivono sugli alberi ai margini di un'ampia zona paludosa, in vista di un monte che chiamano Resegone. Conservano una singolare fierezza nel l'aspetto e si qualificano milanesi. Credo sia in ricordo della città di Milano che venne distrutta da una nuvola di smog nel 2042, prima della grande alluvione. Non amano tuttavia parlare del passato, si capisce che nutrono un odio intenso verso una casta di politici e burocrati che governava il loro paese prima della catastrofe. Ai bambini s'insegna ad evitare i discorsi che siano costruiti con più di cinque parole, è inoltre proibito cantare e raccontare favole consolatorie. Il capo di questi milanesi assicura di avere ospitato Livingstone tanti anni fa e di avergli anche affidato un messaggio per la moderna civiltà africana ». Saltiamo i capitoli intermedi, pur ricchi di utili osservazioni scientifiche, come quelle sulla coltivazione del riso nel Vercellese o sull'arte di tessere la lana in un villaggio chiamato Biella. Chi credeva l'Italia nordica completamente spopolata troverà nel libro continue sorprese. Ci pare tuttavia che Stanley sia stato talvolta vinto dall'emozione comprensibile della scoperta, che gli ha fatto dimenticare i dati culturali del problema. Suggestivo ma assolutamente inattendibile appare il lungo capitolo dedicato alla Selva Taurinorum, fitta foresta che sor- gerebbe sul luogo dell'antica Torino. Qui lo Stanley, evidentemente in vena di facezie, dice di avere incontrato una tribù di napoletani e che la Selva doveva essere un tempo una colonia di italici meridionali nelle terre del Settentrione. Affermazione discutibile, stando ai più accreditati studiosi di Luxor. Superando dunque queste pagine fantasiose, veniamo all'acme del libro, l'incontro con Livingstone, descritto con trepidante affetto. Ascoltiamo Stanley: «Dopo una marcia faticosissima, accompagnato solo da due fedeli portatori, raggiunsi Pian del Re su Monviso. Stavo per toccare la meta di tutte le mie fatiche ed ero preso da una forte emozione. Avrei trovato Livingstone? Sarebbe stato in buona salute? Che cosa mi avrebbe raccontato sulle sue esplorazioni? E' vero che alle sorgenti del Po l'acqua è bevibile? ». « Accanto ad una polla — dice Stanley — che affiorava chioccolando dal terreno vidi una capanna di frasche e legno di betulla. Sulla soglia stava un vecchio dall'aspetto vigoroso e dalla barba candida. Aveva accanto un selvaggio che gli appariva fedele e sottomesso. Mi avvicinai di qualche passo e dissi vincendo il tremito interno: " 11 dottor Livingstone, suppongo ". Egli mi guardò serenamente e rispose: " Sono io ". Dopo un'esitazione, ci abbracciammo strettamente. Mille parole premevano alla mia bocca, ma non riuscivo a parlare. Il dottor Livingstone mi prese per mano e mi condusse su uno sperone di roccia dal quale si dominava tutta la pianura del Po. Mi disse con la voce tremante: " Qui una volta c'era la civiltà ". Piangeva senza ritegno ed io rispettai quel suo sfogo; ma non potei trattenermi dal chiedere: " Come è stato possibile che tutto finisse in pochi anni? ". Livingstone mi guardò con gli occhi lacrimosi e mi disse: " La vera ragione non la saprà mai nessuno Alle sorgenti del Po il mistero si nutre di se stesso ». Qui si conclude il libro, ma qui si apre il dibattito. Livingstone sa, Livingstone dovrà parlare. Non basta che per amore di avventura egli si ammanti di mistero. Egli dovrà spiegare dettagliatamente ai sociologi e ai politici di Luxor perché l'Italia del Nord s'è perduta. Noi vogliamo che le giovani generazioni sappiano perché il nostro Paese, ormai sulla via di un incontrollato progresso, possa evitare i pericoli della civiltà all'italiana. Stefano Reggiani 1 r.