Ancora incidenti a Napoli Tre feriti e cinque fermati di Piero Cerati
Ancora incidenti a Napoli Tre feriti e cinque fermati La tensione aumenta, continuano le polemiche Ancora incidenti a Napoli Tre feriti e cinque fermati I fascisti diffondono false notizie - In comizi improvvisati affermano che i due feriti di venerdì sono morti; in realtà sono degenti all'ospedale in non gravi condizioni (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 23 settembre. Ancora incidenti e proteste a Nap-li. Oggi, un gruppo di giovani («Siamo pescivendoli», dicevano) ha organizzato improvvisi comizi spiegando ai passanti che i due disoccupati feriti venerdì, in via Duomo, erano morti. «Così non si può andare avanti, gridavano, domani ne vedremo delle belle». I due feriti, in realtà, sono ricoverati al «Cardarelli» e le loro condizioni non sono gravi. A Pozzuoli, un ragazzo di «Ordine Nuovo», Alfredo Cacace, distribuiva manifestini in cui si accusava il governo di «esaltare la resistenza cilena per nascondere la miseria e la corruzione in Italia»; un giovane ha strappato il volantino ed è stato aggredito. Nella rissa, tre persone sono rimaste ferite: Pasquale Chiaro, 17 anni, Edoardo Di Benedetto, 18 anni, Nicola De Rosa, 20 anni. I carabinieri hanno compiuto cinque fermi. Un centinaio di venditori ambulanti del quartiere Sanità (uno dei più poveri di Na- poli) è sfilato in corteo, stamane, davanti al municipio. Rimasti senza lavoro, gli ambulanti volevano parlare con il sindaco, ma il professor De Michele, dalle 8 di stamane è a Roccaraso, la tradizionale villeggiatura dei napoletani. La città continua ad avere una giunta «fantasma»: De Martino vuole un ricambio di uomini (non di formula) e Gava, i cui amici sono al vertice dell'amministrazione, ha detto: «A Napoli, non vi sono altre legna da ardere», come dire che gli uomini di ricambio non esistono. Si discute e si pensa — oggi è domenica — ma la pausa di riflessione durerà forse tutta la settimana, mentre i quartieri poveri e le migliaia di disoccupati minacciano di insorgere e il giornale locale di estrema destra scrive nell'editoriale: «Voi non sapete che la reazione è in moto, il giocattolo sta per rompersi, e si avvicina la resa del conti». Una minaccia alle istituzioni democratiche fatta in risposta ad alcune dichiarazioni dell'avvocato Servidio, fanfaniano, ex presidente della Regione, sostituito dal professor Cascetta, degli amici di Gava. Oggi c'è chi dice che la crisi di Napoli si deve risolvere nel giro di 48 ore, o trasformerà la città in un centro di guerriglia neofascista e porterà il governo nazionale alle dimissioni. L'estrema destra sfrutta le lotte di corrente nei partiti di maggioranza e gli errori passati dell'amministrazione comunale. Ad esempio, il 29 novembre 1972, prima del colera, la giunta decideva di assumere in servizio straordinario 450 operai generici per la nettezza urbana, dopo aver ottenuto l'autorizzazione del ministero con lettera n. 140163 Divisione II 10 giugno 1972 inviata alla prefettura di Napoli. Queste assunzioni non sono mai avvenute perché i partiti non si sono messi d'accordo sulle «carature», cioè su come spartirsi i posti tra i propri «fedelissimi». Ora si profila una denuncia della magistratura per omissione e ritardo di atti d'ufficio. Il 21 marzo 1973, con delibera numero 181, presenti quattordici assessori e il sindaco, la giunta prendeva atto e approvava (dieci voti a favore e cinque contrari) la decisione della commissione amministratrice dell'Amari (Acquedotto napoletano) presa il 2 marzo 1973 per il completamento dell'organico. In pochi giorni, le assunzioni erano state fatte e avallate, anche se il consiglio di amministrazione dell'Aman era scaduto da tre anni e le assunzioni dovevano, quindi, essere bloccate. Ora c'è chi dice che queste «sono piccole beghe, che accadono dovunque» e che a rivelarle «si fa il gioco dei neofascisti»: chi ha fatto il gioco dell'estrema destra sono stati, invece, gli amministratori, perché non è avvenuto un taglio netto con la vecchia gestione di Lauro, che, su 135 miliardi della legge speciale per Napoli, ne spese, forse, due per le fognature, vecchie del 1875 e rimaste quali erano nel 1951, quando la città aveva 480 mila alloggi, mentre ora ne ha 900 mila. La situazione è grave. Dopo il colera, la giunta ha deciso di assumere 250 netturbini (e gli altri 450?) e 200 disoccupati occupavano l'ufficio di collocamento. Il dirigente della Cisnal, Carano, proponeva di assumerli, contro le norme che prevedono una graduatoria in base all'anzianità, ai carichi di famiglia e così via. L'ufficio provinciale del Lavoro accettava la proposta, ma Cisl, Cgil e Uil chiedevano l'intervento del ministro del Lavoro, Bertoldi, e le assunzioni ora sono bloccate. I disoccupati, che avevano avuto dal msi l'assicurazione del posto di lavoro, venerdì hanno assaltato e devastato l'ufficio di collocamento in via Duomo, scontrandosi con la polizia: due persone sono finite all'ospedale. In quelle ore di paura, una «500» percorreva Capodichino ed il rione San Giovanniello: un altoparlante incitava alla rivolta, urlando che era stato ucciso un bambino; si parlava di commandos neofascisti, pronti a dare una lezione agli amministratori di centro-sinistra e la polizia era consegnata nelle caserme. Una strategia della tensione che trova riscontro nella minaccia del giornale di Lauro: «Si avvicina la resa dei conti». Piero Cerati Ancora incidenti a Napoli Tre feriti e cinque fermati La tensione aumenta, continuano le polemiche Ancora incidenti a Napoli Tre feriti e cinque fermati I fascisti diffondono false notizie - In comizi improvvisati affermano che i due feriti di venerdì sono morti; in realtà sono degenti all'ospedale in non gravi condizioni (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 23 settembre. Ancora incidenti e proteste a Nap-li. Oggi, un gruppo di giovani («Siamo pescivendoli», dicevano) ha organizzato improvvisi comizi spiegando ai passanti che i due disoccupati feriti venerdì, in via Duomo, erano morti. «Così non si può andare avanti, gridavano, domani ne vedremo delle belle». I due feriti, in realtà, sono ricoverati al «Cardarelli» e le loro condizioni non sono gravi. A Pozzuoli, un ragazzo di «Ordine Nuovo», Alfredo Cacace, distribuiva manifestini in cui si accusava il governo di «esaltare la resistenza cilena per nascondere la miseria e la corruzione in Italia»; un giovane ha strappato il volantino ed è stato aggredito. Nella rissa, tre persone sono rimaste ferite: Pasquale Chiaro, 17 anni, Edoardo Di Benedetto, 18 anni, Nicola De Rosa, 20 anni. I carabinieri hanno compiuto cinque fermi. Un centinaio di venditori ambulanti del quartiere Sanità (uno dei più poveri di Na- poli) è sfilato in corteo, stamane, davanti al municipio. Rimasti senza lavoro, gli ambulanti volevano parlare con il sindaco, ma il professor De Michele, dalle 8 di stamane è a Roccaraso, la tradizionale villeggiatura dei napoletani. La città continua ad avere una giunta «fantasma»: De Martino vuole un ricambio di uomini (non di formula) e Gava, i cui amici sono al vertice dell'amministrazione, ha detto: «A Napoli, non vi sono altre legna da ardere», come dire che gli uomini di ricambio non esistono. Si discute e si pensa — oggi è domenica — ma la pausa di riflessione durerà forse tutta la settimana, mentre i quartieri poveri e le migliaia di disoccupati minacciano di insorgere e il giornale locale di estrema destra scrive nell'editoriale: «Voi non sapete che la reazione è in moto, il giocattolo sta per rompersi, e si avvicina la resa del conti». Una minaccia alle istituzioni democratiche fatta in risposta ad alcune dichiarazioni dell'avvocato Servidio, fanfaniano, ex presidente della Regione, sostituito dal professor Cascetta, degli amici di Gava. Oggi c'è chi dice che la crisi di Napoli si deve risolvere nel giro di 48 ore, o trasformerà la città in un centro di guerriglia neofascista e porterà il governo nazionale alle dimissioni. L'estrema destra sfrutta le lotte di corrente nei partiti di maggioranza e gli errori passati dell'amministrazione comunale. Ad esempio, il 29 novembre 1972, prima del colera, la giunta decideva di assumere in servizio straordinario 450 operai generici per la nettezza urbana, dopo aver ottenuto l'autorizzazione del ministero con lettera n. 140163 Divisione II 10 giugno 1972 inviata alla prefettura di Napoli. Queste assunzioni non sono mai avvenute perché i partiti non si sono messi d'accordo sulle «carature», cioè su come spartirsi i posti tra i propri «fedelissimi». Ora si profila una denuncia della magistratura per omissione e ritardo di atti d'ufficio. Il 21 marzo 1973, con delibera numero 181, presenti quattordici assessori e il sindaco, la giunta prendeva atto e approvava (dieci voti a favore e cinque contrari) la decisione della commissione amministratrice dell'Amari (Acquedotto napoletano) presa il 2 marzo 1973 per il completamento dell'organico. In pochi giorni, le assunzioni erano state fatte e avallate, anche se il consiglio di amministrazione dell'Aman era scaduto da tre anni e le assunzioni dovevano, quindi, essere bloccate. Ora c'è chi dice che queste «sono piccole beghe, che accadono dovunque» e che a rivelarle «si fa il gioco dei neofascisti»: chi ha fatto il gioco dell'estrema destra sono stati, invece, gli amministratori, perché non è avvenuto un taglio netto con la vecchia gestione di Lauro, che, su 135 miliardi della legge speciale per Napoli, ne spese, forse, due per le fognature, vecchie del 1875 e rimaste quali erano nel 1951, quando la città aveva 480 mila alloggi, mentre ora ne ha 900 mila. La situazione è grave. Dopo il colera, la giunta ha deciso di assumere 250 netturbini (e gli altri 450?) e 200 disoccupati occupavano l'ufficio di collocamento. Il dirigente della Cisnal, Carano, proponeva di assumerli, contro le norme che prevedono una graduatoria in base all'anzianità, ai carichi di famiglia e così via. L'ufficio provinciale del Lavoro accettava la proposta, ma Cisl, Cgil e Uil chiedevano l'intervento del ministro del Lavoro, Bertoldi, e le assunzioni ora sono bloccate. I disoccupati, che avevano avuto dal msi l'assicurazione del posto di lavoro, venerdì hanno assaltato e devastato l'ufficio di collocamento in via Duomo, scontrandosi con la polizia: due persone sono finite all'ospedale. In quelle ore di paura, una «500» percorreva Capodichino ed il rione San Giovanniello: un altoparlante incitava alla rivolta, urlando che era stato ucciso un bambino; si parlava di commandos neofascisti, pronti a dare una lezione agli amministratori di centro-sinistra e la polizia era consegnata nelle caserme. Una strategia della tensione che trova riscontro nella minaccia del giornale di Lauro: «Si avvicina la resa dei conti». Piero Cerati
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