Quando ti si imbatte in una balena se viene da destra ha la precedenza di Doi Malingri

Quando ti si imbatte in una balena se viene da destra ha la precedenza La "corsa attorno al inondo,, è al largo del Portogallo Quando ti si imbatte in una balena se viene da destra ha la precedenza La vita sul "Koala" di Doi Malingri registrata ora per ora sul giornale di bordo Gli scafi italiani sono ancora nelle prime posizioni, sulla rotta verso Città del Capo (Dal nostro inviato speciale) Dallo Cserb Koala, 16 settem. Otto giorni fa, la cifra scritta sul giornale di bordo dello Cserb Koala, era 2460 (trasferimento da Loano a Portsmouth). Oggi è 3478. Sono miglia da regata, ben diverse come tensione da quelle di una crociera. La differenza è messa in chiaro dal «giornale». «Signori — dice scherzando, ma non troppo, Doi Malingri al suo equipaggio —, un quarto di nodo in meno fa sei miglia nelle 24 ore. Sei miglia al giorno per 50 giorni fanno 300 miglia ovvero due giornate di navigazione se va molto bene. L'ultima regata, la Città del Capo-Rio de Janeiro, non l'abbiamo anche in tempo compensato per poche ore. Si regolino loro. Il silenzio mentre si sta al timone è d'oro». In altre parole, massima concentrazione sempre per le 7200 miglia della tappa attuale e per le altre 20 mila delle successive. Questa continua attenzione sarà servita all'attuale gara dalle precedenti imprese di navigatori solitari o di gruppo. L'waround the world race» non è una gigantesca passeggiata da turisti e neppure è tutta avventure. E' nervosismo e serenità, sole e acquazzoni, vento a 40 nodi e calma fiacca da far imbestialire, ma è soprattutto una gara dura, affrontata da tipi fuori del comune e pure umanamente decisi a fare di tutto per vincere o almeno a piaz- zarsi nel migliore dei modi. Per questo dalla partenza a oggi si è cercato di non perdere neppure una frazione di nodo. Ora siamo in Atlantico, al largo fra Lisbona e Capo San Vincente. Le giornate buone, l'allegria o i momenti neri, tutto sta scritto sul giornale di bordo; occorre saperlo interpretare. A una settimana dal via il nostro giornale racconta già diversi fatti che, per chi naviga, sono «avvenimenti»: ogni giorno, che risulta sempre uguale e sempre terribilmente diverso dal precedente. Le medie della Manica sono ricordate da laconiche o secche osservazioni meteorologiche. La schiarita è così sintetizzata: «Pace e bene: un verdolino e un fringuello a bordo». Il vento buono crea allegria e commenti divertenti: «Notti di luna. Ho fatto sgobbare Riccardo. Che bello», scrive Lojacono a proposito del suo assistente al timone. Il controcommento romanesco di Riccardo Tosi è incontestabile. Se la barca non cammina gli spazi bianchi dopo la colonna dei dati tecnici (velocità, rotta, percorso eccetera) rappresentano una protesta silenziosa. Una pagina, con lettere e cifre sbavate, ricorda la mattina di venerdì scorso, il momento più seccante di una giornata di bolina, quando l'acqua è filtrata da una manica a vento riversandosi sul tavolo da carteggio. Di delfini ne abbiamo osservati tanti e non se ne fa più cenno. Un incontro più importante è avvenuto l'altro ieri, con una balena. Questa volta non si è trattato di un semplice globocefalo, ma di un cetaceo autentico e maestoso, affiorato a pochi metri da prua. Doi Malingri, che si trovava al timone, ha virato di 360 gradi per non investirlo. La «signora balena» giungeva da destra. In termini automobilistici e anche nautici godeva del diritto di precedenza. L'avrebbe avuta in ogni caso anche se proveniente da sinistra o da dietro o da qualsiasi parte. Era lunga venti metri e pesante parecchie tonnellate. Il nostro «vicino di regata», Giorgio Falk, con cui abbiamo frequenti collegamenti radio, ha avvistato parecchie navi nel golfo di Biscaglia. Una si è fermata, con tutti i passeggeri sui bordi, a osservare il Guia. Walter ha pure raccontato di aver visto sfilare accanto alla sua barca Kolas con il suo Pen Duick IV (da non confondersi con quello che appartiene a Tabar). Il francese Alain Colas com'è noto non è in gara poiché dispone di un trimarano e i pluriscafi sono fuori regolamento. Il vincitore dell'ultima attraversata atlantica in solitario corre ugualmente per suo conto. Vuol dimostrare l'efficienza del suo tipo d'imbarcazione. Farà due tappe soltanto, a Sidney e l'ultima, all'arrivo. Tra lo Cserb e il Guia è proseguita la conversazione: «Tutto bene a bordo?». «Sì. Sembriamo una lavanderia con i panni al sole per asciugarli dopo i giorni di bolina. Abbiamo perfino dovuto accendere la stufa prevista per i mari freddi. Oggi per fortuna c'è caldo». «Come vede la regata?». «E' molto presto per parlarne. Comunque davanti stanno tre barche in fuga, il Burton Cutter, il Leslie Williams oltre al Pen Duick IV e al Great Britain. Noi, compresi naturalmente il Guia e lo Cserb dovremmo essere tra i primi sette od otto». Ho rivolto la stessa domanda a Doi Malingri che ha risposto: «Non c'è nulla da di¬ re». E' più facile intervistare un vicino, invisibile, a 60 miglia di distanza, che il proprio comandante, vicino di cuccetta. Paolo Bertoldi Quando ti si imbatte in una balena se viene da destra ha la precedenza La "corsa attorno al inondo,, è al largo del Portogallo Quando ti si imbatte in una balena se viene da destra ha la precedenza La vita sul "Koala" di Doi Malingri registrata ora per ora sul giornale di bordo Gli scafi italiani sono ancora nelle prime posizioni, sulla rotta verso Città del Capo (Dal nostro inviato speciale) Dallo Cserb Koala, 16 settem. Otto giorni fa, la cifra scritta sul giornale di bordo dello Cserb Koala, era 2460 (trasferimento da Loano a Portsmouth). Oggi è 3478. Sono miglia da regata, ben diverse come tensione da quelle di una crociera. La differenza è messa in chiaro dal «giornale». «Signori — dice scherzando, ma non troppo, Doi Malingri al suo equipaggio —, un quarto di nodo in meno fa sei miglia nelle 24 ore. Sei miglia al giorno per 50 giorni fanno 300 miglia ovvero due giornate di navigazione se va molto bene. L'ultima regata, la Città del Capo-Rio de Janeiro, non l'abbiamo anche in tempo compensato per poche ore. Si regolino loro. Il silenzio mentre si sta al timone è d'oro». In altre parole, massima concentrazione sempre per le 7200 miglia della tappa attuale e per le altre 20 mila delle successive. Questa continua attenzione sarà servita all'attuale gara dalle precedenti imprese di navigatori solitari o di gruppo. L'waround the world race» non è una gigantesca passeggiata da turisti e neppure è tutta avventure. E' nervosismo e serenità, sole e acquazzoni, vento a 40 nodi e calma fiacca da far imbestialire, ma è soprattutto una gara dura, affrontata da tipi fuori del comune e pure umanamente decisi a fare di tutto per vincere o almeno a piaz- zarsi nel migliore dei modi. Per questo dalla partenza a oggi si è cercato di non perdere neppure una frazione di nodo. Ora siamo in Atlantico, al largo fra Lisbona e Capo San Vincente. Le giornate buone, l'allegria o i momenti neri, tutto sta scritto sul giornale di bordo; occorre saperlo interpretare. A una settimana dal via il nostro giornale racconta già diversi fatti che, per chi naviga, sono «avvenimenti»: ogni giorno, che risulta sempre uguale e sempre terribilmente diverso dal precedente. Le medie della Manica sono ricordate da laconiche o secche osservazioni meteorologiche. La schiarita è così sintetizzata: «Pace e bene: un verdolino e un fringuello a bordo». Il vento buono crea allegria e commenti divertenti: «Notti di luna. Ho fatto sgobbare Riccardo. Che bello», scrive Lojacono a proposito del suo assistente al timone. Il controcommento romanesco di Riccardo Tosi è incontestabile. Se la barca non cammina gli spazi bianchi dopo la colonna dei dati tecnici (velocità, rotta, percorso eccetera) rappresentano una protesta silenziosa. Una pagina, con lettere e cifre sbavate, ricorda la mattina di venerdì scorso, il momento più seccante di una giornata di bolina, quando l'acqua è filtrata da una manica a vento riversandosi sul tavolo da carteggio. Di delfini ne abbiamo osservati tanti e non se ne fa più cenno. Un incontro più importante è avvenuto l'altro ieri, con una balena. Questa volta non si è trattato di un semplice globocefalo, ma di un cetaceo autentico e maestoso, affiorato a pochi metri da prua. Doi Malingri, che si trovava al timone, ha virato di 360 gradi per non investirlo. La «signora balena» giungeva da destra. In termini automobilistici e anche nautici godeva del diritto di precedenza. L'avrebbe avuta in ogni caso anche se proveniente da sinistra o da dietro o da qualsiasi parte. Era lunga venti metri e pesante parecchie tonnellate. Il nostro «vicino di regata», Giorgio Falk, con cui abbiamo frequenti collegamenti radio, ha avvistato parecchie navi nel golfo di Biscaglia. Una si è fermata, con tutti i passeggeri sui bordi, a osservare il Guia. Walter ha pure raccontato di aver visto sfilare accanto alla sua barca Kolas con il suo Pen Duick IV (da non confondersi con quello che appartiene a Tabar). Il francese Alain Colas com'è noto non è in gara poiché dispone di un trimarano e i pluriscafi sono fuori regolamento. Il vincitore dell'ultima attraversata atlantica in solitario corre ugualmente per suo conto. Vuol dimostrare l'efficienza del suo tipo d'imbarcazione. Farà due tappe soltanto, a Sidney e l'ultima, all'arrivo. Tra lo Cserb e il Guia è proseguita la conversazione: «Tutto bene a bordo?». «Sì. Sembriamo una lavanderia con i panni al sole per asciugarli dopo i giorni di bolina. Abbiamo perfino dovuto accendere la stufa prevista per i mari freddi. Oggi per fortuna c'è caldo». «Come vede la regata?». «E' molto presto per parlarne. Comunque davanti stanno tre barche in fuga, il Burton Cutter, il Leslie Williams oltre al Pen Duick IV e al Great Britain. Noi, compresi naturalmente il Guia e lo Cserb dovremmo essere tra i primi sette od otto». Ho rivolto la stessa domanda a Doi Malingri che ha risposto: «Non c'è nulla da di¬ re». E' più facile intervistare un vicino, invisibile, a 60 miglia di distanza, che il proprio comandante, vicino di cuccetta. Paolo Bertoldi

Luoghi citati: Città Del Capo, Lisbona, Loano, Portsmouth, Tabar