Pompidou parte oggi per In Cina di Loris Mannucci
Pompidou parte oggi per In Cina Visita ufficiale Pompidou parte oggi per In Cina (Dal nostro corrispondente) Parigi, 9 settembre. Il presidente Georges Pompidou ha dedicato la giornata di oggi agli ultimi preparativi del suo viaggio ufficiale di sei giorni in Cina dove avrà tre colloqui con Ciu En-lai e Mao Tse-tung. Partirà domani su un apparecchio dei servizi governativi. E' la prima visita ufficiale che un capo di Stato europeo fa in Cina ed il fatto viene messo in evidenza a Parigi dove si afferma che essa consacrerà le «relazioni speciali» esistenti tra i due Paesi da quando la Francia — prima tra le potenze occidentali — ha riconosciuto ufficialmente il governo di Pechino il 27 gennaio 1964. Il presidente Pompidou non sarà accompagnato dalla consorte alla quale i medici hanno vietato viaggi in aereo; il ministro degli Affari esteri, Michel Jobert, arriverà a Pechino soltanto giovedì perché domani dovrà rappresentare la Francia all'importante riunione dei «nove» a Copenaghen nella quale si tenterà di definire la posizione della Comunità europea nelle trattative che si svolgeranno con gli Stati Uniti. La Francia accetterebbe oggi che la Comunità europea sia rappresentata da un'unica persona nei colloqui con Washington. Dopo averne discusso a Copenaghen, Michel Jobert potrà riprendere con gl'interlocutori cinesi, al fianco del presidente Pompidou, il colloquio sull'unificazione europea. Il governo di Pechino, che pochi anni fa l'aveva definita « diabolica trovata del capitalismo», oggi la considera favorevolmente nella misura in cui ritiene che costringerà l'Unione Sovietica a rimanere vigilante ad Ovest e le impedirà quindi di scatenare un'offensiva in Asia. Il ministro Alain Peyrefitte dice in un'intervista: iti dirigenti cinesi sono essenzialmente preoccupati dal pericolo sovietico... La distensione ha prodotto risultati felici nelle relazioni tra Paesi socialisti e Paesi detti capitalisti"; ma in seno al mondo socialista il conflitto cinosovietico può scoppiare da un momento all'altro col rischio di incendiare il mondo intero e di provocare una terza guerra mondiale. In questa prospettiva Pechino si augura il rafforzamento dell'Europa occidentale affinché sia contrappeso alla potenza sovietica ». Perciò un quotidiano scrive che «Mao Tse-tung gioca la Francia contro l'Unione Sovietica», e la Cina è oggi favorevole alla presenza delle forze americane in Europa. A Pechino (dove si è fatto accompagnare da ottanta giornalisti francesi e stranieri di Parigi, tra i quali manca l'inviato del quotidiano comunista L'Humanité perché le autorità cinesi gli hanno negato il visto) il presidente francese non potrà però parlare in nome dell'Europa perché non ha ricevuto dai soci alcun incarico in tal senso. Parlerà soltanto «da europeo», come indica una nota ufficiosa, e l'ex presidente del Consiglio Georges Bidault, europeista oggi all'opposizione, lo deplora. Si sottolinea a Parigi che la Francia e la Cina hanno un analogo concetto dell'indipendenza nazionale, entrarti be rifiutano l'influenza di qualsiasi «supergrande» e si vogliono dotare di una forza nucleare. Su questo punto l'accordo fra Parigi e Pechino dovrebbe essere totale. Altro argomento importante in discussione sarà la situazione nel Sud-Est asiatico. La Francia ha intenzione di ritornare in Indocina, dove ha tuttora interessi economici notevolissimi. I maggiori risultati, però, dovrebbero manifestarsi nel campo economico. Loris Mannucci Pompidou parte oggi per In Cina Visita ufficiale Pompidou parte oggi per In Cina (Dal nostro corrispondente) Parigi, 9 settembre. Il presidente Georges Pompidou ha dedicato la giornata di oggi agli ultimi preparativi del suo viaggio ufficiale di sei giorni in Cina dove avrà tre colloqui con Ciu En-lai e Mao Tse-tung. Partirà domani su un apparecchio dei servizi governativi. E' la prima visita ufficiale che un capo di Stato europeo fa in Cina ed il fatto viene messo in evidenza a Parigi dove si afferma che essa consacrerà le «relazioni speciali» esistenti tra i due Paesi da quando la Francia — prima tra le potenze occidentali — ha riconosciuto ufficialmente il governo di Pechino il 27 gennaio 1964. Il presidente Pompidou non sarà accompagnato dalla consorte alla quale i medici hanno vietato viaggi in aereo; il ministro degli Affari esteri, Michel Jobert, arriverà a Pechino soltanto giovedì perché domani dovrà rappresentare la Francia all'importante riunione dei «nove» a Copenaghen nella quale si tenterà di definire la posizione della Comunità europea nelle trattative che si svolgeranno con gli Stati Uniti. La Francia accetterebbe oggi che la Comunità europea sia rappresentata da un'unica persona nei colloqui con Washington. Dopo averne discusso a Copenaghen, Michel Jobert potrà riprendere con gl'interlocutori cinesi, al fianco del presidente Pompidou, il colloquio sull'unificazione europea. Il governo di Pechino, che pochi anni fa l'aveva definita « diabolica trovata del capitalismo», oggi la considera favorevolmente nella misura in cui ritiene che costringerà l'Unione Sovietica a rimanere vigilante ad Ovest e le impedirà quindi di scatenare un'offensiva in Asia. Il ministro Alain Peyrefitte dice in un'intervista: iti dirigenti cinesi sono essenzialmente preoccupati dal pericolo sovietico... La distensione ha prodotto risultati felici nelle relazioni tra Paesi socialisti e Paesi detti capitalisti"; ma in seno al mondo socialista il conflitto cinosovietico può scoppiare da un momento all'altro col rischio di incendiare il mondo intero e di provocare una terza guerra mondiale. In questa prospettiva Pechino si augura il rafforzamento dell'Europa occidentale affinché sia contrappeso alla potenza sovietica ». Perciò un quotidiano scrive che «Mao Tse-tung gioca la Francia contro l'Unione Sovietica», e la Cina è oggi favorevole alla presenza delle forze americane in Europa. A Pechino (dove si è fatto accompagnare da ottanta giornalisti francesi e stranieri di Parigi, tra i quali manca l'inviato del quotidiano comunista L'Humanité perché le autorità cinesi gli hanno negato il visto) il presidente francese non potrà però parlare in nome dell'Europa perché non ha ricevuto dai soci alcun incarico in tal senso. Parlerà soltanto «da europeo», come indica una nota ufficiosa, e l'ex presidente del Consiglio Georges Bidault, europeista oggi all'opposizione, lo deplora. Si sottolinea a Parigi che la Francia e la Cina hanno un analogo concetto dell'indipendenza nazionale, entrarti be rifiutano l'influenza di qualsiasi «supergrande» e si vogliono dotare di una forza nucleare. Su questo punto l'accordo fra Parigi e Pechino dovrebbe essere totale. Altro argomento importante in discussione sarà la situazione nel Sud-Est asiatico. La Francia ha intenzione di ritornare in Indocina, dove ha tuttora interessi economici notevolissimi. I maggiori risultati, però, dovrebbero manifestarsi nel campo economico. Loris Mannucci
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