Chiede 5 lire e al rifiuto spara tra la folla: 3 feriti

Chiede 5 lire e al rifiuto spara tra la folla: 3 feriti Italo-tunisino in strada a Sanremo Chiede 5 lire e al rifiuto spara tra la folla: 3 feriti Il giovane, 29 anni, arrestato e portato in ospedale in stato confusionale - Voleva da un barista la moneta per far funzionare l'ascensore (Dal nostro corrispondente) Sanremo, 9 settembre. (r. b.) Per cinque lire da mettere nell'ascensore un italo-tunisino di 29 anni, Antonio Alaria, residente a Sanremo in via Zeffiro Massa 112, oggi alle 13 ha puntato la sua pistola con proiettile in canna alla tempia del titolare di un bar, Giorgio Pisello, 39 anni, minacciando di ucciderlo e di fare una strage. Poi, in preda a raptus, ha cominciato a sparare all'impazzata urlando frasi senza senso. Tre persone che stavano camminando sul marciapiede affollato, Nando Mazzetta, 50 anni, Antonio Cutroneo, 22 anni, e Pino Barbiere, 19 anni, sono stati feriti di striscio dai proiettili e ricoverati all'ospedale. La loro prognosi varia dai 5 ai 15 giorni. Il Mazzetta, che è l'amministratore del condominio dove abita la famiglia dello sparatore, è stato colpito da un proiettile alla coscia sinistra, Pino Barbiere all'arcata sopraccigliare destra. Un proiettile, dopo aver attraversato la strada ha trapassato, mandandola in frantumi, la vetrina del negozio d'arredamento «Pertile». Al termine della sparatoria Antonio Alaria si è chiuso in casa e quando pochi minuti dopo i sottufficiali di polizia De Lucia, Avallona e De Michele sono andati a disarmarlo i suoi famigliari hanno tentato in tutti i modi di evitare l'arresto. Il tunisino quando gli sono scattate le manette ai polsi è stato colto da malore ed è stramazzato al suolo. «Aveva gli occhi vitrei — ha dichiarato un testimone — e perdeva bava dalla bocca. Sembravo, drogato». Con una auto del «113» è stato portato all'ospedale e chiuso in cella di sicurezza in stato confusionale. La polizia gli ha trovato addosso una «Beretta 7,65» con la canna ancora calda, e | due caricatori. Uno era vuoto, nell'altro c'erano tre colpi. Davanti al bar «Pisello» dove pochi minuti prima c'era stata la sparatoria gli agenti hanno recuperato tre bossoli. Nessuno dei numerosi testimoni ha saputo dire con esattezza quante volte il tunisino abbia premuto il grilletto. Dopo il primo colpo nella zona si sono registrate scene di panico e c'è stato un fuggi fuggi generale. Antonio Alaria è conosciuto come un «duro». Il giovane è stato arrestato per tentato omicidio. Si sta indagando per accertare se la pistola era stata regolarmente denunciata. «Quando Antonio Alaria ha posteggiato la sua "Renault" davanti al mio bar — ha dichiarato Giorgio Pisello — ero fuori dal negozio, sul marciapiede. Mi è venuto vicino e in malo modo mi ha chiesto 5 lire per fare funzionare l'ascensore perché non voleva fare le scale a piedi. Aveva gli occhi arrossati, come uno che ha bevuto molto. Quando gli dissi che non ne avevo ha estratto dalla cinghia dei calzoni una pistola, ha fatto scattare un proiettile in canna e me l'ha puntata alla tempia. Poi, gridando come un indemoniato, ha minacciato di farmi saltare le cervella. «Sono stati momenti terribili — ha concluso il barista —. Per fortuna ho avuto la forza di gridare ad un cameriere di trovare subito delle monete da cinque lire e di portarle all'Alaria. Sapevo che non scherzava. Pochi secondi, poi il tunisino ha abbassato la pistola e mi ha sparato a pochi centimentri di distanza dai piedi». Chiede 5 lire e al rifiuto spara tra la folla: 3 feriti Italo-tunisino in strada a Sanremo Chiede 5 lire e al rifiuto spara tra la folla: 3 feriti Il giovane, 29 anni, arrestato e portato in ospedale in stato confusionale - Voleva da un barista la moneta per far funzionare l'ascensore (Dal nostro corrispondente) Sanremo, 9 settembre. (r. b.) Per cinque lire da mettere nell'ascensore un italo-tunisino di 29 anni, Antonio Alaria, residente a Sanremo in via Zeffiro Massa 112, oggi alle 13 ha puntato la sua pistola con proiettile in canna alla tempia del titolare di un bar, Giorgio Pisello, 39 anni, minacciando di ucciderlo e di fare una strage. Poi, in preda a raptus, ha cominciato a sparare all'impazzata urlando frasi senza senso. Tre persone che stavano camminando sul marciapiede affollato, Nando Mazzetta, 50 anni, Antonio Cutroneo, 22 anni, e Pino Barbiere, 19 anni, sono stati feriti di striscio dai proiettili e ricoverati all'ospedale. La loro prognosi varia dai 5 ai 15 giorni. Il Mazzetta, che è l'amministratore del condominio dove abita la famiglia dello sparatore, è stato colpito da un proiettile alla coscia sinistra, Pino Barbiere all'arcata sopraccigliare destra. Un proiettile, dopo aver attraversato la strada ha trapassato, mandandola in frantumi, la vetrina del negozio d'arredamento «Pertile». Al termine della sparatoria Antonio Alaria si è chiuso in casa e quando pochi minuti dopo i sottufficiali di polizia De Lucia, Avallona e De Michele sono andati a disarmarlo i suoi famigliari hanno tentato in tutti i modi di evitare l'arresto. Il tunisino quando gli sono scattate le manette ai polsi è stato colto da malore ed è stramazzato al suolo. «Aveva gli occhi vitrei — ha dichiarato un testimone — e perdeva bava dalla bocca. Sembravo, drogato». Con una auto del «113» è stato portato all'ospedale e chiuso in cella di sicurezza in stato confusionale. La polizia gli ha trovato addosso una «Beretta 7,65» con la canna ancora calda, e | due caricatori. Uno era vuoto, nell'altro c'erano tre colpi. Davanti al bar «Pisello» dove pochi minuti prima c'era stata la sparatoria gli agenti hanno recuperato tre bossoli. Nessuno dei numerosi testimoni ha saputo dire con esattezza quante volte il tunisino abbia premuto il grilletto. Dopo il primo colpo nella zona si sono registrate scene di panico e c'è stato un fuggi fuggi generale. Antonio Alaria è conosciuto come un «duro». Il giovane è stato arrestato per tentato omicidio. Si sta indagando per accertare se la pistola era stata regolarmente denunciata. «Quando Antonio Alaria ha posteggiato la sua "Renault" davanti al mio bar — ha dichiarato Giorgio Pisello — ero fuori dal negozio, sul marciapiede. Mi è venuto vicino e in malo modo mi ha chiesto 5 lire per fare funzionare l'ascensore perché non voleva fare le scale a piedi. Aveva gli occhi arrossati, come uno che ha bevuto molto. Quando gli dissi che non ne avevo ha estratto dalla cinghia dei calzoni una pistola, ha fatto scattare un proiettile in canna e me l'ha puntata alla tempia. Poi, gridando come un indemoniato, ha minacciato di farmi saltare le cervella. «Sono stati momenti terribili — ha concluso il barista —. Per fortuna ho avuto la forza di gridare ad un cameriere di trovare subito delle monete da cinque lire e di portarle all'Alaria. Sapevo che non scherzava. Pochi secondi, poi il tunisino ha abbassato la pistola e mi ha sparato a pochi centimentri di distanza dai piedi».

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