Peterson va al comando e ci resta di Giorgio Viglino

Peterson va al comando e ci resta Una gara senza brividi, soffocata dal caldo e dal pubblico Peterson va al comando e ci resta Le Lotus dello svedese e di Fittipaldi non hanno avuto avversari - "Ostruzionismo" di Chapman al brasiliano che cambierà squadra Merzario subito ritirato, ritardo abissale di Ickx • Un solo incidente: Niki Lauda incolume in una "uscita" alla curva parabolica (Dal nostro inviato speciale) Monza, 9 settembre. La cornice del Gran premio non muta mai e guai se cosi non fosse. Questo pubblico scalmanato che si affolla dappertutto per vedere non si sa cosa, è l'elemento determinante di tutto il grande circo che è stato costruito attorno alle corse d'auto. Anche oggi l'incasso sarà record e anche oggi non ci verrà comunicato: non c'è record ufficiale per Monza come a San Siro per diversa disposizione mentale degli organizzatori e le voci sui milioni (a centinaia) acquisiti sono sempre un poco imprecise. Di preciso invece sappiamo che questa notte c'è stato una sorta di assalto all'autodromo. Sono arrivati a migliaia (la cifra ufficiale di ventimila ci sembra un poco eccessiva) con tenaglie e cesoie e i guardiani, ottanta in tutto, si sono limitati a contarli visto che non li potevano respingere. Merzario ritirato Tracce dell'invasione le troviamo davanti alla palazzina della stampa, mentre sulla terrazzetta del vicino padiglione Martini arrotolano i loro sacchi a pelo in quel momento — sono le 9 — quattro ragazzi in divisa quasi militare. La lunga giornata dell'autodromo si snoda pigramente per tutta la mattinata. La corsa dura un'ora e mezzo, ma per assistervi bisogna partire di buon'ora da Milano e sacrificare allo svago o al lavoro l'intera fiornata. I piloti vanno da un box all'altro, discretamente abbordati dai cacciatori di autografi, la caccia quasi feroce si svilupperà soltanto a corsa finita a scaricare la tensione dell'intera giornata. La presentazione della nuova rivista «Weekend» che dedica un numero al Gran premio, il cocktail continuato alla tenda Marlboro, quattro chiacchiere moltiplicate all'infinito da uno stand all'altro di rappresentanza. Siamo in periodo di trasferimenti, il mercato dei piloti è aperto e rimane il tema obbligato. Novità non ce ne sono molte quest'oggi, ma una conferma in più riceve la notizia del trasferimento alla Brabham di Emerson Fittipaldi. II tempo diventa via via più breve. Volano addirittura gli ultimi minuti d'attesa prima della partenza. I giri di ricognizione, prima Stewart da solo, poi tutti gli altri. L'allineamento. I motori accesi. Il via un attimo dopo ed è spettacolo eccellente, forse il migliore della giornata. La pista è ridotta a metà, la metà esterna che dopo verrà abbandonata per utilizzare la chicane, e le macchine sono accoppiate in lunga fila. Ognuno cerca il varco per sopravanzare il rivale, il motore al massimo dei giri, la vettura che va a zig-zag spinta con potenza forsennata dalle ruote posteriori. Moltiplicate il tutto per ventiquattro e aggiungete quel pizzico di follia che fa di un uomo un pilota per immaginare quanto non si riesce a descrivere. Peterson riesce in qualche modo a prendere la testa con Emerson Fittipaldi alla ruota. Merzario trova per miracolo il posto libero alla corda, mentre qualcuno finisce sulla terra battuta proseguendo in una nuvola di polvere. La fila si snoda già dal primo passaggio. Ci sono le due Lotus, poi alternate McLaren e Tyrrell, Hulme, Stewart, Revson e Cevert. In mezzo, al sesto posto, è però Arturo Merzario. C'è un urlo della folla che accompagna il passaggio del gruppo che comprende lontano, dodicesimo, anche Ickx e in pochi si avvedono che Arturo ha già compromesso ogni cosa urtando all'uscita della chicane nel cordolo di cemento e giocandosi l'intera sospensione anteriore destra. Chicanes terribili, utili per la sicurezza, ma alla fine determinanti per fattori accidentali anche sull'esito della corsa. I sei piloti delle case che hanno dominato il campionato sono ora ben allineati in testa senza elementi di disturbo, e ci rimarranno per cinque giri. Il primo a cedere è Stewart che avverte vibrazioni alla ruota posteriore sinistra. Si ferma, cambia la ruota e riparte con un minuto, ma non un giro, di ritardo. Dirà poi che la gomma si è forata per un difetto del ma- Lauda fuori strada feriale, ma potrebbe aver anche lui scontato la conseguenza della pessima entrata alla chicane del traguardo proprio al quinto giro quando ha contenuto il tentato sorpasso di Revson. Il nuovo, e antico, campione del mondo non ammette l'errore, e del resto si riabiliterà poi con una bellissima rimonta che testimonia della perfetta efficienza della sua vettura. Tre giri dopo salta anche Hulme, che in uscita si mette di traverso palesemente. Anche per lui sosta ai boxes (un poco più lunga di quella di Stewart) per poi riprendere una corse senza storia, movimentata soltanto dal gioco con i due della Lotus che hanno doppiato ma non sanno staccarlo. Da lontano è risalito anche Jackie Ickx, un po' per merito proprio e un po' per le disgrazie altrui e raggiungere il tetto del settimo posto. Per un poco dà l'impressione di essere in crescita e di recuperare su Reutemann che lo precede con la Brabham, poi è vittima di uno strano incidente. Perde un pezzo di carrozzeria sulla fiancata, proprio dove viene scritto il numero, forse per le vibrazioni, e alla lunga paga la rottura con un calo di rendimento del motore che renderà la Ferrari addirittura più lenta della doppiatissima Brabham-Pagnossin di Stommelen. L'aria non più convogliata attraverso la presa speciale, non raffreddava adeguatamente il motore. Davanti tutto rimane cristallizzato sulle posizioni successive ai ritiri. Peterson e Fittipaldi hanno fatto il vuoto approfittando della sbandata di Hulme che li seguiva a ruota e che a sua volta ha bloccato tutti quelli che venivano dietro di lui. Tirato oltre il limite l'elastico non è più tornato alla posizione d'origine e Revson pur non perdendo più terreno ha girato poi fino alla fine distanziato di una ventina di secondi. Un vuoto, poi Cevert, quindi, scomparso Pace al quattordicesimo passaggio, il gruppetto con Reutemann, Hailwood e Surtees. Non cambierà più nulla sino alla fine malgrado i tentativi, non troppo convinti, di Fittipaldi per passare a condurre. Il campione del mondo si aspettava dai boxes il rallentamento del compagno, vi¬ Peterson arriva sto che una vittoria poteva tenerlo ancora in gioco nel «mondiale». Ma Emerson ormai è quasi un ex e Chapman non soffre certo di sentimen- talismi o di qualsivoglia scrupolo. Via libera quindi a Peterson che proprio a tre giri dalla fine doppiava anche Ickx ormai stabilmente ottavo, acuendo la delusione degli spettatori di parte italiana. Invece dei brividi grandi che avrebbe potuto dare una corsa incerta, e animata, appena un leggero accapponarsi della pelle per il bell'inseguimento di Stewart che rimontava fino al quarto posto prendendosi la soddisfazione di stabilire tutta una serie di giri più veloci. Chi era alla «parabolica» ha vissuto un momento drammatico quando Nikki Lauda è «volato» letteralmente nella grande distesa di sabbia, dopo aver ripetuto, fortunatamente senza danni, la medesima meccanica del tragico incidente che costò la vita a Jochen Rindt. Giorgio Viglino Peterson va al comando e ci resta Una gara senza brividi, soffocata dal caldo e dal pubblico Peterson va al comando e ci resta Le Lotus dello svedese e di Fittipaldi non hanno avuto avversari - "Ostruzionismo" di Chapman al brasiliano che cambierà squadra Merzario subito ritirato, ritardo abissale di Ickx • Un solo incidente: Niki Lauda incolume in una "uscita" alla curva parabolica (Dal nostro inviato speciale) Monza, 9 settembre. La cornice del Gran premio non muta mai e guai se cosi non fosse. Questo pubblico scalmanato che si affolla dappertutto per vedere non si sa cosa, è l'elemento determinante di tutto il grande circo che è stato costruito attorno alle corse d'auto. Anche oggi l'incasso sarà record e anche oggi non ci verrà comunicato: non c'è record ufficiale per Monza come a San Siro per diversa disposizione mentale degli organizzatori e le voci sui milioni (a centinaia) acquisiti sono sempre un poco imprecise. Di preciso invece sappiamo che questa notte c'è stato una sorta di assalto all'autodromo. Sono arrivati a migliaia (la cifra ufficiale di ventimila ci sembra un poco eccessiva) con tenaglie e cesoie e i guardiani, ottanta in tutto, si sono limitati a contarli visto che non li potevano respingere. Merzario ritirato Tracce dell'invasione le troviamo davanti alla palazzina della stampa, mentre sulla terrazzetta del vicino padiglione Martini arrotolano i loro sacchi a pelo in quel momento — sono le 9 — quattro ragazzi in divisa quasi militare. La lunga giornata dell'autodromo si snoda pigramente per tutta la mattinata. La corsa dura un'ora e mezzo, ma per assistervi bisogna partire di buon'ora da Milano e sacrificare allo svago o al lavoro l'intera fiornata. I piloti vanno da un box all'altro, discretamente abbordati dai cacciatori di autografi, la caccia quasi feroce si svilupperà soltanto a corsa finita a scaricare la tensione dell'intera giornata. La presentazione della nuova rivista «Weekend» che dedica un numero al Gran premio, il cocktail continuato alla tenda Marlboro, quattro chiacchiere moltiplicate all'infinito da uno stand all'altro di rappresentanza. Siamo in periodo di trasferimenti, il mercato dei piloti è aperto e rimane il tema obbligato. Novità non ce ne sono molte quest'oggi, ma una conferma in più riceve la notizia del trasferimento alla Brabham di Emerson Fittipaldi. II tempo diventa via via più breve. Volano addirittura gli ultimi minuti d'attesa prima della partenza. I giri di ricognizione, prima Stewart da solo, poi tutti gli altri. L'allineamento. I motori accesi. Il via un attimo dopo ed è spettacolo eccellente, forse il migliore della giornata. La pista è ridotta a metà, la metà esterna che dopo verrà abbandonata per utilizzare la chicane, e le macchine sono accoppiate in lunga fila. Ognuno cerca il varco per sopravanzare il rivale, il motore al massimo dei giri, la vettura che va a zig-zag spinta con potenza forsennata dalle ruote posteriori. Moltiplicate il tutto per ventiquattro e aggiungete quel pizzico di follia che fa di un uomo un pilota per immaginare quanto non si riesce a descrivere. Peterson riesce in qualche modo a prendere la testa con Emerson Fittipaldi alla ruota. Merzario trova per miracolo il posto libero alla corda, mentre qualcuno finisce sulla terra battuta proseguendo in una nuvola di polvere. La fila si snoda già dal primo passaggio. Ci sono le due Lotus, poi alternate McLaren e Tyrrell, Hulme, Stewart, Revson e Cevert. In mezzo, al sesto posto, è però Arturo Merzario. C'è un urlo della folla che accompagna il passaggio del gruppo che comprende lontano, dodicesimo, anche Ickx e in pochi si avvedono che Arturo ha già compromesso ogni cosa urtando all'uscita della chicane nel cordolo di cemento e giocandosi l'intera sospensione anteriore destra. Chicanes terribili, utili per la sicurezza, ma alla fine determinanti per fattori accidentali anche sull'esito della corsa. I sei piloti delle case che hanno dominato il campionato sono ora ben allineati in testa senza elementi di disturbo, e ci rimarranno per cinque giri. Il primo a cedere è Stewart che avverte vibrazioni alla ruota posteriore sinistra. Si ferma, cambia la ruota e riparte con un minuto, ma non un giro, di ritardo. Dirà poi che la gomma si è forata per un difetto del ma- Lauda fuori strada feriale, ma potrebbe aver anche lui scontato la conseguenza della pessima entrata alla chicane del traguardo proprio al quinto giro quando ha contenuto il tentato sorpasso di Revson. Il nuovo, e antico, campione del mondo non ammette l'errore, e del resto si riabiliterà poi con una bellissima rimonta che testimonia della perfetta efficienza della sua vettura. Tre giri dopo salta anche Hulme, che in uscita si mette di traverso palesemente. Anche per lui sosta ai boxes (un poco più lunga di quella di Stewart) per poi riprendere una corse senza storia, movimentata soltanto dal gioco con i due della Lotus che hanno doppiato ma non sanno staccarlo. Da lontano è risalito anche Jackie Ickx, un po' per merito proprio e un po' per le disgrazie altrui e raggiungere il tetto del settimo posto. Per un poco dà l'impressione di essere in crescita e di recuperare su Reutemann che lo precede con la Brabham, poi è vittima di uno strano incidente. Perde un pezzo di carrozzeria sulla fiancata, proprio dove viene scritto il numero, forse per le vibrazioni, e alla lunga paga la rottura con un calo di rendimento del motore che renderà la Ferrari addirittura più lenta della doppiatissima Brabham-Pagnossin di Stommelen. L'aria non più convogliata attraverso la presa speciale, non raffreddava adeguatamente il motore. Davanti tutto rimane cristallizzato sulle posizioni successive ai ritiri. Peterson e Fittipaldi hanno fatto il vuoto approfittando della sbandata di Hulme che li seguiva a ruota e che a sua volta ha bloccato tutti quelli che venivano dietro di lui. Tirato oltre il limite l'elastico non è più tornato alla posizione d'origine e Revson pur non perdendo più terreno ha girato poi fino alla fine distanziato di una ventina di secondi. Un vuoto, poi Cevert, quindi, scomparso Pace al quattordicesimo passaggio, il gruppetto con Reutemann, Hailwood e Surtees. Non cambierà più nulla sino alla fine malgrado i tentativi, non troppo convinti, di Fittipaldi per passare a condurre. Il campione del mondo si aspettava dai boxes il rallentamento del compagno, vi¬ Peterson arriva sto che una vittoria poteva tenerlo ancora in gioco nel «mondiale». Ma Emerson ormai è quasi un ex e Chapman non soffre certo di sentimen- talismi o di qualsivoglia scrupolo. Via libera quindi a Peterson che proprio a tre giri dalla fine doppiava anche Ickx ormai stabilmente ottavo, acuendo la delusione degli spettatori di parte italiana. Invece dei brividi grandi che avrebbe potuto dare una corsa incerta, e animata, appena un leggero accapponarsi della pelle per il bell'inseguimento di Stewart che rimontava fino al quarto posto prendendosi la soddisfazione di stabilire tutta una serie di giri più veloci. Chi era alla «parabolica» ha vissuto un momento drammatico quando Nikki Lauda è «volato» letteralmente nella grande distesa di sabbia, dopo aver ripetuto, fortunatamente senza danni, la medesima meccanica del tragico incidente che costò la vita a Jochen Rindt. Giorgio Viglino

Luoghi citati: Milano, Monza