Il piano per Torino: i sindacalisti sollecitano un dialogo costruttivo

Il piano per Torino: i sindacalisti sollecitano un dialogo costruttivo Si allarga la discussione sul futuro della città Il piano per Torino: i sindacalisti sollecitano un dialogo costruttivo "Non abbiamo mai avuto nel Comune un interlocutore valido" - Dal dibattito a livello di quartiere a una visione globale dei problemi: "Non si può disgiungere Torino dalla cintura" - Decentramento industriale: chi dovrà sopportarne il costo? - Trasporti, scuole, case, verde e prezzi: questi i temi fondamentali « Signori della Giunta, non è più tempo di chiacchiere, passiamo ai fatti. Da più di un anno la città è abbandonata a se stessa. Mettiamoci al lavoro, presto e sul serio ». Ogni giorno ci arrivano telefonate e lettere di questo tono. Una dimostrazione inequivocabile, se mai ce ne fosse bisogno, che i torinesi sono stanchi di amministratori che programmano e dicono tanto, realizzando però ben poco. Tutta la città partecipa al dibattito promosso da « La Stampa » per la Torino di domani: la crescita dell'Interesse popolare dimostra l'effettiva possibilità di una sempre più completa partecipazione collettiva al governo cittadino. Finita la prima carrellata dei partiti, la parola tocca oggi ai sindacati: intervengono i segretari camerali della Cisl e ITU, Del Piano e Ferrari, ed Alasia, della Cgil. Premettono: « Abbiamo sempre affermato che i fatti contano più delle varie formule politiche. C'è finalmente la Giunta: al di là della solita retorica, la giudicheremo soltanto da quello che avrà saputo tare ». Del Piano abbozza un quadro della situazione e la conclusione è tutt'altro che rasserenante. « Carenze sociali già gravi — afferma Alasia — si sono acutizzate in questi ultimi "incredibili" tredici mesi. Le piaghe sono tante, molte ormai prossime alla cancrena, occorre un intervento preciso e rapido ». Ferrari esprime però scetticismo sulle possibili terapie: « La nostra posizione è chiara. Purtroppo non c'è mai stato, in qualunque quadro politico, la possibilità di un colloquio. Nel Comune, condizionato dai gruppi finanziari, non abbiamo mai trovato un interlocutore valido. E' mancata sempre la trattativa. Non ci resta che ribadire le linee ed ì contenuti di azione e lotta per un dialogo valido e serrato ». Il segretario della Cisl ribadisce la necessità del confronto: « Siamo favorevoli al decentramento per quartieri, e non solo a livello sperimentale. I singoli consigli devono crescere al più presto: le strutture autonome di zona del sindacato potrebbero confrontarsi con essi. Si realizzerebbe quella indispensabile dialettica che dovrebbe già esistere con le altre parti ». I sindacalisti concordano sulla visione globale di tutti i problemi come « l'unico modo efficace per giungere a risultati concreti. Limitare l'esame a settori particolari — dicono — serve soltanto a complicare le cose. I tempi sono cambiati, parlare oggi di sola area urbana è un'assurdità. Qualsiasi discussione deve tenere conto della cintura, essere, ami, in sua funzione. Prescindere da una "metropolizzazione" delle scelte giova unicamente a determinati gruppi ». Secondo gli intervistati, l'approvazione del piano di servizi è condizionata ad una pubblica discussione con tutte le forze politiche, sociali, sindacali, di quartiere. «C'è un impegno preciso assunto dal consiglio comunale — assicurano — l'analisi collettiva del piano dovrà essere improntata a dibattito-negoziato. Diversamente, qualsiasi scelta sarà precaria ed inconsistente ». Ed aggiungono che « ogni intervento deve essere subordinato alla programmazione dei servizi ». Sulla cosiddetta « terziarizzazione », cioè sul progetto di riservare la città ai servizi, allontanando ai margini le industrie. Del Piano, Alasia e Ferrari esprimono parere negativo: al riguardo ci sono già stati numerosi incontri con l'assessore all'urbanistica. « E' facile teorizzarla, assurdo però metterla in pratica finché non ci sono garanzie precise di servizi e strutture tali da permetterla. Allo stato attuale aumenterebbero solo i disagi dei lavoratori. Il trasferimento delle industrie dal centro ad una periferia sempre più distante acutizzerebbe il problema del pendolarismo, dei trasporti, di servizi adeguati ai nuovi insediamenti ». Del Piano ribadisce che « i sindacati non sono pre-1 giudizialmente contrari allo spostamento di stabilimenti e aziende, ma bisonga vedere quali co- sti sociali comporta e chi li paga prima di dare inizio al decentramento industriale ». Nessun dubbio sull'urgenza di un bilancio impostato in ma- niera moderna e chiara, che pre- veda gli interventi in un raggio di più anni e che sia compren- sione a tutti. « Il problema vero però — sottolineano i sindacalisti — è quello dell'economia locale. Inoltre, non si può continuare a scaricare sulla collettività i costi determinati dalle scelte privatistiche ». Trasporti, scuole, centro storico, edilizia abitativa, prezzi, ver¬ | de: su tutte le grandi angustie della metropoli Cgil, Cisl e UH ricordano che più volte è già stato chiamato in causa il Comune. Del Piano e colleghi auspicano un definitivo ammodernamento dei trasporti, « bisogna liquidare il regime concessionario, favorire l'intervento pubblico e concedere la gratuità del servizio », insistono sulla necessità di impiantare subito centri di vendita controllati « con la attuazione di una perfezionata rete distributiva al servizio di ciascun quartiere », sostengono l'urgenza di sviluppare l'edilizia scolastica, di dare gratis i libri di testo, di risanare il centro storico, « eliminando il marchio del ghetto, ma non per farne un'area residenziale di privilegio » e di costruire più case d'abitazione, « subordinando però le licenze alle indicazioni del piano dei servizi». ■k Sul problema del verde, è intervenuta la Pro Natura di Torino. « Come è pensabile ipotizzare un piano di sviluppo della città — ha chiesto l'associazione — dando a ogni cittadino nove metri quadrati di servizi quando una legge già abbastanza restrittiva (quella del decreto interministeriale del 1968 n.d.r..) prevede standard esattamente doppi? Non bisonga dimenticare — ha fatto presente la Pro Natura — che metropoli straniere, quali Londra e Parigi, dispongono di oltre 25 metri quadrati di verde per abitante, senza giungere al caso limite di Stoccolma che offre ai propri cittadini ben 80 metri quadrati ». Per l'associazione è necessario pertanto « procedere immediatamente al blocco delle aree, in attesa che si predisponga un nuovo piano dei servizi che tenga in maggior considerazione l'elemento umano ».

Persone citate: Alasia, Del Piano

Luoghi citati: Londra, Parigi, Stoccolma, Torino