Una penisola all'asta ma l'Elba si è ribellata di Filiberto Dani

Una penisola all'asta ma l'Elba si è ribellata Una minaccia su un altro angolo di paradiso Una penisola all'asta ma l'Elba si è ribellata La punta dell'Enfola è stata messa in vendita dallo Stato: prezzo base 90 milioni • E' un'oasi di verde che rischia di essere sommersa dal cemento - La protesta degli isolani e delle autorità è unanime: non permetteranno lo scempio (Dal nostro inviato speciale) Portoferraio, 25 ottobre. Molti elbani non riescono ancora a convincersi del brutto tiro che lo Stato sta giocando alla loro isola. «Ma come — domandano — proprio lo Stato?» e alla conferma (c'è nero su bianco) alzano al cielo occhi scandalizzati. Il brutto turo è questo: la penisola dell'Enfola, gioiello geologico, ambientale e paesistico dell'Elba, è in procinto di essere venduta al miglior offerente, il che significa che ha buone probabilità di soccombere sotto la coltre di cemento dell'edilizia speculativa. «Quando accadono fatti come questo — s'indigna il sindaco di Portoferraio, Giovanni Battista Fratini, cattolico di sinistra — allora è evidente il motivo per cui si guarda allo Stato con scarsa fiducia». La penisola dell'Enfola, pochi chilometri dal centro di Portoferraio, appartiene al Demanio. Unita all'isola da una lingua di terra, ha potuto fino ad oggi conservare intatto il suo splendore primitivo grazie a un antico vincolo militare che l'ha messa al riparo dalle voglie degli speculatori. Lo scenario è incomparabile: una folta vegetazione a macchia mediterranea stapiomba sul mare in una successione di ripide scogliere d'esaltante bellezza; qui tutto è verde, selvaggio, avvolto in un infinito silenzio. Occhieggiano, tra gli alberi, tre rustici, il rudere d'una casamatta, quello d'un rifugio antiaereo costruito dai tedeschi durante l'ultima guerra. D'estate, i turisti si godono questo angolo di paradiso con serene passeggiate lungo i tratturi odorosi di lentischio; i più audaci scendono nelle insenature delle scogliere, dove l'acqua, appena mossa, sembra lapislazzulo. Tra qualche anno, forse, non sarà più così. L'intendenza di Finanza di Livorno (che ha giurisdizione sull'Elba) ha indetto per il prossimo 14 dicembre un'asta pubblica che riguarda appunto la vendita dell'Enfola, « bene immobile di proprietà dello Stato, con soprastanti alcuni manufatti, attualmente sinistrati e ridotti in ruderi». «La vendita ai pubblici incanti — precisa il bando — verrà effettuata con il metodo delle offerte per schede segrete. Prezzo base d'asta: 90 milioni di lire ». Dice il sindaco di Portoferraio: «Quel che mi sorprende è che la decisione di mettere all'asta VEnfola sia stata presa sema nemmeno interpellare il Comune di cui essa fa parte, il comportamento dell'amministrazione dello Stato appare tanto più inaccettabile in quanto tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio comunale, bianche e rosse, avevano unanimemente deliberato di conservare all'uso pubblico il promontorio, trasformandolo in parco naturale». L'avviso d'asta, insomma, ha avuto l'effetto d'una doccia gelata. La reazione è stata immediata: da qualche giorno si stanno muovendo un po' tutti, dal sindaco di Portoferraio al presidente della Regione Toscana, all'Ente per la valorizzazione dell'Elba, a «Italia nostra», ai parlamentari toscani che hanno tempestato il governo con interrogazioni urgenti. L'Enfola non è soltanto un problema locale; è un problema nazionale. La tutela di quella stupenda macchia di verde interessa non soltanto il litorale elbano ma anche la difesa delle regole del buon costume, inseparabile dalla corretta amministrazione d'uno Stato che, almeno a parole, si proclama difensore del paesaggio. Da Firenze, il presidente della giunta regionale, avv. Lelio Lagorio, socialista, ha formalmente chiesto al ministro delle Finanze l'immediata revoca dell'asta pubblica. «E' evidente — egli dice — che l'iniziativa di alienazione da parte del Demanio di Stato non solo contrasta in linea di principio con gli indirizzi della Regione e le scelte del Comune di Portoferraio, ma rischia di compromettere irreparabilmente le realizzazione di un parco nazionale. La privatizzazione dell'Enfola costituirebbe nello stesso tempo un serio pregiudizio alla tutela ambientale di un'area di alto valore naturalistico ». Il sindaco di Portoferraio non ha dubbi: «E' impensabile che lo Stato abbia deciso di disfarsi d'uno dei suoi beni per esigenze di bilancio. Qualcuno, evidentemente, ha sollecitato questa vendita e il perché è chiaro. All'asta pubblica parteciperanno grosse società immobiliari che si contenderanno il promontorio a colpi di milioni. Gli acquirenti useranno poi tutte le possibili forme di pressione per ottenere una diversa destinazione dell'area verde, al fine di recuperare, ovviamente con un'alta percentuale di rendi- ta, l'ingente onere dell'acquisto ». Il direttore dell'Ente per la valorizzazione dell'Elba, Umberto Gentini, è della stessa opinione: «La privatizzazione dell'Enfola aprirà, prima o poi, la strada al cemento armato. Il promontorio, insomma, rischia di venire infiocchettato di villini o, magari, di condomini a grattacielo». L'isola d'Elba, purtroppo, non è nuova agli scempi edilizi Anche qui c'è gente che rincorre l'assurda illusione che la valorizzazione turistica e il benessere economico della propria località passino attraverso il caos devastatore delle lottizzazioni, misurando il progresso sul parametro dei metri cubi di cemento armato, capaci soltanto di distruggere il fascino della natura a vantaggio di pochi spe¬ culatori. Dice ancora il sindaco di Portoferraio: «E' vero, l'unica nostra risorsa è il turismo: turismo per noi equivale a fonte di lavoro. Afa proprio per questo la sopravvivenza dell'Elba, anche sotto il profilo turistico, è strettamente legata alla conservazione dell'ambiente naturale, all'integrità di quei caratteri che l'hanno fatta conoscere e prediligere in tutto il mondo. A lungo andare le colate di cemento finiranno col respingere il turismo e allora l'Elba diventerà un'isola africana». Il Comune di Portoferraio si batte in prima linea per ottenere la revoca dell'asta pubblica e la proprietà, a prezzo simbolico, dell'Enfola. «Il nostro bilancio — spiega Giovanni Battista Fratini — è fortemente deficitario e, pertanto, non in grado di far fronte a quelle che saranno le offerte di coloro che vorran no assicurarsi la proprietà del promontorio. Certo, se saremo costretti a chinare la testa, difenderemo ad oltranza il verde dell'Enfola. Ma fino a quando? Le grosse società immobiliari non hanno preoccupazioni di tempo: acquistano terreni anche dove esistono vincoli di inedificabilità perché sanno che, domani o dopodomani riusciranno a spuntarla. Gli esempi non mancano. Oggi come oggi, comunque, lo Stato ha il dovere di non ignorarci». C'è da sperare che tutti questi appelli giungano all'orecchio dello Stato. Altrimenti, prepariamoci a dire addio anche a questa oasi di verde, una delle ultime del litorale elbano. Filiberto Dani llttll La penisola dell'Enfola, incontaminata finora grazie ad un antico vincolo militare cp

Persone citate: Giovanni Battista, Lelio Lagorio, Umberto Gentini