Quando Burton e Liz Taylor divorziano sullo schermo

Quando Burton e Liz Taylor divorziano sullo schermo LE PRIME VISIONI DEL CINEMA Quando Burton e Liz Taylor divorziano sullo schermo Divorzia lui, divorzia lei, di Waris Hussein, con Elizabeth Taylor e Richard Burton. Americano, commedia. Cinema Doria. Quando si riseppe insieme e di questo film e dello screzio coniugale Taylor-Burton, fu creduto da molti che la seconda notizia fosse in funzione della prima; si pensò, in altre parole, a una gherminella pubblicitaria. E invece? Divorzia lui, divorzia lei risentiva d'una situazione reale, e ora ne mostra gli effetti, che sono, come sempre quando vi. ta e rappresentazione si mescolano, piuttosto scialbi. Non cercate nel film di Hussein i superbi litiganti di Chi ha paura di Virginia Woolf?, allora che i due coniugi attori (la « coppia del secolo ») filavano il perfetto amore. Non trovereste che le loro ombre, disegnate e atteggiate secondo 10 spietato convenzionalismo d'un fotoromanzo stampato su carta di lusso, ambientato nella Roma delle ambasciate e della jet-society. Perché il signor Martin Reynolds, uomo d'affari ad altissimo livello, e la sua bella moglie Jane sono in così grave tensione? Perché, come dimostrano incastri retrospettivi, l'essere lui sempre in giro per 11 mondo ha reso il talamo freddo, e le rare volte ch'egli si riaffaccia alla famiglia, vi compare come estraneo sia alla moglie, che si ritiene virtualmente separata, sia ai tre figli, dei quali soltanto la pic¬ cola Judy, perché piccola, gli è benevola; gli altri due, già grandi, gli sono o beffardi o apertamente ostili. Capitando a Roma per concludere un importante negozio minerario in cui hanno parte gli africani, Martin rivede Jane, e qui è chiaro che i due si sentono ancora attratti l'uno dall'altro e che con un poco di buon senso, una maggior disciplina nei viaggi, e una congrua distribuzione di scappellotti ai figli renitenti, si potrebbero rappattumare. Ma in questi casi il buon senso è vietato. Alternando rinfacci e crudità con semitenerezze, ipnotizzati dal passato e timidi ad afferrare il presente, i due personaggi, o per meglio dire i loro lunghi e artefatti dialoghi (con rare battute spontanee, come « ho voglia di bere » e poche altre), non fanno muovere un passo alla vicenda che si concluderà, dovendo Martin portarsi in Africa e rimanervi chi sa quanto, con un definitivo e tuttavia urbano distacco. Perché infine (è la morale espressa dalla moglie) l'amore che è stato non si può cancellare e il suo ricordo basta a riempire la vita. Contenti loro... Ma lo spettatore, meno contento, deve invece trasferire l'attenzione sui soli interpreti. Burton si salva con l'eleganza dei gesti e la maschera patetica a comando. La Taylor, molto ingioiellata, spesso birichinamente vestita, corre più rischi; ma quello che ancora le avanza di bellezza, e l'indurato mestiere, la preservano dal peggio. Compaiono con suprema discrezione in questo duetto di « mostri sacri » col piede nella staffa, anche Ferzetti e Daniela Surina. |. p.

Persone citate: Daniela Surina, Elizabeth Taylor, Ferzetti, Liz Taylor, Martin Reynolds, Richard Burton, Virginia Woolf, Waris Hussein

Luoghi citati: Africa, Roma