La censura a Carosello

La censura a Carosello Brevi incontri La censura a Carosello « E' grave, grave », giudica il dottore Muzi - Falconi, della casa editrice Fabbri. «£' imitile chiederci di fare pubblicità ai libri, quando poi arriva la censura, immotivata e inappellabile ». Con un brusco intervento della censura è infatti finito il primo tentativo di Carosello librario. Fino all'anno scorso la cultura, a Carosello, risultava un fenomeno eminentemente alcoolico: infiammato dal brandy, Gino Cervi spiegava l'origine di luoghi comuni quali « bicchiere della staffa » o « bevi, Rosmunda »; esaltato dalla grappa, Luigi Vannucchi recitava Shakespeare; ebbro di amaro, Nando Gazzolo eseguiva pezzi classici alla pianola. In altre trasmissioni pubblicitarie tv venivano magari propagandale enciclopedie, vocabolari, manuali tecnici o pubblicazioni a dispense. Libri no, e meno che mai a Carosello: anche gli editori dubitavano dell'efficacia, temevano che il pubblico delle librerie non fosse sensibile ai caroselli. Quest'anno, però, lutto è cambiato. Questo è stato proclamato dall'Unesco « l'anno del libro »: anche l'Italia si è assunta l'impegno di stimolare la diffusione dei libri, affidando l'incarico alla Presidenza del Consiglio c al sottosegretario Sarti. Molto accortamente, l'onorevole Sarti ha pensato che, per indurre gli italiani restii a comperare libri, l'unica fosse Carosello: e ha cominciato ad insistere presso gli editori perché investissero milioni in caroselli librari. Così (meditava Fon. Sarti) da una parte si propaganda il libro, si fa buona figura con l'Uncsco, e dall'altra si arricchisce la Raitv: doppio vantaggio statale, niente spesa, molta resa. Purtroppo, gli editori convinti ad accogliere le sollecitazioni del sottosegretario si son trovali di fronte a un duro ostacolo: il regolamento. La Sacis, superflua società incaricata dalla Rai-tv di controllare il materiale pubblicitario, decreta nel suo regolamento che, per quanto riguarda i libri, « / comunicati pubblicitari debbono attenersi a una pacata ed equilibrata informazione, evitando l'uso di apprezzamenti, giudizi, appelli emotivi, toni enfatici ». Vietate allora, nei caroselli che per i pannolini, le nutelle e l'olio di granoturco possono anche delirare, espressioni quali « l'opera più completa di storia italiana », « ecco un bel libro », « questo romanzo vi commuoverà ». « leggetelo o resterete ignoranti ». 11 regolamento vieta pure di propagandare « volumi o collane di volumi di contenuto licenzioso, volgare o violento ». Quanto ai singoli libri, a Carosello sono ammessi soltanto quelli di « autori di chiara fama o vincitori di premi », secondo un criterio culturale bizzarro e, si capisce subito, pregno di contraddizioni. Moravia è di chiara fama? Sì, ma ha talvolta contenuto licenzioso, quindi niente. Mailer? Neanche parlarne, contenuto volgare. Sandro Penna ha vinto un premio di poesia giusto quest'anno, andrà bene? Macché, la sua fama non è chiara. Dostoevskij? Non ha vinto premi. Diderot? Licenzioso. Boccaccio? Volgare. Marx? Violento. 1 primi a tentare la ghneana del carosello librario sono stati gli editori Fabbri. Hanno preparato l'obbligatorio spetlacolino e il cosiddetto codino pubblicitario, ambientato in libreria e concludente con l'invito a leggere i volumi della collana « Test », in particolare La donna immobile di Natalia Aspesi. Prontamente, interviene la censura: la copertina de La donna immobile deve sparire insieme ad ogni riferimento al libro. E perché? Perché sì: i funzionari della Sacis non sono tenuti a motivare le loro decisioni, c ufficialmente non le motivano. In privalo, lasciano intendere che non si può propagandare a Carosello un libro di argomento « scabroso ». Santo cielo, la condizione femminile è un argomento scabroso? Come no: scabroso, e anche indecente. ★ * Domattina, magari, sapremo che Archibald Cox, l'inquisitore licenizato da Nixon per non aver voluto accettare l'illegale compromesso da cui il presidente sperava la fine del caso Watcrgatc, è pure lui un bugiardo, un imbroglione, un giustiziere interessalo. Ma per adesso, nel disastro americano, l'unico conforto sembra l'esistenza di uomin> come potrebbe essere lui. Sono gli uomini dignitosi e ostinali, rispettosi di sé e del compito loro affidato dalla società, fiduciosi nella legge, im¬ pavidi di fronte al potere, tenaci difensori dei diritti dei cittadini. Talvolta li muove la passione di parte o passioni meno legittime, talvolta sono tutt'altro che impeccabili: il mondo in cui si muovono non è profumato. Ma dà sollievo pensare a Daniel Ellsberg e ai documenti del Pentagono divenuti pubblici, a Ralph Nader e alla sua battaglia in favore dei consumatori, al militare che rivelò per primo la strage militare di My Lai, al poliziotto che denunciò i poliziotti implicati nel commercio della droga, all'instancabile protesta e alle marce pacifiche del professore Benjamin Spock, agl'irriducibili giornalisti scopritori dell'affare Watergate. Sono i buoni americani, paladini senza rettorica, puritani senza mistica, a volle fervidamente ingenui, a volte semplicemente stizzosi, abbastanza orgogliosi da essere incorruttibili, non troppo rari negli Stati Uniti. Anche in Italia ce n'è qualcuno: li chiamano, di solito, rompiscatole. i i l

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