Ancora violenti scontri di Andrea Barbato
Ancora violenti scontri Ancora violenti scontri (Dal nostro inviato speciale) Tel Aviv, 24 ottobre. Un'altra giornata difficile, un secondo cessate il fuoco non rispettato. La pace è sulla carta, ma non ancora sul campo. Mentre dalle sette di stamane il silenzio della tregua doveva scendere sul Sinai e sul Golan, in uno dei settori del fronte si combatte ancora un'aspra e mortale battaglia. « Il cessate il fuoco è effettivo su entrambi i fronti », aveva detto stamane Moshe Dayan. Ma poco dopo intorno al Canale gli scontri sono ripresi. Mentre non si spara più nel Sinai settentrionale, e neppure in Siria intorno alle «quote» contese quasi all'arma bianca, il sottile velo di osservatori dell'Onu che dovrebbe separare i due eserciti non può ancora impedire la battaglia tra Suez e Ismailia. La terza armaia egiziana, comandata dal generale Wazel, forte di circa ventimila uomini, si trova tagliata fuori dal resto delle forze egiziane, isolata sulla sponda asiatica. Da una parte il tentativo egiziano di aprirsi la strada dei rifornimenti e di sfuggire alla morsa, dall'altra lo sforzo israeliano d'impedirlo e di provocare il collasso della terza armata: ecco le cause della battaglia, molto violenta, che si è combattuta per tutto il giorno attorno a Suez. Il fuoco delle artiglierie è stato intenso, l'aviazione egiziana ha tentato di aprire la strada al ricongiungimento e ai rifornimenti; gli aerei egiziani si sono presentati così in campo aperto per la prima volta e gli israeliani annunciano di averne abbattuti 15. Il fatto è che la tregua pretendeva di fermare i due lottatori ancora strettamente avvinghiati. Le due armate sono rimaste lungo una linea spezzata ed innaturale, dove gli accerchiamenti sono una tentazione. Proprio stanotte, mentre il Consiglio di sicurezza si riuniva nell'aspra discussione, gli israeliani compivano un'ultima avanzata, sotto il fuoco di sbarramento egiziano. Si portavano fino nell'abitato di Suez, chiudendo così l'ansa alle spalle degli egiziani che avevano passato il Canale sul tratto meridionale, fra il grande Lago Ama¬ ro e il vertice del golfo di Suez, lungo le strade dei passi montagnosi. Era un'avanzata che doveva completare l'obiettivo strategico israeliano in questa zona, mentre al Nord, fra Ismailia e Kantara, erano sempre gli egiziani della seconda armata a controllare un'ampia striscia al di qua del Canale. Isolati dalle loro retrovie, gli uomini della terza armata egiziana rischiavano di essere sorpresi dal cessate il fuoco dentro una sacca. Ricordiamo che esiste un precedente storico importante, quando nella guerra del '48 la tregua imposta dall'Onu giunse mentre nella zona di Falluja si trovava un grosso contingente egiziano, del quale faceva parte anche il capitano Nasser. Fu l'Onu a rifornire con camion di viveri e convogli d'acqua gli uomini isolati. Ora l'armata di Wazel ha dinanzi lo stesso rischio, e cepanececoreil Corzagrnufrbrarprsttatanopefage■■■llllll IMI Ili Illllll Ili U cerca di divincolarsi. D'altra parte, gli israeliani insistono nel tenere chiusa la sacca, cercando di costringere il contingente nemico a chiedere l'evacuazione, magari sotto il controllo dell'Onu o della Croce Rossa. Ci si domanda ora se la battaglia sia localizzata, pur nella sua estrema gravità, o se possa invece di nuovo incendiare tutto il fronte, ora che la guerra sembrava davvero finita, con due armate assai lontane dalle proprie retrovie. Israele tende a dare a queste operazioni un valore militare limitato, anche se il portavoce dell'esercito ha riconosciuto che si è combattuto per tutto il giorno. Resta il fatto che un nutrito contingente egiziano, di due divisio- Andrea Barbato (Continua a pagina 2 in quinta colonna) UHI I1I1IIIMIII1 Ili
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